Con le dita incrociate affinchè prevalga la giustizia giusta

Ci siamo : e se, finalmente, fosse un verdetto apolitico?

Quando non c’è la pistola fumante, si deve chiedere scusa all’ investigato che, nientemeno, si è anche seduto sulle comode panche del Grand Hotel Carceri d’Italia

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Ci siamo : e se, finalmente, fosse un verdetto apolitico?

Ormai la democrazia, come viene intesa in Italia, funziona senza Stato di diritto, e la realtà politica si ostacola e si unisce subdolamente alla giustizia, creando un fitto miscuglio di ingerenze e prese di posizioni parziali.

Parlando della legge è innegabile non comprendere che certuni vedono solo l’offesa alla giustizia, quindi un torto alla sovranità delle legge stessa.

In altri paesi, con una giustizia sana e regolare, il processo penale ad un capo di partito senza prove schiaccianti non sarebbe mai stato permesso.

In ogni Stato di diritto non coinvolto con l’arte del governare accusare, senza remore, un innocente, o presunto tale, creerebbe una preclusione alla carriera del magistrato e la stessa modalità accusatoria non diverrebbe mai mezzo di battaglia politica.

Purtroppo, da noi, invece, le intromissioni sono all’ordine del giorno, divenendo vere e proprie epidemie deleterie.

Non esiste in nessuna Nazione che tutta una rappresentanza politica sia soggetta a continui processi penali, perché è di questo o quel colore; così come non è accettabile un potere giudiziario gremito di politicanti.

E’ una patologia, questa, che infetta da molti anni, ma che ora ha raggiunto livelli tali da togliere il respiro sia alla democrazia sia alla legge.

E’ giunto il momento di amputare, di spazzar via il marciume che ristagna da tempo e che sta rendendo morente il nostro Paese.

E’ l’ora che l’imputato di turno, non trovato con il malloppo –dopo avergli controllato accuratamente conti correnti e possibili esportazioni di capitali all’estero- sia riportato alla normalità, cioè alla libertà, asportando la viscerale rabbia di chi ha sbagliato nel giudicare, magari perché preso da orgasmo di protagonismo.

Quando non c’è la pistola fumante, si deve chiedere scusa all’ investigato che, nientemeno, si è anche seduto sulle comode panche del Grand Hotel Carceri d’Italia.

Abbiamo sempre affermato, e sottolineo sempre, da queste pagine che in primis c’è L’Italia e non i politici e i giudici politicanti.

Manca veramente poco alla sentenza, quindi chi di dovere ha ancora tempo per riflettere sul da farsi.

Che sia un verdetto nuovo, pulito, apolitico, che non riguardi gli interessi della destra o della sinistra, ma solo ed esclusivamente la nostra Nazione.

Sarà possibile?

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