Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La portaerei USS Truman nel Golfo Persico
Con il conto alla rovescia già in corso, la prima preoccupazione dell’ amministrazione Obama è quello di garantire che qualsiasi attacco punitivo contro obiettivi Siriani non produca vittime innocenti. E questo viene sempre detto, ogni volta; poi sappiamo come va a finire.
Per far risaltare questa determinazione, i capi militari dei dieci paesi dell'alleanza hanno concluso il loro vertice di Amman solo ieri sera.
Il presidente USA ha il potere di decidere da solo gli attacchi aerei, senza bisogno di approvazione del Congresso, che riprende la sua attività il 9 settembre. Tuttavia, Obama deve segnalare le sue decisioni alle due camere legislative.
L'operazione punitiva, contro obiettivi non specificati all'interno della Siria, sarà diretta dal capo di stato maggiore delle forze armate degli Stati Uniti, il generale Martin Dempsey , che ha presieduto i capi militari.
Insomma, si sta annunciando un nuovo Irak, forse un nuovo Afghanistan o molto più verosimilmente una nuova Libia.
Ma, come si è arrivati a tanto?
Ormai sono molti mesi che il governo Siriano sembra far uso di armi chimiche in diverse circostanze, senza, per altro, far cessare gli attacchi nella zona e permettere un accesso dei funzionari dell’Onu per controllare la regolarità di queste armi.
Anzi, le prove disponibili sono state già da tempo inquinate a causa dei continui bombardamenti del regime.
C’è, comunque, da chiedersi su quali basi si conferma l’uso di gas letali, visto che durante tutto questo periodo di continui attacchi le prove sarebbero ormai del tutte eliminate.
Ma la domanda da farsi è come fanno, dette prove, nel giro di 24 ore ad essere diventate nientemeno che “inequivocabili”.
Questa maledetta guerra civile siriana è un conflitto che vede opposte le forze governative e quelle dell'opposizione, raggruppate nella cosiddetta Coalizione nazionale siriana e che si intercala nell’ambito più esteso della Primavera Araba.
Il conflitto, tanto per ricordarlo, è iniziato il 15 marzo 2011 con manifestazioni pubbliche, e si è evoluto in ribellioni su scala nazionale, per poi trasformarsi in guerra civile nel 2012.
Un bilancio, di pochi giorni fa, delle Nazioni Unite conferma l’uccisione di 100.199 persone dall'inizio delle ostilità, molte delle quali sono donne e bambini assolutamente innocenti.
Le disapprovazioni, che ben presto si sono mutate in atti di violenza sono sfociate in durissimi scontri fra Polizia Governativa e contestatori, con lo scopo di pressare il presidente siriano Bashar al.Assad a portare a termine le riforme necessarie affinché lo stato possa assumere una caratteristica democratica.
Per il governo invece, questi tentativi puntano esplicitamente alla creazione di uno Stato islamico radicale, a causa della presenza -nel Consiglio Nazionale siriano- dei Fratelli Musulmani e altre fazioni strettamente legate ad al-Qa-ida.
Dopo quanto sopra, la drammatica realtà di oggi, con il Premio Nobel per la pace Obama che minaccia una nuova guerra, uno dei tanti conflitti che hanno drammaticamente documentato la loro scellerata inutilità finendo per far emergere contesti ancora più tragici di quelli che volevano bonificare.
E’ inutile negarlo, per la Siria non si è fatto mai nulla sin dall’inizio, e adesso il Presidente USA si trova alquanto spaesato di fronte a due eventualità: subire la continuità del feroce Assad, aiutato dall’Iran e dalla Russia, o partecipare alla vittoria dei ribelli ormai controllati dell’integralismo islamico.
L'intromissione americana, se ne deduce, si rende estremamente necessaria per tentare di tornare a contare qualcosa in Siria, per ridare slancio agli USA e al suo capo, specificando gli esiti di una futura rappacificazione fra i due schieramenti.
In altre parole, gli USA fanno tutto ciò solo per tornare a dire la sua, senza pensare minimamente agli enormi drammi che ciò implica, facendo finta di dimenticarsi che tutte le invasioni no fly zone, raffigurano una sicura sconfitta anche da parte di coloro che le compiono, in quanto evidenziano esclusivamente il logorio e il declino di una leadership che si fonda solo sull’uso delle armi.
Inserito da Vanessa P. il 28/08/2013 16:53:39
La guerra è morte...migliaia di vite innocenti!! andare in guerra con l'obiettivo di non mietere milioni di vittime è ridicola!! perchè si è arrivati a questo punto senza mediare prima?? perchè solo con la morte si combatte la morte?? il fine giustifica sempre tutto?!
Inserito da Bea il 28/08/2013 12:33:22
Condivido in pieno. Penso che le possibilità di una soluzione diplomatica non furono veramente sfruttate. Ed Obama che ha parlato della "linea rossa" che non deve essere superata, adesso deve agire per non perdere la faccia, solo questo! I danni collaterali non contano mai, ovunque capitano, ma per me significano anche un crimine contro l'umanità. Ritorneremo al solito esito: La Siria dopo sarà come l'Irak, e vediamo ogni giorno cosa succede.
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