Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
l 9 settembre di quindici anni fa moriva Lucio Battisti, il cantante che aveva segnato il ritmo armonico di tante generazioni: quelle che dalla metà degli anni '60 seguivano, anno dopo anno, l'uscita del suo ultimo disco, e quelle che hanno ereditato il suo patrimonio musicale dai genitori facendolo proprio e continuando a inserirlo nelle personali classifiche negli iPod di ultima generazione.
Dal vinile al digitale Battisti non ha conosciuto stanchezza di consenso, di amore, di passione.
A differenza di altri artisti, nati e cresciuti negli anni della contestazione sessantottina, Battisti (venuto al mondo nel 1943 come l'altro Lucio, Dalla e come Roberto Vecchioni; di poco più giovane di De Andrè e Guccini entrambi del 1940, e più anziano di Venditti, 1949 e di De Gregori, 1951)– laziale di Poggio Bustone, trapiantato a Molteno in Brianza, quindi fuggito a Londra –scansò ogni facile adesione all'ideologia di moda. Non si allineò alla vulgata di sinistra, non piegò la sua musica all'attualità politica che gli avrebbe valso, oltre al consenso (che comunque non gli fu negato dal popolo che andava oltre i diktat di una cultura fobica di ogni differenziazione ideologica), anche la qualifica di intellettuale, poeta e vero artista.
Di Battisti, a differenza dei vari, pur bravi, De Andrè, Dalla, Guccini, Vecchioni e poi Venditti, e De Gregori, ecc si doveva riconoscere il successo popolare, ma lo si faceva imputandolo alla presunta "facilità" delle sue canzoni, al loro "disimpegno".
Insomma, mentre quelle dei cantanti apertamente schierati a sinistra erano capolavori dell'impegno intellettuale in musica, le canzoni di Battisti in collaborazione con Mogol erano "solo canzonette", gradevoli, di successo, orecchiabili e ricantabili, ma niente più.
Roba buona da strimpellare di fronte ai falò estivi sulla spiaggia, o in gita scolastica, roba "popolare" che, nella vulgata della sinistra (paradosso che nessuno ha mai spiegato), voleva dire "dozzinale".
Strana faccenda quella degli intellettuali di sinistra che hanno sempre spregiato e schifato il popolo, rifugiandosi in una cultura elitaria, autoreferenziale, chiusa a chiunque non appartenesse alla categoria degli eletti, e in maniera particolare chiusa al popolo considerato massa insignificante buona per le salamelle alla festa dell'Unità, buona per gli scioperi contro i "padroni", o per le manifestazioni di piazza. Ma guai se quel popolo non si allineava al "gusto" del brutto ideologicamente corretto.
Guai se quel popolo preferiva l'estetica tradizionale che significava armonia, bellezza, equilibrio, poesia.
Se quel "popolo" non capiva che la rima era una faccenda sorpassata e da mentecatti, la metrica una discutibile gabbia della libera espressione del pensiero comunista, e l'armonia un decadente cascame della cultura reazionaria, quel popolo andava rieducato.
Occorreva che fosse ben chiara la differenza fra i veri intellettuali e i passatisti cultori della tradizione. I primi, i "veri intellettuali" non si facevano capire, optavano per il disarmonico, disfunzionale, brutto programmatico onde marcare la propria superiorità e la differenza rispetto alla tradizione retrograda di reazionari incalliti, pervicacemente attaccati alle regole estetiche cadute miserevolmente in disgrazia come simboli di regimi autoritari e antidemocratici.
All'autorità (parola quanto mai riprovevole) del bello e del canone che lo regola veniva sostituita la libertà dell'ignoranza delle norme e del loro superamento.
Peggio per quel popolo "educato" da una cultura millenaria succhiata con il latte materno che non riusciva ad adeguarsi completamente, meritava il disprezzo dei soidisant intellettuali, o almeno la loro accondiscendenza paternalistica, ma a patto che fosse ben chiaro che quelle canzoni (ma valeva e in parte ancora vale anche per l'arte, la letteratura, l'architettura ecc) fosse considerate "robetta" di facile evasione.
Ecco, Lucio Battisti in coppia con Mogol cantava di "discese ardite e le risalite", di giardini di marzo e di luci dell'est.
Cantava e rivendicava un canto libero, ricordate il testo?
Arroganza intollerabile, ma alla gente, al popolo, ai ragazzi di destra o di sinistra piaceva, piaceva anche loro malgrado (anche fondamentalisti della lotta armata di sinistra, i brigatisti, hanno ammesso che in clandestinità ascoltavano volentieri le canzoni di Lucio alla faccia della lotta di classe e dell'ideologia che le espungeva dal pantheon di ciò che era politicamente accettabile).
Battisti ebbe successo e quel successo non lo ha mai abbandonato.
La notizia della traslazione dei suoi resti da Molteno in Brianza dove aveva chiesto di riposare ha suscitato sconcerto fra gli antichi concittadini, già provati da una dura polemica, sfociata in querelle giudiziaria, a proposito di un festival a lui intitolato che Molteno aveva a organizzato dal 1999 (anno seguente alla morte del cantante) al 2005, quando la famiglia si rivolse all'autorità giudiziaria denunciando l'indebito "sfruttamento" del nome e della musica di Battisti a fini di lucro da parte del comune che organizzava detta manifestazione.
La causa, finita in tribunale, in seconda istanza ha visto prevalere la ragione del Comune di Molteno e ora i resti di Battisti sono partiti per Rimini (pare).
Brutta faccenda. Non sappiamo perché la famiglia, e nella fattispecie la moglie di Battisti, oltre a mantenere un legittimo e ammirevole riserbo sulla vita privata di Lucio, abbia mantenuto quella che sembra una rancorosa distanza dai suoi ammiratori.
Certo, come dicevamo, la comunità intellettuale dei musicisti e del potere culturale lo ha snobbato colpevolmente, ma la reazione sdegnosa della famiglia e soprattutto della moglie difficilmente si giustifica.
Se la signora Battisti non comprende che occorre superare i nodi della cronaca e passare alla storia, se non comprende che un artista appartiene a chi lo ama oltre le miserie del quotidiano, apre la strada al brutto pensiero che l'interesse che ella vuol tutelare sia quello meramente economico.
E sarebbe un vero peccato.
Eppure Lucio aveva rivendicato la necessità del "suo" canto libero, la signora per favore se lo ricordi.
Noi vi riproponiamo di seguito il testo, a voi il piacere di riassaporare versi di vera poesia contemporanea e magari ricanticchiarvelo a mezza voce:
In un mondo che
non ci vuole più
il mio canto libero sei tu
E l'immensità
si apre intorno a noi
al di là del limite degli occhi tuoi
Nasce il sentimento
nasce in mezzo al pianto
e s'innalza altissimo e va
e vola sulle accuse della gente
a tutti i suoi retaggi indifferente
sorretto da un anelito d'amore
di vero amore
In un mondo che - Pietre un giorno case
prigioniero è - ricoperte dalle rose selvatiche
respiriamo liberi io e te - rivivono ci chiamano
E la verità - Boschi abbandonati
si offre nuda a noi e - perciò sopravvissuti vergini
e limpida è l'immagine - si aprono
ormai - ci abbracciano
Nuove sensazioni
giovani emozioni
si esprimono purissime
in noi
La veste dei fantasmi del passato
cadendo lascia il quadro immacolato
e s'alza un vento tiepido d'amore
di vero amore
E riscopro te
dolce compagna che
non sai domandare ma sai
che ovunque andrai
al fianco tuo mi avrai
se tu lo vuoi
Pietre un giorno case
ricoperte dalle rose selvatiche
rivivono
ci chiamano
Boschi abbandonati
e perciò sopravvissuti vergini
si aprono
ci abbracciano
In un mondo che
prigioniero è
respiriamo liberi
io e te
E la verità
si offre nuda a noi
e limpida è l'immagine
ormai
Nuove sensazioni
giovani emozioni
si esprimono purissime
in noi
La veste dei fantasmi del passato
cadendo lascia il quadro immacolato
e s'alza un vento tiepido d'amore
di vero amore
e riscopro te
Inserito da maga gabriella il 09/09/2013 21:07:25
Cara Simonetta sono d'accordo con te su tutto tranne sul fatto che i giovani del 60, a cui tra l'altro appartengo, fossero più attirati dai cantanti di pensiero politico!!! Io avevo tanti amici di estrema sinistra e ti posso assicurare che nel loro "mangiadischi", che forse tu non hai mai visto, i dischi del grande Battisti primeggiavano! Ho avuto modo di ascoltare le canzoni di Battisti anche a feste dell'Unità. te lo posso assicurare!!Ascolta chi in quegli anni è vissuto da giovane!!!
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