Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
rendere “solo” sessanta all’esame di stato pare danneggi il morale, per cui …. Vietato dare meno di 61. Sembra che questa ultima perla di buonismo sconsiderato venga da una blasonata scuola superiore di Firenze …. Se così fosse verrebbe da pensare che il capoluogo toscano, oltre che il Maggio Musicale, voglia rottamare anche l’alfabeto.
Già, perché verrebbe da chiedere ai latori di tanta generosità: e quali dovrebbero essere, di grazia, le condizioni minime per accedere al “sei più” politico? Anche una bella scena muta con eventuale (e in questo caso meritatissima) pernacchia alla commissione ?
Per la verità, ogni anno che passa rende più faticoso e sconcertante il lavoro di chi crede che la cultura e la formazione siano qualcosa che non ha “prezzo” e su cui pertanto non si può transigere. Ma non è solo questo (che pur non è poco): il grosso problema è l’atteggiamento iperprotettivo nei confronti di persone che ormai sono (salvo rare eccezioni) cittadini di pieno diritto e che quindi dovrebbero anche iniziare ad assumersi le proprie responsabilità; compresa quella di saper affrontare una prova che tra l’altro è di solito solo la prima di una lunga serie.
Ma la realtà è un’altra, molto più amara: oltre che nell’insipienza , più o meno in mala fede, di certi docenti (e relative coliche biliari di chi invece nella cultura e nell’istruzione continuerebbe a crederci, malgrado tate, massaie e animatori per l’infanzia mascherati da docenti di scuola superiore) tutto questo ha le sue radici anche e soprattutto in una concezione “aziendalistica” della scuola, che ha bisogno di avere più iscritti possibile per mantenere determinati standard occupazionali, di risorse etc.
Come purtroppo avviene quasi sempre in Italia, quella che potrebbe essere, per quanto di discutibilissima concezione, una spinta in positivo, si trasforma in una fetida palude: invece di fondare la propria immagine sulla qualità dell’offerta formativa, molte, troppe scuole (soprattutto superiori) preferiscono puntare soprattutto su una certa “faciloneria”, per cui poi alla fine la promozione è garantita (purché uno studente sia almeno in grado di leggere e scrivere) e alla fine del corso di studi si cerca di rendere l’esame, invece di una prova in cui si debba veramente misurare a tutto tondo le proprie capacità, una sorta di pro forma non solo con esito scontato, ma anche possibilmente con voto abbellito.
Questo contribuisce poi a spiegare le reazioni veramente isteriche di alcuni studenti che sono passati “solo” con il minimo dei voti: quasi sempre ragazzi dal corso di studi caratterizzato da una mediocrità tutt’altro che aurea e che sino al giorno precedente l’ultima prova pregavano tutte le divinità possibili e immaginabili (magari rispolverate per l’occasione) perché li facessero almeno passare, e poi si trovano a inveire contro docenti riuniti in conclave come una loggia massonica, perché “tanto ciò che succede li dentro rimane li dentro ( a parte che questa cosa è veramente da matti, in teoria potete fare quello che volete li dentro e nessuno mai saprà ciò che succede)”_.
In effetti, lo spettacolo di sette signori che stanno ore in una stanza a correggere degli elaborati che sovente non sono proprio opere d’arte o a valutare colloqui in cui viene talvolta il dubbio se si sia parlato in Italiano o in arabo-saudita è degno di evocare misteri stile Indiana Jones …. o piuttosto qualche bella satira sul ceto impiegatizio al modo di Gogol?
Si aggiunga poi il fatto che il voto di maturità gioca un suo ruolo nei corsi universitari a numero programmato, in primis per la facoltà di Medicina. Questo contribuisce a sottrarre all’esame di fine corso delle superiori il suo importante valore autonomo, facendone in definitiva soltanto un anticipo di prova d’ammissione. Di qui ulteriori pressioni dei genitori (a questo punto non per il 60 o 61 politico ma per l’80 – 90 … istituzionale!) e fibrillazione di certe scuole che temono di essere superate anche in questo dalla “concorrenza”.
In definitiva, se il ministero della” pubblica distruzione” volesse per una volta (e per sbaglio) fare una cosa utile, dovrebbe abolire l’esame di stato, ex maturità. Non perché sia inutile o sbagliato in sé; se fatto bene, con la formula attuale di una commissione per metà interna e metà esterna, potrebbe avere un alto valore formativo, purché gli esaminatori siano all’altezza della situazione e non vengano a sfogare istinti materni frustrati o, sul fronte opposto (casi purtroppo tutt’altro che rari) sadismo mascherato da rigore . Ma siamo in Italia, paese in cui si riesce a rovinare e distorcere tutto quello che potrebbe dare buoni frutti. Pertanto, fatto così, l’esame di stato è solo una perdita di tempo e soprattutto denaro pubblico. Non ci si stupisca né ci si indigni poi, se la “mortalità” universitaria rimane sempre alta e nonostante i corsi universitari di oggi siano sovente sempre più “annacquati”, gli studenti che arrivano in fondo restano una minoranza. E non ci si sorprenda se l’Italia ha la classe dirigente che si ritrova o l’attività più redditizia è quella della criminalità organizzata. La scuola sarà anche inutile e costosa, ma è lì che si formano la mentalità e il futuro di una nazione. Forse, se qualche volta si facesse il piccolo sforzo di pensarci sopra …
Inserito da ghorio il 09/07/2013 09:50:14
Non sono un esperto del settore ma sugli esami di maturità bisognerebbe tornare al passato, altro che il quizzone. Quanto alla scuola la decadenza è legata alla scuola media unificata. Sull'Università il cosiddetto numero chiuso o programmato non ha senso e le conseguenze si vedranno magari nel settore dei medici, magari tra dieci anni. Infine l'accesso all'Università deve essere consentito a tutti con tasse al minimo, perfino in Polonia è gratuita l'iscrizione, e non si tratta di essere progressisti o conservatori.
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