Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Su molti giornali, sportivi e non, traspare quasi un senso d’imbarazzante stupore al pensiero che l’Inter passi ad un padrone orientale.
C’è chi dice che non sarà più la stessa Inter, c’è chi scrive che Moratti non doveva lasciare, c’è chi afferma che sarà solo una questione di mero marketing, solo pubblicità per l’indonesiano Tohir e dopo, tre-quattro anni anch’egli lascerà ad altri.
Possiamo tranquillamente dire che già c’è l’ufficialità e che l’attuale presidente più di ogni altra persona al mondo sa cosa veramente serve alla sua squadra, una società amata dalla famiglia Moratti come una loro creatura.
Molti gufi dicono che lasci a causa dei tanti debiti, noi da queste pagine da tempo affermiamo che essi non c’entrano nulla. È solo ed esclusivamente una questione d’ investimenti all'estero.
Il mercato italiano, è ormai sotto gli occhi di tutti, è saturo, ora si deve e si può investire esclusivamente a livello internazionale. Moratti ha pensato solo a questo, che deve andare avanti il nuovo, senza melodrammi.
Per il bene dell'Inter, prima di ogni cosa, e dei suoi innamoratissimi tifosi.
Come nelle storie d'amore più belle, il bene dell'amata vale più del bene dell'amante, sebbene certune volte significhi doverlo lasciare andare...
Il Presidente tanto amato da ogni suo giocatore e allenatore (salvo fatte le dovute eccezioni, vedi Vieri e Benitez) acquistò l’Inter il 25 febbraio del 1995 da Ernesto Pellegrini.
Nella sua gestione, tra aumenti di capitale e nuovi sponsor, ha speso oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro.
Sedici trofei conquistati tra cui spiccano i cinque campionati delle gestioni Mancini-Mourinho, la Champions di Madrid, un Mondiale per Club con Benitez e altre coppe nazionali. Se li sommiamo alla gestione del padre Angelo, la famiglia Moratti porta in dote per i tifosi nerazzurri 23 trofei ufficiali dei 39 conquistati, più della metà.
Con il passaggio di consegne da Moratti a Tohir tutti hanno evidenziato solamente i codicilli economici, l’impegno per gli anni futuri, il nuovo stadio e via dicendo.
Non ho ancora sentito nessuno, però, parlare di un argomento quanto mai angoscioso.
Tutti, dai tifosi interisti a cert’altri di bandiere diverse, sanno come sia trattata la Beneamata dai media e dagli arbitri.
La basilare mancanza di una forza nel campo della comunicazione ha esposto sovente l’Inter a circostanze tra il grottesco e l'irriverente; basta citare il giornale sportivo che si pubblica nella città della Madonnina, in buona fede ovviamente, che fa parte di un gruppo controllato dagli Agnelli, e tutto quanto riportato su di esso dell’Inter pesa enormemente sugli articoli di certuni giornalisti, comunque in buona fede senz'altro, che per scrivere benino dei nerazzurri, come minimo, devono vincere il Triplete.
La classe arbitrale italiana, invece, grandissimo esempio di correttezza e di sublime incorruttibilità (ogni volta in buona fede naturalmente) ha già messo in luce tutto ciò che doveva mostrare per difendere la propria reputazione
E’ sufficiente porre una domanda alla Fiorentina sulla fine dell’ultimo campionato per averne un’altra oggettiva attestazione di questa situazione anomala nella quale si vuole che il campionato italiano sia una disputa fra sole due squadre.
Tutto questo per dire: come potrà mai opporsi l’Inter il giorno in cui Tohir diventerà padrone ai tanti giusti e cauti giornalisti di Mediaset, Sky e Rai ( sempre e comunque in buonafede) che con la Beneamata hanno continuamente usato il bastone mentre con le altre due carezze e falsi rimproveri?
Chi difenderà l’Inter dal loro proverbiale zelo aziendale se mancheranno Moratti, Facchetti, Mourinho, l’avv. Prisco e pochi altri?
L’unico problema che devono porsi i tifosi è questo.
E soprattutto che Tohir abbia pazienza e carattere, con la speme che impari molto tardi l’italiano…
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