Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Esiste dai tempi dell’antica Roma, un principio formale che riferisce il valore giuridico per cui la tutela dell’innocente prevale sull’interesse alla condanna del reo (tale regola trova applicazione nel codice di procedura penale, art. 527, in cui si stabilisce che, nel deliberare la sentenza, «quando su una questione vi è parità di voti, prevale l’opinione più favorevole all’imputato»).
Parliamo della famosa massima giuridica “In dubio pro reo”.
L’esatto contrario, in pratica, di quanto ancora una volta -l’italica legge dei giorni nostri- ha espresso in una sentenza. Mi riferisco alla condanna a 9anni e 6 mesi di carcere comminata a Ottaviano del Turco, processo che si è distinto per l’assoluta assenza di prove, ma con la condanna dell’imputato.
Il tutto si è poggiato su una mera e personale interpretazione dei giudici i quali, mancando la pistola fumante, hanno eretto un dogma giuridico col quale colpevolizzare pesantemente Del Turco.
Non è saltato fuori dai controlli incrociati dei conti correnti dell’ex governatore PD un solo euro che provenisse da qualche fatto illecito, nemmeno dopo una sequela interminabile di rogatorie internazionali e lunghissime esplorazioni finanziarie.
Nulla di nulla! C’è solo la parola di un pentito e un Conto Corrente pulitissimo.
Ma, di questi casi ne esistono a bizzeffe: testimoni o pentiti fasulli, la spiata alla procura, le indagini, magari con fogli e documenti che vengono fuori o creati appositamente se non ve ne sono, il riscontro bancario che non porta a nulla se non all’estraneità della presunta concussione, truffa, estorsione o che dir si voglia, e l’accanimento della procura per erigere un teorema che punisca il presunto reo.
Ogni giorno dai tribunali dello Stivale escono notizie di verdetti assurdi, di sentenze che definirle ridicole è essere troppo magnanimi.
Donano 7, 9 anni di soggiorno, nei Grand Hotel Carceri d’Italia, a chi organizza feste nelle proprie ville e a chi si è distinto per l’assoluta assenza di prove, e scarcerano impunemente assassini, stupratori o giudici che usano gli uffici della procura per scoparvi tran, viados e puttane varie.
E’ di poche ore fa, la notizia di un 45enne salernitano che ha fatto a pezzi la madre e l’ha conservata nel frigo per poterla fare alla griglia.
Indovinate? Si parla già di individuo con problemi mentali, e via dicendo; insomma, mentre sarà arduo, molto arduo, ricomporre il cadavere della povera donna, i giudici legifereranno a quale clinica psichiatrica affidare il mostro per reinserirlo, in un futuro molto vicino, nella società, magari questa volta, invece di tagliare a pezzi la madre, segherà solo a metà la cugina.
Grazie di esistere magistratura italiana.
Inserito da ghorio il 23/07/2013 13:46:35
Per essere la patria di Cesare Beccaria siamo caduti davvero in basso. Riformiamo questa giustizia e i relativi codici. Senza le prove non si può essere condannati e i "pentiti" spesso non sono attendibili.
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