Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Maurizio Belpietro ha vinto il suo ricorso a Strasburgo contro la condanna per diffamazione inflittagli per la pubblicazione, nel novembre 2004, di un articolo firmato da Raffaele Iannuzzi dal titolo Mafia, 13 anni di scontri tra pm e carabinieri, ritenuto diffamatorio nei confronti dei magistrati Giancarlo Caselli e Guido Lo Forte. La Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia per aver violato il diritto alla libertà d'espressione dell'attuale direttore di Libero. Lo Stato deve versare a Belpietro 10 mila euro per danni morali e 5 mila per le spese processuali.
Finalmente la corte europea ha cominciato ad accorgersi che in Italia vige un regime quasi dittatoriale che con la minaccia di denuncia per diffamazione, che diventa realtà quando i soggetti coinvolti sono magistrati, tappa la bocca alla stampa libera alla faccia dell'articolo 21 della Costituzione.
Articolo 21 ignorato regolarmente proprio dai magistrati che giudicano i giornalisti contro altri magistrati loro colleghi non secondo legge, ma secondo il principio della tutela di casta.
Belpietro ha giustamente vinto la sua battaglia, ne siamo felici. Ma è dovuto arrivare al quarto grado di giudizio per ottenere giustizia, anzi, per sconfiggere l'ingiustizia. Quanto gli è costato? Certo piú dei 5000 euro accordatigli di risarcimento delle spese processuali, che non tengono ovviamente conto di quelle sostenute nei tre gradi di giudizio precedenti, come altresì non tengono conto dell'onorario dovuto all'avvocato.
Quindi certamente Belpietro ha vinto per quanto riguarda il principio del riconoscimento del diritto, ma ancora una volta ha perso il sistema che di fatto penalizza (anche economicamente e in maniera pesante) chi si ritrovi coinvolto in tribunale per quanto ingiustamente. Quanti giornalisti che non siano ai livelli di Belpietro, o che non abbiano alle spalle un editore forte che sostiene le spese potranno fare altrettanto se ingiustamente condannat iper diffamazione? e ancora quanti cittadini sono costretti a tenersi una condanna perché i ricorsi e i processi presuppongono spese insostenibili, figuriamoci poi il ricorso a Strasburgo.
Ecco che si consuma la quotidiana ingiustizia verso ciascuno di noi. Ecco che la legge non è uguale per tutti, ma favorisce chi ha i mezzi e può pagare fior di avvocati fino ad arrivare alla corte Europea dei diritti dell'uomo.
Ecco perché è ancora piu importante firmare in questi ultimi giorni di tempo che rimane, i referendum dei Radicali sulla giustizia, affinché possiamo andare a votare perché cambi la legge e i giudici rispondano civilmente, cioè economicamente e in proprio, degli errori che essi "in proprio" commettono.
Inserito da claudio bellasio il 24/09/2013 12:45:38
Allora qualcuno mi spieghi perchè Fratelli d'Italia non appoggia i referendum di Pannella sulla giustizia.Paura?
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