Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
ello scorso fine settimana con alcuni amici, in allegra brigata, siamo andati ad Orvieto, città deliziosa con migliaia di anni di storia sotto i suoi splendidi tetti che rifulgono nell’aria serotina, per vedere ancora il suo Duomo.
Edificio che è non soltanto una delle prove dell’esistenza di Dio, ma anche un inestimabile patrimonio storico e culturale, quindi d’Arte e che pertanto dovrebbe rientrare in quelle categorie “identitarie” delle quali la “destra” si fa portavoce.
Però a goderci gli straordinari affreschi di Luca Signorelli c’eravamo soltanto noi, nessun militante, nessun dirigente, nessun amministratore. Impegnati altrove, naturalmente.
Peccato per coloro che non erano insieme a noi, perché chi non è entrato nella cattedrale di Santa Maria Assunta non può comprendere come essa rappresenti nella pietra e nei colori proprio tutti quei Valori che altrimenti si chiamano “Tradizione”.
Vi è il Romanico del nostro Medio Evo, il profumo estasiato del suo monachesimo sul quale si è edificata l’Europa Cristiana, vi è il Gotico venuto da nord con il suo bestiario fantastico di gargolle e doccioni che difendono e vigilano, vi è il Rinascimento che ha arricchito il nostro territorio e ancora di più.
Il Duomo di Orvieto avrebbe molto da insegnare, a tutti certamente, ma a chi si occupa di “politica” in misura maggiore, eppure oltre a noi, soltanto i turisti giapponesi e tedeschi. Li portano da Roma già preconfezionati.
E poi oltre ai dipinti di Signorelli ci sono quelli del Beato Angelico e di Benozzo Gozzoli, tutti nomi per lo più certamente sconosciuti a chi troppo immerso nella ”res publica”.
Eppure uno dei principali doveri di chi fa politica, e purtroppo non Politica, dovrebbe appunto essere il conoscere il valore, anche economico, dei nostri beni artistici, considerando che potrebbe domani - Dio ci scampi – trovarsi ad amministrarli.
Ora, ci domandiamo, come si possa pretendere di parlare di “cultura”, “tradizione”, “identità” e “valori” quando abbiamo dirigenti politici che ignorano Luca Signorelli. Che non conoscono il Beato Angelico, che non sanno distinguere il Romanico dal Gotico. Evidentemente si può. L’hanno fatto per decenni.
Ma è altresì conseguente da questo che chiunque non conosca il patrimonio che amministra non sia in grado di operare poi per il bene comune.
Almeno chi come me non fa politica ma Cultura o, al limite, meta-politica tutto questo lo sa bene e ne è, ormai, francamente stanco.
Inutile, come ha detto sempre qualche giorno fà il buon La Russa, “riscoprire” l’”esoterismo di Evola e Guènòn” mettendoli poi insieme nello stesso calderone di D’Annunzio, Prezzolini e Marinetti. Mi piacerebbe vedere la giovane Meloni affrontare le pagine di “Gli stati molteplici dell’essere” oppure quelle di “Fenomenologia dell’Individuo Assoluto”.
“Wikipedia” a volte fa danni.
Del resto dopo l’ennesimo inutile, verboso dire di “cultura di destra” non abbiamo visto né sentito nulla di realmente attivato in tale campo. Non una voce si è levata a dichiararsi per la salvaguardia di Pompei – non è forse “Tradizione” quella? – né sull’abbandono dei “Bronzi di Riace”, né sullo stato di Ostia Antica e neppure sullo scempio di Via Giulia a Roma o buon ultima l’idea pervertita di ricoprire l’Arena di Verona. Evidentemente la “teca” di Meier dell’”Ara Pacis” non ha insegnato nulla. Ma probabilmente, almeno così appare, il concetto di “cultura” per la destra è altro che non prendere posizione alta, forte e nobile per dichiararsi effettivamente custodi del bene storico ed artistico non soltanto dello Stato ma dell’Umanità tutta. Chiacchiere senza distintivo, parlare senza agire.
Fare una passeggiata per le strade di Orvieto è una buona occasione dunque, per comprendere che in quell’edificio millenario che è la sua cattedrale esistono le “Regole per un Buon Governo”, stilate molti secoli prima che tutti noi nascessimo ed una ricchezza inesauribile pronta ad essere colta e ridistribuita.
Lo sapranno Magdi Allam nel suo ondivago “motus religiosus”, o l’ex sindaco di Roma - ora rinnovatosi ingegnere ivato - sempre molto attento a non esporsi mai troppo o il mefistofelico Ignazio centrodestrorso convinto?
Non importa, noi lo sappiamo e tanto ci basta perchè le pietre del Duomo hanno cantato per noi un inno alla Bellezza che nessun movimento, né partito politico - finchè non aprirà il cuore e la mente nella giusta direzione - riuscirà mai ad ascoltare e a trarne diletto.
Inserito da ghorio il 14/07/2013 15:13:39
E' sempre piacevole leggere gli editoriali di Dalmazio Frau che sono un "colpo di frusta" per i politici di centrodestra, accusati giustamente di aver scialacquato un patrimonio. Non sono un militante dei partiti di destra ma, da osservatore, con una certa simpatia per la mia formazione culturale, debbo rilevare che a livello degli intellettuali vige troppo l'individualismo. Le elites, per dirla alla Mosca e alla Pareto, debbono poi organizzarsi e mettere a punto la strategia culturale vincente, correggendo il comportamento dei politici che hanno l'idiosincrasia per la parola cultura.
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