Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
n paio di giorni fa abbiamo tirato le orecchie al ministro Carrozza che ha ceduto alle pressioni dei grandi gruppi editoriali di libri scolastici, e, per permettere loro di smaltire i magazzini, ha dato parere favorevole al rinvio di un anno per l’inizio, si badi bene, l’inizio della procedura per passare ai libri digitali.
Come dicevamo nel precedente articolo l’argomentazione è stata che l’Italia non è ancora pronta.
Alcuni lettori ci hanno scritto solidarizzando con il ministro dell’Istruzione, e argomentando che il passaggio al digitale significherebbe un aggravio di spese per le famiglie, che dovrebbero munire i propri figli di tablet, e che il digitale, come tutto quel che si alimenta con l’energia elettrica, non funziona se manca la corrente…
Allora riprendiamo il discorso e vediamo di puntualizzare.
L’Italia è pronta o no? Probabilmente no, ha forse ragione la Carrozza che c’è ancora molto da fare affinché il nostro paese si metta al passo con l’innovazione tecnologica che il resto del mondo ha adottato prima di noi. Questo però è un motivo in più per lavorare alacremente affinché il gap con il resto del mondo venga colmato al più presto, e se non si parte dalla scuola da dove vogliamo cominciare?
La scuola è l’unico segmento di società organizzata composta per la maggioranza assoluta di nativi digitali, tutti gli studenti ormai lo sono, anche all’università; dunque è il luogo nel quale l’introduzione della rivoluzione digitale deve e può essere applicata più facilmente.
Se si esclude la resistenza degli editori per i motivi che abbiamo detto, non sarà certo quella delle famiglie ad essere significativa per il rinvio, anche perché al di là del legittimo dolore (e chi scrive è ben lungi dall’essere una fanatica del libro digitale rispetto al cartaceo) provocato dalla rinuncia al buon vecchio libro tradizionale, le famiglie sono molto più tecnologizzate di quanto non si voglia far credere.
È vero che un buon 30% di italiani non frequenta Internet, ma si tratta ovviamente di quella fascia di popolazione che il digitale lo ha visto piovere dal cielo e ha aperto l’ombrello, ovvero ha rifiutato di bagnarsi , di accettare le nuove tecnologie, non per cattiva volontà ma per incapacità culturale (non è facile per tutti, e soprattutto in età avanzata, convertirsi ad un modo diverso di ragionare) che ha portato ad un naturale e non condannabile analfabetismo informatico .
Atteggiamento comprensibile che caratterizza però una categoria anagrafica che lo Stato peraltro ha già obbligato ( alla faccia di un’Italia pronta o no) a fare i conti con l’ Inps digitalizzato con il quale è possibile interloquire solo per via informatica!
In realtà gli italiani ormai da tempo utilizzano l’on line per connettersi alla banca, o per acquistare a prezzi un po’ più favorevoli (anche i libri scolastici!) ecc ecc. e si misurano quotidianamente con il computer, magari chiedendo l’aiuto di figli o nipoti (quelli che dovrebbero usufruire degli strumenti digitali per l’apprendimento scolastico).
Se poi la ministra Carrozza, dichiarando che l’Italia non è pronta, si riferiva alle infrastrutture di supporto, beh questo sarebbe un motivo in più per accelerare il passaggio dedicandosi a tempo pieno all’aggiornamento necessario di strutture e professionalità.
Ultimo, ma non ultimo, ormai da diversi anni editori, imprenditori informatici e di nuove tecnologie vanno investendo in formazione e allestimento di strumenti da offrire alla scuola.
Infatti, e qui veniamo alle perplessità di alcuni nostri lettori, il passaggio al digitale non comporterebbe un aggravio di spesa per le famiglie costrette a dotare i figli di costosi tablet, basterà avere a casa un computer collegato in rete (ormai ogni ragazzo come ben sappiamo è “connesso” costantemente), i tablet come le Lim le lavagne informatiche multimediali sarebbero dotazione scolastica per ogni classe, grazie anche ai contributi europei finalizzati proprio all’innovazione e che noi non utilizziamo lasciandoli scadere!
Questa la vera rivoluzione prevista! Inoltre con l’introduzione dell’e-book la legge prevede che debba essere abbattuta del 30% la spesa da parte delle famiglie per l’acquisto dei contenuti di studio per i figli.
Quanto alla faccenda dell’energia elettrica! Che dire? Ci perdonino i lettori, ma a chi sostiene che il problema è impossibilità di fruire degli strumenti scolastici in caso di mancanza di corrente, basterebbe ricordare che in inverno quando le giornate sono corte se “va via la luce” non si legge neppure un libro cartaceo! mentre portatili e tablet hanno ormai batterie di lunga autonomia. Agli stessi sciocchini ricordo, solo per fare un esempio fa tanti, che nessuno si è opposto alla super-tecnologizzazione degli ospedali argomentando sui rischi di interruzione dell’energia elettrica!
Insomma cari lettori, non muoio dalla voglia di fare il funerale al libro cartaceo, simbolo di grande civiltà, ma poiché i tempi sono quelli che sono e siamo costretti a fare molte dolorose rinunce preferisco fare a meno del libro cartaceo scolastico e mantenere la possibilità di continuare a fare le belle edizioni dei classici in carta preziosa, e stampa raffinata.
Ormai siamo in tempi tristi di vacche magre, anzi anoressiche e l’Europa (quella che ascoltiamo con religiosa attenzione e frustrante sottomissione, quando detta le regole idiote per il lardo di Colonnata o il formaggio di fossa) pretende l’adeguamento tecnologico dell’insegnamento e dell’apprendimento, e allora adeguiamoci! Soprattutto se significa fare gli interessi dei cittadini!
Inserito da Il sociologo il 25/07/2013 20:20:21
Buonasera, rispondo con piacere ad alcune argomentazioni che mi è capitato di leggere nel suo editoriale. A proposito di economia: "i tablet come le Lim le lavagne informatiche multimediali sarebbero dotazione scolastica per ogni classe, grazie anche ai contributi europei finalizzati proprio all’innovazione e che noi non utilizziamo lasciandoli scadere!", in Italia ci sono circa 8 milioni di studenti, il costo medio di un tablet di 10 pollici è di circa 400 euro, spesa complessiva fatta dall'Europa o dagli europei leggi governo italiano sarebbe di circa 3 miliardi e 200 milioni di euro. Cifra che non sembra abbordabile in questo momento da nessun governo leggi Italia. "basterà avere a casa un computer collegato in rete", un computer per ogni figlio, un collegamento veloce, almeno una stampante, meglio se a colori, tutte cose che ultimamente nessuno regala, e se è pur vero che molti in casa già ce l'hanno, è pur vero che diventerà obbligatorio. Il costo medio di una adsl è 20 euro al mese, le cartucce delle stampanti hanno prezzi esorbitanti. Tablet, la classifica dei consumi: "Consumer Reports, Which? e Tom's Hardware Italia certificano che "Apple vince nella sua categoria con un buon margine", ha confermato sul suo blog il ricercatore diWhich?, Tim Gee. E infatti nel segmento 10 pollici l'iPad con Retina Display ha dimostrato di poter raggiungere gli 811 minuti di autonomia, contro i 534 minuti del Sony Xperia Tablet S e i 488 minuti delGoogle Nexus 10. Il nuovo Surface RT si è fermato a quota 501 minuti, mentre il vecchio iPad 2 si è confermato secondo in classifica con 590 minuti. Da rilevare poi che ogni test è stato effettuato nelle migliori condizioni, ovvero solo con il Wi-Fi acceso per la navigazione online, il Bluetooth disabilitato e la luminosità dello schermo settata a media intensità (200 nit/candele)". E non esiste, una batteria che duri più di due anni, e per sostituirle occorre necessariamente un servizio tecnico. Voglio tralasciare tutte le occasioni di prendere virus rendendo di fatto pc e tablet inutilizzabili. Per concludere, solo due parole su "i nativi digitali": si può dare una definizione, una etichetta più brutta, più crudele di “nativo digitale”? Non è figlio di padre e madre, è figlio delle nuove tecnologie. Voi padri e madri delle nuove generazioni non avete concepito un essere umano, avete concepito un “utente”, un “user”, un “account”. Per entrare in contatto con vostro figlio dovrete prima inserire una password, gli dovrete mandare un SMS, una mail, non potrete più chiamarlo per nome ma per nick name, non avrà un carattere ma avrà un profilo, i suoi desideri e bisogni per conoscerli dovrete andare sul suo social network. Saluti
Inserito da bea il 25/07/2013 19:43:17
Sì, argomentazione plausibile - complimenti! Non mi avevo aspettato altro! Sono curiosa della risposta!
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