Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Agosto lo abbiamo passato attendendo che a settembre si riunisse la giunta parlamentare che dovrebbe decidere l’applicazione a Berlusconi della Legge Severino secondo la quale l’ex premier potrebbe decadere dalla carica di senatore. Il 9 settembre, giusto in corrispondenza con la ripresa dei talk show politici su tutte le reti televisive, la giunta ha aperto i lavori... e non c’è stato spazio per niente altro!
Altro che gas asfissianti in Siria! il cittadino italiano, che fra pochi giorni si troverà alle prese con uno dei peggiori ingorghi fiscali della sua esistenza di contribuente, è stato letteralmente sottoposto ad un bombardamento mediatico sull’affaire Berlusconi-legge Severino, a base di opinionisti, costituzionalisti, giornalisti, politici, esperti di ogni ordine e grado presenti dalla mattina alla sera con opportune staffette fra i canali televisivi (ma anche qualche destabilizzante sovrapposizione: al mattino Omnibus su La7, Agorà su Rai3, per esempio) e con l’occupazione pressoché totale dei giornali.
Il nodo della questione che agita i politici di ogni partito con dichiarazioni al calor bianco è quello della retroattività.
Tanto per evitare equivoci, fraintendimenti e interpretazioni fantasiose ecco la definizione che potrete trovare anche sul sito della Treccani on line (http://www.treccani.it/enciclopedia/retroattivita/):
Il fatto e la condizione di avere effetto anche per il passato. Nel diritto italiano, il principio generale della non r. (o irretroattività) delle leggi, cioè il principio che la legge non dispone che per l’avvenire, è codificato nell’art. 11 disp. prel. c.c. La non r. della legge penale, che consiste propriamente nel divieto di applicare sanzioni previste da una legge non entrata in vigore prima che fosse commesso il reato, è un principio fissato dalla Costituzione, all’art. 25. Esso discende come corollario dall’essenza stessa della norma penale, che è comando diretto alla generalità dei cittadini: il delitto è disobbedienza, violazione di questo comando; non può esservi quindi delitto se non sussiste un comando giuridico a cui obbedire e le misure che si applicassero contro chi ha commesso un’azione che non era in contrasto con una legge in vigore al momento del fatto, non potrebbero avere valore di ‘pena’.
Chiaro e limpido oltre che logico. Talmente chiaro che il povero cittadino si chiede di cosa diavolo stanno discutendo i pomposi signori della Giunta presieduta da Stefàno, e il cittadino se lo chiede ancor più sapendo che la corte d’appello di Milano cui era stata demandata dalla Cassazione la pratica dell’interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici, ha annunciato che deciderà il 19 ottobre, ovvero fra poco più di un mese.
Poiché la decisione riguarderà solo il tempo dell’interdizione da 1 a 3 anni, e non 5 come da precedente sentenza, il Cav comunque sarà costretto a uscire dal Senato.
E allora di cosa stanno discutendo con tanto accanimento? In una delle innumerevoli trasmissioni dei cosiddetta informazione abbiamo sentito qualcuno dire che si tratta di una questione di principio.
Noi abbiamo il massimo rispetto per le questioni di principio, forse le sole per cui valga la pena battersi veramente, ma qui si esagera!
Una questione di principio riguarda tutto un sistema e non una singola persona. Questo significa che si può certo partire dal caso individuale di qualcuno che solleva il problema, ma solo al fine di sanare l’incongruenza di principio che il caso personale ha sollevato.
Insomma voglio dire che discutere sul principio della retroattività della legge nel caso Berlusconi sarebbe giusto, anzi sacrosanto se fosse finalizzato a tutelare il cittadino dal sistema aberrante di fare leggi con valore retroattivo e non solo in ambito penale ma in ogni ambito.
Un paese civile (ma l’Italia, ormai lo sappiamo, non lo è) non cambia le regole del gioco mentre è in corso una partita, e tanto meno cambia gioco.
Non è pensabile che a metà di una partita a poker mentre abbiamo condotto il gioco in maniera da tentare di rimanere in gioco ci dicano che in realtà stiamo giocando a scala quaranta! Non si può! Si potrà dire che, finita quella mano di poker, si passa a giocare a scala quaranta, per l’esperto di poker sarà una seccatura al limite della fregatura, ma ci si può stare.
Cambiare le regole del gioco a partita iniziata è più o meno come applicare la retroattività in ambito penale, è dunque tradire il dettato della Costituzione che garantisce il cittadino da siffatte follie giuridiche.
Peccato però che nessuno si preoccupi di applicare l’irretroattività di una legge in ogni campo. Per esempio chi ha sottoscritto una polizza vita con la garanzia di poter detrarre i soldi versati dalle tasse e quindi impegnandosi a versare cifre accettabili perché compensate dalla futura detrazione si trova a veder dimezzata e poi cancellata detta detrazione, mentre ovviamente il suo contratto con l’assicurazione rimane valido e cogente.
Lo Stato infatti non dice da ora in poi chi sottoscrive...ecc ecc ma dice chi ha sottoscritto!
Nello stesso modo in cui sono state retroattive le leggi sulle pensioni, chi era entrato nel mondo del lavoro con il sistema retributivo se lo è visto cambiare in contributivo col bel risultato che coloro che sono entrati tardi nel mondo del lavoro nel prossimo futuro saranno vecchi, soli, disperati e senza un soldo!
Se il Pdl, prendendo spunto dal caso Berlusconi-legge Severino facesse una battaglia sacrosanta per tutelare chiunque dalla retroattività della legge in ogni ambito avrebbe il consenso di tutti noi, anzi adempirebbe ad uno dei doveri fondamentali della politica: tutelare i cittadini.
Ma è inutile.il Pdl continuerà con cieca idiozia a concentrarsi solo sui casi di Berlusconi, senza capire che invece battersi per tutelare i cittadini significherebbe salvare anche berlusconi e far crescere il consenso nei suoi confronti.
Ma non lo capiscono, non lo vogliono capire, e allora per quanto ci riguarda, vadano tranquillamente al diavolo!
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