Processo diritti Mediaset

Colpo di scena! L'alta corte fissa l'udienza al 30 luglio, vogliono condannare Berlusconi prima delle vacanze?

In mattinata il Corsera avverte del rischio di prescrizione al primo di agosto e dopo poche ore viene fissata la data anticipando di diversi mesi la consuetudine dei tempi

di  Totalità

Colpo di scena! L'alta corte fissa l'udienza al 30 luglio, vogliono condannare Berlusconi prima delle vacanze?

Finirà così?

Il ricorso della difesa di Silvio Berlusconi contro la condanna a quattro anni di reclusione per frode fiscale e a cinque di interdizione dai pubblici uffici nel processo Mediaset è arrivato questa mattina, 9 luglio, in Cassazione, immediatamente è stata fissata la data dell'udienza al prossimo 30 luglio davanti alla sezione feriale della suprema corte. La Suprema Corte è chiamata a decidere se confermare o meno la sentenza con cui la Corte d'appello di Milano, l'8 maggio scorso, ha condannato il leader del Pdl a 4 anni di reclusione e all'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici per il reato di frode fiscale. Oltre al ricorso di Berlusconi, i giudici della Cassazione dovranno esaminare quelli presentati dal produttore cinematografico Frank Agrama e dagli ex manager Mediaset Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano.

In un paese normale, dove non ci fossero migliaia e migliaia di cittadini in carcere in attesa di giudizio, dove la carcerazione preventiva non si applicasse anche agli imputati non colti in fragranza di reato, o a quelli che si vuole piegare con una confessione e magari “generoso patteggiamento conseguente (ah! ne conosciamo di casi!); in un paese normale, la notizia della rapida fissazione dell’udienza (appena 20 giorni dopo la notifica di ricorso) ci renderebbe felici.

Ci renderebbe tranquilli perché in un paese normale saremmo sicuri che i magistrati agirebbero per applicare con equità la legge, e tentare di rendere giustizia a chi la richiede e ne ha diritto.

In un paese normale, invidieremmo addirittura Berlusconi per aver la possibilità di veder riconosciuto il proprio diritto in tempi così brevi.

Già, in un paese normale…

Ma l’Italia non è un paese normale e ci si può aspettare di tutto, anche che il maggior quotidiano a stampa, il «Corsera», esca questa mattina con una paginata nella quale si evidenziano i rischi di prescrizione parziale nel caso diritti Mediaset-Berlusconi che si attiverebbero nei prossimi due mesi, e che dopo poche ore – quasi a tranquillizzare il quotidiano , il suo direttore e l’estensore dell’articolo– la Cassazione si attivi fissando l’udienza in tempi tali da mettere in difficoltà la difesa che contava, come da prassi consolidata in almeno 4 o cinque mesi di tempo.

La prima reazione esterrefatta è quella del prof Coppi, difensore di Berlusconi, professionista poco incline ai toni enfatici, e alle manifestazioni eclatanti di sconcerto e ribellione, l’avvocato che in questo ultimo periodo ha consigliato il Cav. di tenere bassi i toni sottintendendo anche una volontà di ripristinare un rispetto per la magistratura che svelenisse gli animi da entrambe le parti. «Non si è mai vista una cosa di questo genere –ha affermato il penalista- Si tratta di una fissazione di udienza tra capo e collo penalizzante'' Coppi ha fatto notare che «in Cassazione di casi di prescrizione intermedia ve ne sono abitualmente. E in questi casi –ha spiegato ancora- sono i giudici a rideterminare la pena senza dover rinviare l'udienza».

«Ad ogni modo ci batteremo per chiedere un annullamento con rinvio» ha concluso il difensore.

Più forti, come di consueto i toni di Ghedini che ha assistito fino ad ora Berlusconi: «Decisione senza precedenti se non in casi rarissimi con imputati detenuti –ha chiosato Ghedini –. Fra l'altro, l'indicazione che la prescrizione maturerebbe al 1 agosto 2013 è del tutto non corrispondente agli atti. In realtà, il primo dei due reati si prescriverebbe, valutate le sospensioni, parecchi giorni dopo la fine dei termini feriali del 15 settembre 2013, mentre l'ultima contestazione si prescriverebbe addirittura a fine settembre 2014. Il significato di tale decisione è comunque fin troppo evident» ha concluso Ghedini.

Vorremmo pensare che la scelta di accelerare i tempi, non sia il risultato dei conti (oltretutto sbagliati) fatti da un quotidiano che a Berlusconi aveva già giocato un tiro mancino simile nel ’94 con il famoso avviso a mezzo stampa a comparire di fronte alla procura, nel bel mezzo di un incontro internazionale.

Vorremmo altresì pensare che in realtà la magistratura della suprema corte vuole veramente agire secondo giustizia, per evitare il collasso di questo paese appeso alle vicende giudiziarie del leader di una parte fondamentale della coalizione di governo.

Purtroppo siamo piuttosto scettici, e molto arrabbiati con i magistrati che fanno di tutto per costringerci – in onore al senso di giustizia che deve essere inderogabile in ciascuno di noi a prescindere da chi siano i protagonisti in gioco – a stare dalla parte di Berlusconi.

Perché in questo caso ha ragione Brunetta che ha dichiarato:

«Spero che sia evidente a tutti l'estrema delicatezza del momento che stiamo vivendo e i pericoli che porta con sé. Sbaglia chi crede che sia il problema di una sola parte politica, o di una sola persona. La giustizia nel nostro Paese sta diventando un mostro incontrollabile che non può essere celato dietro a giustificazioni o spiegazioni d'ordinanza».

Inutile dire qui delle reazioni indignate da parte di tutti gli esponenti del Pdl, vale la pena, per completezza di informazione, riportare quella del presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Rodolfo Sabelli.

«Sulla decisione della Cassazione sta montando una polemica inopportuna e infondata. Esistono delle disposizioni interne che riproducono il contenuto di norme di legge, in base alle quali, nel caso ci sia una prescrizione imminente, si può derogare alla sospensione dei termini feriali. Dunque non si tratta di una scelta straordinaria perché in questo caso riguarda Berlusconi, ma di una decisione conforme all'applicazione di regole generali, fatta per evitare la prescrizione dei reati. Va al di là del caso specifico. Fino a qualche anno fa la prescrizione sarebbe decorsa dall'ultimo dei reati in continuazione fra loro. Dopo la legge che ha riformato il sistema della prescrizione, decorre invece dalla data di commissione di ogni singolo reato». E a proposito della ''presunta accelerazione'', Sabelli fa notare che «in realtà il processo ha avuto una allungamento dei tempi di trattazione in quanto si è fatto valere il legittimo impedimento anche a seguito dell'approvazione di alcune leggi, poi cadute, in parte perché  dichiarate incostituzionali dalla Consulta e in parte abrogate dal referendum. Parlare di accelerazione non è corretto questa è l'applicazione di norme generali che mira a evitare la prescrizione dei reati: tutto qui, e nessun intento persecutorio».

Già, se vivessimo in un paese normale!

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