Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
el Pd ora la parola d’ordine è "bisogna cambiare rimanendo sé stessi". Francamente mi pare non sia la soluzione per alcuna autentica trasformazione, visto che da vent’anni a questa parte è sempre la medesima strategia della sinistra: mutare il contenitore per garantire quanto più possibile la tenuta del contenuto. Oggi Epifani, ieri Bersani, ieri l’altro Veltroni, domani chissà, ma una cosa è certa: il Pd, partito conservatore e conservativo per eccellenza, non muterà mai il proprio carattere né quello dei propri leader né sarà diverso. Ed è per questo che Matteo Renzi non diventerà mai il segretario del partito ma, semmai - come ha auspicato il grande custode della tradizione interna Massimo D’Alema - il sindaco di Firenze potrà essere candidabile a palazzo Chigi. Ma non tanto presto, non sulle macerie del Paese. Il solito trucchetto del packaging nuovo per spacciare come inedito il medesimo prodotto stantio. Gli italiani ci cascarono con Prodi, che poi aprì la strada proprio a D’Alema per una presidenza del Consiglio piuttosto discutibile nelle modalità di insediamento.
Ma lasciamo stare la storia (si fa per dire) e guardiamo alla cronaca. Luciano Violante aveva appena detto: “Berlusconi deve spiegare alla Giunta perché a suo avviso la legge Severino non si applica. E i membri della Giunta hanno il dovere di ascoltare e valutare la sua difesa”. Poi, se l’organo del Senato “ritenesse che ci fossero i presupposti, potrebbe sollevare l’eccezione davanti alla Corte. Ma questa - ha precisato - non sarebbe una dilazione: sarebbe l’applicazione della Costituzione”.
Insomma, per farla breve l’ex magistrato ed ex presidente della Camera ha appena avuto il tempo di dire: “noi siamo legalitari e la legalità comprende il diritto di difesa che va pienamente garantito, in questo come in qualsiasi altro caso” ed ecco che i compagni di partito, senatore Zanda in testa, sono corsi tutti a correggere il tiro di quella che ai più era sembrata un’apertura nei confronti di Berlusconi o, almeno, una strategia per allungare i tempi al suo decadimento. Conta solo quello che ha detto Epifani è stato il coro unanime nel Partito, facendo sembrare Luciano Violante un visionario, una voce nel deserto, o addirittura un eretico. Ecco i vero Pd, quello con cui Berlusconi (e tutto il centro destra) deve fare i conti.
C’è poco da fare, la strategia messa a punto e perseguita (con un certo stomachevole successo) anni or sono da Repubblica, il quotidiano che di fatto detta la linea politica al Partito di Epifani, è ritenuta la vincente: il leader del centro destra deve essere esautorato dalla vita politica a qualunque costo e il prima possibile. E’ il male del Paese che va estirpato. Già, proprio così, come se tolto di mezzo Berlusconi l’Italia si consegnasse motu proprio ad un nuovo Rinascimento, come se egli fosse la causa e non uno degli l’effetti di come sono andati nostri ultimi decenni politici economici e sociali.
Così di fatto ora, checché se ne dica, sembra non ci siano più margini di sintesi, né argomenti per qualche utile (utile a Letta senz’altro, ma anche a pezzi importanti del Pd e ai centristi del Pdl) compromesso. Ben si è visto come la borsa e i mercati reagiscano alle dichiarazioni di resistenza di Berlusconi e alle dimostranze dei cosiddetti “falchi” del Pdl.
E’ la fine. E’ inutile girarci intorno. Perché seppure i falchi rientrassero nei nidi e le colombe più filo-governative prendessero il sopravvento dei cieli parlamentari, tanto quelle che aleggiano nel centro destra che nella sinistra, ci sarebbe solo un rinvio del problema, un rinvio di qualche mese e poi saremmo ancora di nuovo dinnanzi alla questione della eleggibilità di Berlusconi. E poi, come si può credere che dinnanzi all’esclusione dal Senato del proprio leader i ministri del Pdl continuerebbero a stare al loro posto? Ma non è solo la fine di Berlusconi e del centro destra, quelli di sinistra non lo capiscono (accecati come sono nel loro progetto-vendetta), ma della politica italiana in genere. E’ la fine della sua pur ormai flebile legittimità, è l’epilogo della seconda Repubblica, se si vuole, ma senza che della terza ci sia una pur vaga idea o progetto.
Se cadesse il governo e si formassero nuove stravaganti alleanze, tanto quanto se si andasse rapidamente al voto (tanto con porcellum che senza) avremmo solo l’ipoteca certa di una crescita esponenziale di astensioni dal voto e ottime, se non certe possibilità di avere la solita improbabile e drammatica governabilità. E poi, Napolitano le Camere non le scioglie, questo è sicuro. Ci teniamo questo governo, quindi? Forse, ma senza Berlusconi no. Mica solo per Berlusconi, ma perché non sta al mondo, in un mondo vagamente democratico, che la magistratura non solo decida sul parlamento, ma che emendi addirittura il voto dei cittadini. Ecco, questo sembrerebbe logico, ma c’è una logica altra, quella politica che si muove spesso seguendo traiettorie insospettate. Berlusconi fuori, berlusconiani, o meglio ex-berlusconiani, dentro.
C’è chi insinua, per esempio, che il Cavaliere si stia fermando anche per non correre il rischio di veder nascere, suo malgrado, un qualche progetto per dar vita ad un nuovo contenitore dei moderati. Un nuovo soggetto che dia una prospettiva politica di più lungo respiro a chi voglia puntellare un eventuale Letta bis, che non sia solo una mera riedizione dei Responsabili. E nelle file del Pdl l’idea potrebbe raccogliere, vista la malparata, diverse adesioni anche di personaggi di primo piano. Anzi, sembra che Verdini abbia già vergato una lista di probabili ipotetici transfughi da consegnare a Berlusconi, e questi potrebbero avere un peso politico assai superiore a quello di Scilipoti
Mario Monti, in un colloquio con il Foglio, a proposito della questione della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, ha di fatto aperto qualche spiraglio a questo scenario: "non sfugge l`eccezionalità del caso Berlusconi - ha detto - ma il punto è la sua condanna che non può certo essere cancellata dal Senato, neppure nei suoi altri effetti di legge che, lo ripeto, il Parlamento (e in buona misura gli stessi parlamentari che oggi dissentono) votarono nove mesi fa in piena consapevolezza". Secondo Monti "i casi eccezionali vanno casomai affrontati con provvedimenti d`eccezione, ad esempio la grazia, che non troverei affatto scandalosa, a differenza di Beppe Grillo, proprio per il ruolo che Berlusconi ha avuto". Grazia a Berlusconi - dunque - ed in cambio la sua uscita dalla vita politica. Con Berlusconi fuori dal campo, anche i falchi del Pdl avrebbero le ali spezzate. C’è da chiedersi se qualcuno possa credere che così potrà rinascere il centro destra. Francamente a me non pare. Più che da una scissione, diciamo la verità, nascerebbe sul tradimento. Per carità, le abbiamo viste tutte, ma non pare un viatico per futuri grandi successi.
Inserito da ghorio il 28/08/2013 13:18:25
Il momento politico attuale è complesso. Le responsabilità sono nel centrodestra, inesistente senza Berlusconi, e nel centrosinistra per il suo antiberlusconismo congenito. La soluzione la vedremo. Intanto c'è da fare una considerazione: i nuovi e vecchi politici si guardano bene di agire per riportare a votare i milioni d'italiani che non lo fanno più da alcuni anni, siamo al 35 per cento. Sotto sotto si consolano con l'affluenza degli Usa, dove vota il 50 per cento, salvo, per il centrosinistra, di gridare "all'avvento del nuovo fascismo", se si dovesse arrivare alla Repubblica presidenziale con elezioni ogni quattro anni.
Inserito da gabriele il 27/08/2013 20:47:27
E' buffo leggere frasi come "...che la magistratura non solo decida sul parlamento, ma che emendi addirittura il voto dei cittadini..." Sappiamo tutti che la Magistratura applica le leggi che lo stesso Parlamento ha votato. Semmai non esiste al mondo che chi è inquisito dalla Magistratura sieda imperterrito al posto di comando, cambiando le leggi a proprio favore, accorciando i tempi di prescrizione, depenalizzando reati per i quali è sotto inchiesta o sotto processo. Questo si è contro qualsiasi idea di democrazia.
Inserito da Donato il 27/08/2013 20:25:22
Non credo che l'analisi qui pubblicata rispetti molto la realtà delle cose. Questo per una serie di motivi: 1 - La posizione del PD rispecchia la posizione degli elettori del PD. Di fronte a un voto a favore di Berlusconi, gli ormai stanchi elettori di questo partito di pseudo-sinistra abbandonerebbero definitivamente. 2 - Se fosse votata la sfiducia a Berlusconi, e poi si ravvisasse un errore nell'applicazione della legge, potrebbe comunque essere reintegrato. 3 - Se di fronte alla volontà di Berlusconi di votare la sfiducia al governo, il PDL si spaccasse per formare un soggetto di centro-destra, non si tratterebbe di tradimento ma di non voler partecipare all'ennesima inutile crociata che getta solo imbarazzo su un partito membro del PPE. Saluti comunisti.
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