Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il ribaltamento della condanna per omicidio e relativo carcere contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito hanno messo in luce i metodi delle autorità giuridiche italiane accusate, dai media inglesi, di botching (pasticcio, rattoppo, rabbercio) dell'indagine.
L'assoluzione in appello della studentessa americana e del suo ex fidanzato per l'omicidio della ragazza britannica Meredith Kercher è in gran parte il risultato di un'inchiesta indipendente voluta dai giudici del Tribunale di Perugia e che ha ridotto a brandelli le argomentazioni della prima fase processuale.
La famiglia Knox, ha sostenuto una campagna pubblicitaria costosissima e assunto avvocati di alto spessore i quali hanno convinto la corte d'appello di Perugia a riproporre le prove scientifiche originali di fronte a due esperti indipendenti (Carla Vecchiotti e Stefano Conti) la cui recensione finale ha portato alla sentenza che tutti conosciamo.
Le loro conclusioni alla fine del mese di giugno sono risultate decisive per la giuria tutta, asserendo che le presunte prove del DNA del sangue della Kercher, rilevate su un coltello da cucina utilizzato da Amanda e sul reggiseno della vittima da parte di Sollecito, erano del tutto inaffidabili.
Addiritura sono arrivati a sostenere che alcune delle prove sarebbero state contaminate intenzionalmente. "Le Procedure internazionali per l'ispezione e i protocolli per la raccolta e il controllo delle prove non sono state seguite", hanno commentato.
Molti media italiani si crogiolavano, ieri, per il nostro sistema giudiziario, così integerrimo e permissivo che ha permesso, dopo attento e scrupoloso riesame, la cancellazione della condanna. Il New York Times ha così interpretato: "Un Bravo per l'Italia" e ha osservato che in America la Knox avrebbe rischiato molto di più, l’assoluzione sarebbe stata quasi impossibile.
Alcuni giornali, non propriamente di sinistra, invece hanno sottolineato la magra figura delle autorità giudicanti, sui loro metodi e le loro attività scientifiche. Anche televisione e carta stampata non sono state risparmiate, in quanto esse hanno il potere di indirizzare un procedimento penale grazie a certe “soffiate” che arrivano dai corridoi delle varie procure.
I PM, senza più le prove scientifiche che ne avvaloravano le loro tesi, sono ricorsi, per l’identificazione della personalità di Amanda, ad una visione medievale della donna, definendola una diavolessa tentatrice, ossessionata dal sesso e amante di licenziosi giochi erotici nei quali voleva entrasse anche la povera Meredith, manipolando a tal fine lo stesso Sollecito. Troppo poco, a questo punto, per convincere i giudici.
Ora analizzerò brevemente altre vicende giudiziarie che sembravano già risolti e che invece……
ALTRI CASI
L'Italia ha visto altri casi in cui gli investigatori sembravano aver deciso velocemente chi fosse il colpevole, per poi cercare di ricostruire un'altra strategia intorno ai loro primordiali sospetti - con conseguenti, vertiginosi colpi di scena; trasformando dei perfetti innocenti in sospetti criminali assassini.
Il più clamoroso è il caso del "mostro di Firenze", ove otto coppie vengono uccise nella circostante campagna Toscana tra il 1968 e il 1985. Quattro uomini sono stati condannati in diversi momenti, incolpati di questi misteriosi omicidi e diversi altri sospetti arrestati e poi rilasciati. Molti di noi riteniamo che il vero colpevole non sia mai stato trovato.
Si dice che sia stata l'indagine più lunga e più costosa della storia criminale italiana.
Ci sono stati diversi altri casi di arresti multipli relativamente a omicidi irrisolti che hanno messo in dubbio i metodi investigativi e di formazione degli addetti al rispetto della giustizia. Senza il minimo rispetto per la protezione degli ascritti e della legge stessa, molto spesso nomi e fotografie degli stessi appaiono indisturbatamente sui giornali molto prima che le accuse a loro carico siano confermate dalle autorità competenti; prova ne è che sotto il nostro sistema giudiziario PM e giudici, di vario grado, possono tranquillamente discutere i casi ancor prima della fase processuale.
PROBLEMI CON "LA PRIMA RISPOSTA"
Luciano Garofalo, ex capo della squadra paramilitare dei Carabinieri di polizia scientifica e ora professore di indagine forense, ha detto all’agenzia Reuters che le forze dell’ordine, in ogni paese, dovrebbero migliorare la qualità della raccolta delle prove e le successive analisi scientifiche.
Ha indicato l’Innocence Project negli Stati Uniti, che ha utilizzato il test del DNA per rianalizzare casi precedenti, con conseguente esonero di 273 persone.
"Questo dimostra che gli errori giudiziari sono realizzati in tutto il mondo e in tutto il mondo si può sbagliare", ha specificato.
Di fatto, però, ammette che l'Italia attualmente è dietro ad altri Paesi più all’avanguardia nella formazione delle unità di prima risposta a un crimine, siano essi servizi di polizia o di emergenza, pertanto più soggetti a contaminare la scena con la conseguenza di procedure sbagliate.
"Dobbiamo creare dei veri esperti che si rechino sulla scena di un crimine e poi in un laboratorio per effettuare l'analisi. E i laboratori devono essere conformi ai più elevati standard di qualità", ha detto, ancora, alla Reuters.
Nel caso Knox egli ritiene gli esperti indipendenti, voluti dalla difesa, assolutamente non più all’avanguardia di quelli della polizia, senza nondimeno escludere che degli errori sono stati fatti da quest'ultima.
"Chi dice che questi due (gli esperti indipendenti) hanno un livello di competenza tale da darci la certezza che tutto era sbagliato?" ha chiesto. "Non dobbiamo prendere per oro colato ciò che essi hanno dichiarato."
Garofalo ha ammesso che le prove dalla clip del reggiseno e del coltello “erano molto limitate”, ma ha anche aggiunto “che c'era altro materiale, compreso il sangue trovato nel bagno dell'appartamento dove fu uccisa la Kercher, materiale che avrebbe gettato più luce su chi era il responsabile del misfatto”.
Qualunque siano le argomentazioni dell’ accusa e della difesa, esse non tolgono alla polizia scientifica e a tutta l’organizzazione giuridica le colpe per aver lasciato la famiglia Kercher ancora circondata dal tormento e dall’incertezza sulla morte della povera Meredith.
Ruede Guede, un commerciante della Costa d'Avorio, è l'unica persona condannata in un delitto che gli investigatori ritengono sia stato commesso da più persone, alcune delle quali preposte a bloccare la giovane Kercher mentre veniva selvaggiamente ammazzata col taglio della gola.
"Naturalmente, se quelli rilasciati ieri, non sono i colpevoli, ora siamo ovviamente a chiederci chi è la persona o le persone che l’aiutavano…", ha dichiarato Lyle, il fratello di Meredith.
Ed un po’ quello che ci chiediamo tutti.
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