Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Per chi è nato dopo il fatidico 1989, la Russia è un paese tutto sommato come tanti: lontano e per certi versi un po’ misterioso, figlio di Atene e di Bisanzio insieme per alcuni aspetti, anche se la sua anima più autentica è sicuramente quella bizantina. Ma per molto tempo essa ha rappresentato l’anima nera della rossa “cortina di ferro”, il cuore pulsante di quella dittatura comunista che nel secondo dopoguerra sembrò, grazie anche ai tanti suoi zelatori nei vari paesi (Italia compresa), poter egemonizzare l’intera Europa.
Neppure gli Zar avevano osato tanto: a loro sarebbe bastato la signoria dell’Oriente, ripiantare il vessillo della croce a Costantinopoli e controllare quei Balcani che furono poi invece la loro rovina, e in definitiva la catastrofe dell’Europa intera. E il loro governo, presentato come il culmine dell’assolutismo, sparisce se pensiamo a decenni di un regime che certo non ha avuto la mano leggera contro i suoi “dissidenti”, reali o supposti e che come durezza spietata teme in realtà pochi confronti.
Se guardiamo per l’appunto foto degli anni precedenti l’89, possiamo vedere file di persone in coda davanti a negozi per ore, per poter acquistare il necessario. Ma per chi scende oggi all’aeroporto di Mosca la realtà è ben diversa. Arriviamo alle ore 16 e immense file di persone fanno invidia alle nostre poste; ma non per comprare il pane, ma per visitare il paese. Anche i cittadini russi sono controllati come gli altri; rigidità che si può riscontrare anche nei tratti dei volti tipici dei cittadini più orientali del nostro pianeta. Le differenze somatiche sono lampanti ; il taglio dell’occhio, definizioni marcate e carnagione chiara sono i primi dettagli che si colgono.
Raggiungiamo il centro con un treno e con la metropolitana, già orgoglio del regime comunista; pulita, efficiente e architettonicamente, sfarzosamente fredda. Una voce dal timbro femminile annuncia le fermate in una lingua per noi incomprensibile …. Delusione per chi si aspettava il tono duro e minaccioso del celeberrimo “ti spiezzo in due” ; famosissima citazione del film Rocky Balboa. Curioso il contrasto tra tram anni ’70, ancora dei tempi di Breznev ma sempre circolanti e i mezzi pubblici avveniristici nonché giganteschi Suv privati.
Mosca, l’antica e nuova capitale dello stato russo, oggi Federazione Russa, colpisce il turista con tutta la forza del suo imponente passato. Sin dall’arrivo, la visione della Piazza Rossa incanta lo spettatore con la struggente bellezza delle sue chiese ortodosse.
Mosca non è però solo un centro storico, una città museo; come capitale è anche il cuore dell’economia russa. La fortuna di poter visitare la sede centrale della banca, di poter osservare il funzionamento di uno di questi polmoni della finanza, non è da poco. Incontriamo un funzionario impeccabilmente vestito che guarda dall’alto in basso la nostra tenuta poco … ortodossa anche se non per colpa nostra: i nostri bagagli sono rimasti per un disguido a Francoforte ci verranno recapitati solo in tarda serata.
Chiarezza, fermezza e precisione sono peculiarità che emergono da un primo colloquio,nel quale ci siamo sentiti un po’ più a casa per la presenza di Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa a Mosca e “ambasciatore” delle imprese italiane in Russia; seguito dalla visita di due musei interni alla banca stessa, nella quale abbiamo ripercorso la storia della moneta russa ovviamente e in maniera affascinante intrecciata con quella socio-politica del paese; ci è pure stato concesso l’onore di “stampare” un copeco, centesima parte di un rublo, valuta della Federazione Russa.
Poi la storia e la fede: la Piazza Rossa, la Cattedrale di Kazan, la Cattedrale di San Basilio, lo splendore del Cremlino. Colonne intere di icone, nella loro fissità ieratica, illustrano secoli di spiritualità ortodossa: è come se davvero l’eredità di Bisanzio si fosse trasferita sulla rive della Moscova. All’interno, i turisti osservano affascinati, trasportati e con assoluta devozione. Tanta gente, tutta composta e attenta. Fa sorridere una bella ragazza che si è coperta pudicamente una scollatura un po’ troppo audace, ma mostra poi inequivocabilmente attraverso la gonna la biancheria intima …. Un tocco di profano che sembra irritare lo sguardo corrucciato di angeli e santi, ma che tutto sommato ci riporta … sulla terra!
E c’è, nella piazza, una sorta di cappella, una costruzione che un tempo riceveva l’omaggio di lunghe file di pellegrini che si mettevano in coda sin dal mattino. Ora nessuno la prende più in considerazione e c’è da chiedersi che scopo abbia tenerla ancora lì, ora che la storia ha pronunciato il suo verdetto. Non c’è bisogno di sapere il cirillico per comprendere il nome che sta scritto sull’entrata: LENIN.
La nostra visita purtroppo è breve, non abbiamo il tempo di esplorare le periferie o comunque quartieri più moderni. Ma tempo a parte, è anche questione di prudenza: i taxi sono molto costosi, il prezzo va contrattato prima e molti di loro sono abusivi. Il rischio di vedersi “scaricati” in qualche posto strano e poco rassicurante è tutt’altro che remoto, in un paese dalla lingua incomprensibile (persino nell’alfabeto!) e dove l’inglese non è affatto parlato e compreso da molti.
La città sembra svegliarsi tardi.. verso le 9 e mezza si vedono i primi uomini dirigersi verso il lavoro; la sera gli stessi monumenti assumono un altro tipo di fascino, le luci e il tramonto prolungato sino quasi alla mezzanotte creano un’atmosfera indimenticabile. Tante, forse troppe luci.. solo l’assenza della neve confuta un clima natalizio. La piazza Rossa di sera è affollata ma con compostezza, niente pub, niente movida che possa smaterializzare l’imperiosità delle sue strutture e che il tempo le ha conferito.
Sono stati appena tre giorni, ma pieni di una nuova cultura, lontana, affascinante e forse troppo profonda e misteriosa per capirla veramente. Un grande paese per certi aspetti ancora oscuro, ma con un carica di energia che potrebbe rinsanguare la vecchia ed esausta civiltà europea.
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