Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Siamo allo strozzinaggio autorizzato. Visto che il Paese se la cava bene, è praticamente fuori dalla crisi, l'occupazione riprende, i giovani hanno solo l'imbarazzo nello scegliere il lavoro che ritengono più adatto alle loro attese e gli anziani hanno pensioni tali da indurli a versarne parte in beneficenza. Poiché le case automobilistiche non sanno come fare a far fronte alle richieste di vetture di lusso e utilitarie, nonostante le fabbriche rimangano in attività 24 h su 24 e sia stata abolita la pausa agostana, mentre alberghi, ristoranti, centri benessere voli aerei e traghetti registrino il tutto esaurito; ecco che lo Stato ha deciso di incrementare gli introiti dovutigli per il ritardo nel pagamento delle cartelle esattoriali.
Così è stato deciso che dal 1 maggio appena trascorso gli interessi di mora passeranno, su base annua, dal 4,5504% al 5,2233%.
Ovviamente non lo sa quasi nessuno, la nuova norma ammazza-contribuente è passata nel silenzio e nell'indifferenza generale.
Cari lettori, non staremo a spiegarvi il complesso sistema di collegamento agli interessi bancari attivi che avrebbe determinato questo aumento, sappiate solo che, al contrario del quadro idilliaco con il quale abbiamo aperto, la notizia è purtroppo vera e la dobbiamo allo Sportello dei Diritti fondato da Giovanni d'Agata, che di segnalare le notizie altrimenti introvabili o ben nascoste, ha fatto la propria missione.
Impossibile sopportare oltre il peso della fiscalità che ci opprime in un momento così difficile, un peso reso ancora più intollerabile e persecutorio dall'accanimento che l'agenzia delle entrate tramite Equitalia sta esercitando sui cittadini andando a cercare nelle storie personali di ciascun contribuente, la multa non pagata dieci anni fa, (che ovviamente ormai è lievitata oltre ogni ragionevole cifra), e non basta una multa, perché quando un contribuente è stato preso di mira da Equitalia e dai suoi agenti rischia di essere bersagliato mensilmente da contestazioni risalenti a anni precedenti ovviamente incontestabili, visto che nessuno tiene le ricevute delle multe pagate risalenti a oltre cinque anni prima, per poterlo fare avremmo bisogno di archivi insostenibili.
E allora come dimostrare che quella multa noi l'abbiamo pagata? non si può, e per non avere grane si paga. Si paga e ancora si paga. A questo punto l'ufficio dei gabellieri di Equitalia ha capito che siete facile e docile preda e voi spenderete migliaia e migliaia di euro (ma siccome sono generosi ve li rateizzano rendendovi debitori perpetui) e vi continueranno ad arrivare cartelle su cartelle di supposte multe non pagate e voi continuerete a non poter dimostrare niente.
Pensate sia un paradosso? No cari amici, è la realtà. E vi racconto di un caso, uno dei tanti, accaduto a Pistoia, dove un povero contribuente già travolto dalla richiesta di pagamento di svariate decine di migliaia di euro per multe non pagate (dicono a Equitalia), per occupazione di suolo pubblico risalente a 10 anni fa, e varie altre amenità (sic) simili, si è visto arrivare la richiesta di pagamento di oltre 2000 euro intestata al padre morto 30 anni fa.
Dunque il contribuente in oggetto viene chiamato a sanare una infrazione che si suppone sia stata commessa dal padre oltre trent'anni fa! E come potrà dimostrare che magari quella multa era stata già pagata dal padre a suo tempo? Non può, perché oltretutto la legge, almeno fino a qualche tempo fa, prevedeva si dovessero conservare le ricevute di pagamento solo (si fa per dire) per cinque anni, quindi è ragionevole pensare che il padre del povero contribuente – vittima dello strozzinaggio delle agenzie delle entrate per tramite di Equitalia – avesse a suo tempo pagato il dovuto e la documentazione del pagamento sia andata distrutta come la legge prevedeva e permetteva dopo cinque anni dal saldo.
Ecco, cari lettori come funziona questo paese. Che vergogna!
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