Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
ire che non è più una cosa seria, espone alla facile battuta: te ne sei accorta ora? Effettivamente da tempo sappiamo tutti, anche quelli che fingono di crederci, che il Premio Nobel per la Letteratura è una tremenda e miserevole buffonata.
Sappiamo tutti che viene assegnato non allo scrittore più meritevole scelto in base ad un criterio che abbia qualcosa a che vedere (almeno alla lontana) con l’estetica, il canone letterario ecc, ma a quello del paese che le ragioni della cosiddetta geopolitica impongono, e in quel paese viene scelto un personaggio che, aderente al potere, non ha neppure la necessità di confrontarsi con il concetto nobile di letteratura.
Quando, anno dopo anno, l’Accademia svedese rende pubbliche le motivazioni dei concorrenti esclusi c’è di che rabbrividire. Lo abbiamo già scritto tempo fa, Tolkien, il grande inventore di lingue, teorico della lingua come attrice protagonista della creazione letteraria e non mero strumento della medesima, venne bocciato perchè, a dire degli “accademici”, la lingua del Signore degli anelli non era all’altezza della storia narrata!
Quindi, sì certo, il Nobel per la letteratura non è una cosa seria, anzi. Ma leggere la notizia che i candidati per il 2013 sarebbero tre cantanti ovvero Bob Dylan, Leonard Cohen e il “nostro” Roberto Vecchioni, lascia esterrefatti e ammutoliti dallo sdegno e dalla vergogna di occuparsi, in tempi come questi, professionalmente di letteratura.
Cosa dovrei raccontare ai miei studenti universitari? Che è meglio studiare Vecchioni invece di Pascoli, visto che il primo rischia di passare nell’olimpo del Nobel e il secondo non lo ha mai avuto. Dovrei spiegare loro che le sue canzoni sono alla pari dei testi poetici di Quasimodo, Carducci, Montale e i suoi due romanzi alla stregua di quelli di Grazia Deledda e Luigi Pirandello?
Si dirà che le epoche non sono confrontabili, e che la nostra, artisticamente parlando, è una perfetta fotografia della società (antropologica, politica, culturale in genere) che l’ha prodotta, ovvero un’epoca di declino miserabile e inglorioso (non decadenza che ha una sua grandezza filosofica ed estetica a noi ormai ignota).
Si dirà che i cantanti, i migliori di loro, sono i nuovi poeti popolari, cosa abbastanza vera per quanto assai discussa e senza dubbio discutibile.
Si dirà altresì, e sono disposta a sottoscriverlo con convinzione, che le canzoni di Vecchioni sono bellissime, poetiche, ricche di stupende immagini, spesso capaci di raccontare la storia e la cronaca attraverso metafore intelligenti e seducenti. Sono disposta a sottoscrivere anche che è uno dei cantautori più attento a certa tradizione letteraria popolare italiana, araba, nordica, si pensi a Samarcanda o alla Leggenda di Olaf; cantore del mondo della poesia Arthur Rimbaud, ma anche Alessandro e il mare (ispirata ad Alexandros di Pascoli) o Canzone per Alda Merini.
Però qui occorre fermarsi, perché Vecchioni è un bravo e onesto cantautore; si può definirlo, con l’enfasi tipica dei tempi, un artista del pop melodico (tanto che ha anche vinto Sanremo).
Come dicevo, si potrebbe con una certa forzatura declinare, ma a mezza voce e con tutti i distinguo del caso dovuti alla povertà dei tempi che poco offrono, il termine poeta popolare.
Ma il premio Nobel, per quanto degradato, è altra cosa, porca miseria!
Oltretutto, dicono i soliti bene informati, che quest’anno potrebbe anche toccare all’Italia vedersi assegnare il riconoscimento fondato nel 1901 a Stocolma.
Così la cultura Italiana dell’ultimo ventennio dovrebbe passare alla storia della Letteratura con un capo-comico e un cantante?
D’accordo, direte che questo è quanto ci meritiamo; direte, giustamente, che l’Italia ha rinunciato scientemente e volontariamente ad ogni ambizione di cultura vera, profonda, autentica.
Da destra a sinistra negli ultimi 30 anni la nostra bella, millenaria cultura è stata affogata nel mare della mediocrità di ministri indegni per non dire peggio. L’hanno dileggiata, tradita, prostituita nei modi più infami, fingendo di farsene paladini.
L’hanno rivestita dei panni appariscenti e volgari di una puttana da strada e l’hanno data in pasto a chi voleva solo usarla per uno stupro violento e bestiale.
L’hanno resa inutile e superflua nelle scuole e nelle università.
Certo, avete ragione, se questa è la nostra cultura, se questo il conto nel quale è stata tenuta la nostra letteratura, e allora perché indignarsi se si parla di un cantante per il Nobel?
Perché chi scrive, pur nel disgusto quotidiano che prova, vorrebbe che almeno qualcosa fosse risparmiato dell’ignominia continua di questo sciagurato paese.
Per favore, il Nobel datelo ad un altro paese, lasciateci in pace non fateci questo ulteriore oltraggio, anche se ce lo meritiamo.
Inserito da Amato Maria Bernabei il 11/10/2013 15:48:06
Non c'è una sola virgola che io non condivida. Aggiungerei solamente che quella che trionfa non è l'anima vera, schiacciata purtroppo sui fondali dal mare del mercato: c'è sicuramente un valore sommerso che non riesce a guadagnare la superficie...
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