Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
a sensazione di vivere una realtà dai contorni artificiali che non coincide con la verità effettuale delle cose si fa ogni giorno più forte.
Tutto è mediato dai cosiddetti organi di informazione, che però più che informare trasmettono messaggi falsati dalla volontà dell’editore che a sua volta subisce una volontà estranea a quella di una libera informazione che dovrebbe essere la sua mission. In Italia non ci sono editori puri e di conseguenza giornali, telegiornali, talk show ecc riflettono posizione ideologiche strettamente legate agli interessi di potentati politici, economici, industriali e quindi ancora politici perchè il terminale di tutto rimane la politica che bene o male, (male, malissimo nel nostro caso) determina la vita del Paese.
Tutto risponde ad una logica di interesse che non necessariamente è immediatamente evidente.
Qualche esempio.
La situazione economica dell’Italia. Abbiamo tutti la percezione del disastro imminente, ma le coordinate che ci forniscono gli organi di informazione, con la complicità della politica, sono contraddittorie.
Un giorno Monti ci annunciò di vedere la luce in fondo al tunnel (o forse era, come ironizzò amaramente qualcuno, la luce del treno che ci stava investendo), poi di nuovo il buio e messaggi terrorizzanti. Nel frattempo i piccoli imprenditori si suicidavano a grappoli (sempre a leggere le cronache dei giornali o ad ascoltare i notiziari), poi qualcuno disse che si stava esagerando a dare notizie così allarmistiche e gli imprenditori piccoli e medi hanno smesso di suicidarsi e a quanto ne sappiamo vivono tutti in allegrezza indifferente alle sorti delle loro piccole aziende.
Per qualche mese ci hanno agitato davanti agli occhi lo spauracchio della Grecia, immagini terrificanti di povertà ci hanno angustiato e terrorizzato, poi più niente, segno evidente che in Grecia ormai se la passano benone!
Il femminicidio. Improvvisamente stiamo assistendo ad una impressionante morìa di donne, come mai era accaduto! Possibile che gli istinti omicidi di mariti, amanti, fidanzati si siano risvegliati tutti nell’ultimo anno? Forse gli uomini italiani sono improvvisamente impazziti a causa della crisi? O forse si sono passati la voce di facebook?
Poi ti capita di leggere un romanzo spagnolo, Il suicidio dei buoni di Antonio Hill (Mondadori) e scopri che la cugina iberica è afflitta dalla stessa sindrome omicida nei confronti delle donne. Se poi ti informi un po’ più approfonditamente verrai a sapere che nel 2005 a Cudad Juarez in Messico scoppiò il caso delle croci rosa (peraltro già risalente alla fine degli anni ’90 e del quale abbiamo scritto due articoli (Siamo di fronte al più efferato crimine di sempre) su Totalità.it qualche tempo fa), e che negli studios americani si andava allestendo la serie The Bridges (in onda da questa estate in Italia su Fox Crime) ambientata appunto in Messico e dedicata a quei mai risolti casi di femminicidio.
E allora ci chiediamo: non sarà che le donne sono sempre state ammazzate da mariti, amanti fidanzati ecc ma fino a che non è diventato di moda parlarne nessuno se ne interessava?
Non sarà che le cosiddette notizie si piegano ai desiderata del trend dominante, in genere proveniente dall’America, e su quel trend poi si costruiscono immagini politicamente corrette e fulgide come ha fatto la presidente Boldrini che ha riaperto la Camera il 20 agosto per 10 minuti di discussione sulla legge sul femminicidio?
Non sarà che come al solito si fanno così leggi inutili (un omicidio è tale e da punire severamente sia che la vittima sia una donna o un uomo) che fingono inasprimenti fittizi invece di applicare quelle che ci sono e che andrebbero benissimo se fossero fatte rispettare.
Non sarà che come al solito, fingendo di occuparsi delle disgraziate sorti delle donne si usano le stesse strumentalmente ai giochetti della solita politica che riempie i talk show vuota le tasche degli italiani?
Non possiamo nn dirci conservatori, e allora attenti con la santificazione della tecnologia
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