Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Da un momento all'altro si sono spenti i riflettori sui disordini antigovernativi turchi, sull'ambiguità di Erdogan via via fattasi sempre più forte.
Da un momento all'altro si sono spenti i riflettori sulle vicende belliche siriane, sulla decisione dell'Onu di glissare sulla dichiarazione del magistrato svizzero Carla del Ponte circa la responsabilità dei ribelli siriani sull'uso di armi chimiche.
Da un momento all'altro si sono accesi i riflettori, se pur in breve flash, sul raid israeliano su Latakia, su quest'azione rivelata esclusivamente dai media statunitensi.
Da un momento all'altro si sono "sparati" i riflettori sul golpe egiziano, sulla sua paradossalità dati gli aiuti sauditi e degli Emirati fatti giungere all'esercito malgrado i rivoluzionari salafiti avessero acquistato terreno.
Da un momento all'altro abbiamo considerato il sincronismo
tra le situazioni accennate. E il sospetto s'è destato secondo quel principio
d'allerta per cui quando i riflettori, improvvisi, si spengono su di un
obiettivo ancora caldo per accendersi su di un altro in evoluzione, il motivo è
da ricercarsi altrove. Altrove è la verità.
Da qui l'approfondimento di ricerca. Da qui l'approfondimento di riflessione.
Da qui lo sguardo dall'alto a 360°. Ed ecco in un altrove, palesarsi il
motivo.
E' il 13 di luglio di questo nostro anno, tempo centrale al sincronismo di cui
sopra, Bashar Jaafari, ambasciatore siriano, dichiara alle Nazioni Unite: «Le
autorità siriane hanno scoperto ieri, nella città di Banias 281 barili pieni di
sostanze chimiche pericolose, in grado di distruggere un'intera città, se non
tutto il paese.»
Subito dopo, la SANA, agenzia di stampa siriana, comunica: sequestrati, nei
pressi di Damasco, decine e decine di colpi di mortaio pronti per essere
riempiti con sostanze chimiche. E ancora: nelle vicinanze di Tartus, sulla
costa mediterranea, sono stati sequestrati armi e prodotti chimici esplosivi. E
ancora: sequestrati grandi quantità di computer e apparecchiature per
comunicazione, sempre sulla costa mediterranea. E ancora: navi militari Usa si
sono spostate verso Suez. Perché?
A proposito del raid israeliano reso noto soltanto da un'agenzia Usa, Una fonte
dell'Intelligence palestinese dice: «I media internazionali vengono mandati ad
inseguire l'oca selvatica, mentre i criminali di guerra se la ridono.»
Il fatto è che si vuole perseguire un disegno da tempo tracciato dall'occidente
per pararsi dall'avanzare estremo orientale, indi dal fallimento economico,
indi dal fallimento bellico, vedi la tomba afghana degli Usa. Pararsi
dall'incertezza di un futuro di dipendenza e tutto ciò che sappiamo o possiamo
immaginare.
Il fatto è che per far questo si vuole, vorrebbe, creare un blocco. Il fatto è
che il blocco dovrebbe essere composto da paesi islamici della regione. Ma
dovranno essere sunniti, per via dei partner Arabia Saudita, Emirati e Qatar,
mentre Israele, sentinella occidentale regionale, nonché complice di guerre ed
artefice di soprusi, Cisgiordania insegna, stipula o riprende alleanze di
convenienza. A volte manifeste, a volte occultate, a volte confermate per
essere smentite. Secondo quello spirito di menzogna che cavalca da sempre. E
allora, i depositi di armi chimiche in Siria, in siti strategici, pronti
all'uso, di cui accusare, al momento opportuno, il governo e l'esercito di
al-Assad.
Questo è: il Qatar fornisce con beneplacito britannico e statunitense, le armi
chimiche all'agglomerato jihadista già combattente in Libia, Iraq, Afghanistan,
Pakistan, Cecenia, Yemen, ovvero la feccia chiamata "esercito di
liberazione" siriano, Israele, in forma Servizi, più che altro, colloca
strategicamente il materiale, disinforma e confonde l'opinione pubblica
diffondendo menzogne. Questo il suo ruolo. E l'assurdo torna: Israele pur di
distruggere gli hezbollah (Libano-Iran), attaccare gli sciiti (Iran), gli
alawiti (Siria) e perché no, i cristiani copti, ortodossi (con cattolici e
protestanti fa la storia), aiuta l'agglomerato di cui sopra e si allea con
alcuni arabi.
Il fatto è che il blocco avrebbe una formazione composta da: Arabia Saudita,
Qatar, Turchia, Siria, ridotta a Stato Islamico sunnita. Il blocco medio
orientale sarebbe centrale nonché mediterraneo. Tanti piccioni con una fava. Il
blocco annullerebbe Giordania e Libano, probabilmente inglobati. All'Iraq penserebbero
i kurdi turchi. L'Iran sarebbe accerchiato fino ad una procurata rivoluzione di
disfacimento. Intanto si continuerebbero a perseguitare ed uccidere sciiti,
indebolendo sempre più i paesi in cui vivono, in parte complici in parte
vittime, vedi Afghanistan, Pakistan.
L'Egitto con i salafiti o Fratelli Musulmani, da vedersi,
rientrerebbe nell'accordo estendendo il salafismo oltre la frontiera libica, da
lì al Nord Africa.
Il ruolo della Turchia, più raffinato, sarebbe promuovere il sunnismo nel
Caucaso, nel Bacino del Volga, In Asia Centrale a raggiungere la Cina
occidentale.
Tutto chiaro! Ma al limite della fantapolitica. Eppure per questo disegno la
visita di Obama in primavera nella regione, per questo la ripresa alleanza tra
Turchia e Israele voluta dall'americano. Per questo il rovescio, golpe
silenzioso in verità, di Hamad bin Khalifa al-Thani a favore del figlio Tamin
bin Hanad al Thani. Di lui, studi londinesi, vita londinese, costume londinese,
continuerà la politica paterna, ambigua ma qatari.
Per cui aiuto ai ribelli siriani e, come in passato, a
Mohammad Morsi, sostegno alla Nato come in Libia, sostegno ai taliban, vedi
sede afghana dei taliban. La Qatar Investment Autority continuerà a possedere
Harrod's a Londra, come pure la sede dell'Ambasciata Americana, come pure la
Miramax Film, come pure a sostenere per l'85% tutti i progetti scientifici
inglesi. E ci fermiamo qui.
Molto ci sarebbe da dire sui Fratelli Musulmani, su Tamarrod, su Nur, su Occupy
Gezi Park, sulla visita di John Kerry in regione, sui Partiti Laici, sul fatto
che l'incrementarsi della guerra in Siria, con esplosioni come architettate e
su denunciate, comporterebbe la no-fly zone, giustificherebbe un intervento
militare straniero eccetera eccetera. Molto da dire su questa pièce
teatrale dalla scenografia espansa, dalla sceneggiatura ambigua. Molto ci
sarebbe da dire sulle alleanze che in questa regione sono mutanti come le
sabbie del deserto. Ma ci fermiamo qui.
Solo un sentore vogliamo comunicare, un semplice sentore: il disegno che tanto
tempo ha rubato alla nostra attenzione, non si realizzerà. Questo ci suggerisce
l'intuito. Presto calerà il sipario sull'intenzione di esso. Non fosse altro
che per l'esaurirsi di qualcosa in teatri di ben più antica tradizione, più
antica cultura: il russo, il cinese, l'indiano.
Con un inchino di scuse per il protrarsi delle parole. Sipario.
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