Editoriale
Nuove destre, vecchi citrulli, giovani sciocchi
Impossibile salvarsi, giocano con le parole senza sapere cosa significano, inventano definizioni ridicole e nel frattempo la politica...
di Dalmazio Frau
erdonerete se tratto di genealogia familiare ma questa
volta è necessario.
Infatti la mia è la terza generazione di fascisti, essendo
nato nel ’63 ed avendo appena compiuto il mezzo secolo.
Entrambe le mie famiglie, paterna e materna, sono
orgogliosamente non soltanto di “destra” ma “fasciste” – e monarchiche - da tre
generazioni.
Mio nonno paterno, Angelo Antonio, dopo essere stato decorato
per aver combattuto sul Carso, ritornato in patria – la Sardegna per i sardi è
la Patria – aderì al Fascismo subito, fino a diventare prima Podestà e poi
Gerarca.
I Patti Lateranensi favorirono di certo l’ascesa al potere
locale dei Frau, visto che suo fratello – di mio nonno intendo – già amico di studi
con Pacelli, divenuto Monsignore (ma non troppo datosi che aveva anche
regolamentare amante muliebre) ne era rimasto intimo confidente dopo che questi
divenne Papa.
Stato e Chiesa, praticamente il potere assoluto!
Mio padre è del 1925, perciò l’ultima leva chiamata a servire
nelle fila dell’R.S.I.
Prima di allora, durante i suoi studi presso il prestigioso –
a quel tempo – Convito Nazionale di Sassari, lo stesso dove hanno studiato con
lui sebbene più piccoli, Francesco Cossiga ed Enrico Berlinguer, fu in quegli
anni ripetutamente campione giovanile di sciabola. Tipico della piccola nobiltà
di origine catalana che dal XV sec. ha occupato le zone a nord della Sardegna.
Naturalmente la caduta del Regime trasporta con sé anche i
sogni di gloria della famiglia.
Da parte di mia madre, i Sanna, sono anch’essi uno dei tanti
rami collaterali dell’omonima casata sassarese. Mio nonno materno presta
servizio nelle regie Fiamme Gialle durante la Seconda Guerra Mondiale proprio
sul confine austriaco e lì con lui, moglie e figlia.
Mia nonna è Massaia Rurale, con tanto di “bustina” nera,
camicia immacolata e gonna a pieghe.
Mia madre è del ‘40, quindi il Regime l’ha conosciuto poco,
ma ci è nata.
Poi arrivo io. La faccio breve.
Devo ringraziare i Compagni che durante un’assemblea
studentesca nel 77 mi fecero capire da che parte stare. Leggere Tolkien e
Fantasy allora era un peccato mortale ed io lo commisi, quindi mi ritrovai
automaticamente tra le fila dei cattivi fasci, brutti e neri!
Da allora li ho visti tutti.
Fronte della Gioventù e FUAN. Già negli anni Ottanta ho
capito chi era Gianfranco Fini, dalle sue stupide, ipocrite “circolari”
relative al vietare l’uso di “simboli celtici” etc. Stavo con Pino Rauti
allora, l’ho sempre preferito al moderato Almirante; più colto, intellettuale,
aristocratico. Sì, molto meglio Rauti di Almirante. Sono cresciuto
culturalmente sui “cattivi maestri” di Evola e Gùenon, e su quelli pessimi a
nome Gianfranco de Turris e Franco Cardini. Per mia fortuna. Eravamo
orgogliosi, “noi pochi, noi felici pochi”, allora di essere considerati gli
“anarchici di destra”.
A coloro che si riempiono la bocca della parola “militanza” –
che troppe volte però fa rima con “panza” – mi pregio far notare che fare
attività politica nel rosso Tigullio, nella rossa provincia della rossa Genova,
nella rossa Liguria, quindi essere veramente “quattro gatti” guardati ed odiati
a vista, significava forse fare una vita sociale più difficile di quella che
potevano fare gli altri militanti in città più grosse.
Eravamo pochi, e volevamo essere ancor meno.
Ci sono riusciti.
Il MSI è diventato AN e poi è finito come tutti sappiamo.
Tranne Storace con la sua “La Destra” e le frange estreme extraparlamentari,
tutti, nessuno escluso, ragazzine e manutengoli, colonnelli e caporali sono
andati dietro al volere del Capo Gianfranco a prosternarsi all’Imperatore di
Arcore.
Il resto è cosa nota.
Adesso tutti gli stessi che prima hanno banchettato sotto il
tavolo del PdL, resisi ormai conto che la loro supposta capacità non era poi tale
e soprattutto non c’era più “trippa per gatti” hanno rispolverato i loro
“orbace”, le “celtiche”, i “fasci littori”, “stracci penduli e caccavelle” come
dice Brancaleone e riscoprendo improvvisamente la Tradizione hanno deciso di –
forse – riunirsi per una nuova “destra” che però chiamano ancora
“centro-destra”.
Ma allora, scusate, sono io, che sono soltanto uno Storico
dell’arte e non un abile politico come altri, a non essere in grado di capire…
ma se “loro” sono il Centro-Destra, Berlusconi, con Forza Italia, quella che
arriva adesso e che c’era già prima, cosa caspita è? Dov’è la Destra? C’è una
Destra?
Ah, ma si sta provando a ri-crearla. Porca miseria, da qualche giorno stanno usando il trattino
che unisce il “ri” a “creare” peccato che pochi sappiano perché lo si usa e da
dove derivi culturalmente. Ma nemmeno copiare bene… su, dai!
Poi si è ri-scoperta improvvisamente la “Cultura” che ora
ri-compare ad ogni piè sospinto anche quando non c’entra un piffero. Ma è la
Cultura di Destra! Chi poi sarà o saranno coloro deputati a trasmetterla sarà
ancora del tutto da vedere e forse anche da ridere. Non credo si avranno gli
attributi per coinvolgere appunto gli “esecrandi” ed ingestibili de Turris,
Cardini ed altri.
Non so cosa verrà fuori da questi tentativi volti al ri-avere
una Destra separata da Silvio Berlusconi. Non mi piacciono i “nomi di
lavorazione” che si stanno usando, dallo scontato “cosa nera” al modernista
anglofilo “Next AN”, e sì che con un po’ di sana – e Tradizionale – Creatività
di nomi ce ne sarebbero!
Che volete che altro vi dica… staremo a vedere, osserveremo
attentamente davanti ad un Martini agitato e non mescolato, le prossime
operazioni strategiche tra i “ggiovani” di Giorgia Meloni, unici depositari del
sapere “de destra ao’!” e tutte le altre forze, più o meno deboli in gioco;
intanto che, unica in questo ventennio, si erge nuovamente all’orizzonte la
lunga ombra del Cavaliere Silvio Berlusconi.
E temo che saranno dolori per tanti: Dio perdona, la
Santanchè no!