Editoriale

La scuola sexy? Beh ormai più in mutande di così...

Se la ministra della pubblica istruzione Carrozza usa le parole con leggiadra incompetenza

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

l peggio non c’è mai limite”. Quando si parla di scuola e dintorni, non è davvero un luogo comune. A ogni cambio di ministro della pubblica … distruzione, si tira un sospiro di sollievo e si dice” beh, il prossimo non potrà certo essere peggiore dell’ultimo.”  Invece ….

Con la sola, parziale (ma rilevante)  eccezione di Giuseppe Fioroni,  da svariati decenni a questa parte i titolari della Minerva sembrano mettercela davvero tutta  nell’innescare una miscela micidiale di dichiarazioni sconcertanti e provvedimenti disastrosi, più degni del terribile dio egizio Tifone – Seth che dell’ellenica dea delle arti e della sapienza.

E così, da Berlinguer alla Moratti alla Gelmini è stato per i prof  di vario ordine e grado un crescendo di angoscia.  Profumo poi era riuscito, grazie anche alle sue graziose esternazioni  di  “stima e riconoscimento professionale”  nei confronti dei docenti ( al punto  da immaginare di aumentar  loro il lavoro e magari diminuirgli lo stipendio)  a incrinare una certezza che pareva granitica quanto la fama dei poemi omerici: ovvero  che con la Gelmini e la sua sciagurata riforma si fosse toccato veramente il fondo. E invece ….

Adesso però l’attuale titolare del ministero sembra decisa a voler eclissare persino il suo non certo rimpianto predecessore,  usando per questo una velocità da Ferrari più che da carrozza. Già l’esortazione agli studenti a essere “ribelli” (con tutta la buona volontà nel volerla contestualizzare ) era apparsa decisamente stonata e non sarebbe stato male ricordarle che poi siamo “noi” cittadini a dover pagare il conto dei salati danni di “okkupazioni” e vandalismi vari.  Ma in questi giorni Madama Carrozza ha veramente superato se stessa con due esternazioni, una in fin dei conti esilarante, l’altra invece quantomeno … sconcertante.

A sentir insomma la ministra,  si potrebbe evincere che uno dei modi di risolvere gli infiniti problemi da cui la scuola italiana è afflitta potrebbe essere quello di chiamare in cattedra personaggi tipo Rocco Siffredi e Belen Rodriguez. Per non passare poi per sessisti ed omofobi  bisogna anche aggiungere almeno un sexy -  divo in odore di santità gay, ma non si saprebbe chi suggerire.  Non solo; c’è il caso che venga richiesta collaborazione al  personale docente e non,  per cui saranno gradite lezioni di professoresse  con ostensione di tanga o perizomi, mentre i prof faranno bene, dopo un accurato e accanito culturismo, a far lezione in canotta (o anche senza) per una esibizione  muscolare che attiri l’attenzione delle allieve (e magari non solo); altro che matematica e latino! E già che ci siamo se  i custodi portassero nelle classi le circolari con gonnellino hawaiano e al ritmo di danza del ventre ?

Fermiamoci qui per carità di patria.  Ma si spera che qualche circolare ministeriale venga presto a dissipare i possibili dubbi ed equivoci sull’ultima affermazione della balda ministra, che ha affermato  in una intervista   che la scuola deve essere più attraente,   più sexy.  Si badi bene: sexy,  neppure  seducente, che sarebbe già stato molto meglio, anche se la scuola più che divertire dovrebbe formare;  e se certo è possibile e anche auspicabile in una certa misura far coincidere le due cose,  ci sono comunque delle “Colonne d’Ercole” ben precise al riguardo. Ma l’uso di un termine simile, del tutto fuori luogo  se usato da un ministro e riferito al contesto scolastico, può dar luogo a infiniti equivoci  forse (almeno si spera!) non nel senso …. pecoreccio  di cui sopra, ma certamente non meno devastanti, continuando sulla falsariga di togliere ogni requisito  di serietà e di complessità ad una attività didattica che si vuole sempre più superficiale,  poco impegnativa e “facilitante”. Basta vedere al riguardo come calano ogni anno i livelli di preparazione degli studenti , anche perché spesso si è sempre più superficiali nell’offerta formativa e sempre meno esigenti nella valutazione.  Quindi se ha ragione la ministra (ma è la scoperta dell’acqua calda) sul fatto che la scuola non deve essere arida o distante dai giovani, bisogna però “forse” che abbia anche il coraggio di educarli alle loro responsabilità, presenti e soprattutto future.

La seconda cosa è per certi aspetti ancora più inquietante. La ministra, in un forum organizzato dall’Agenzia all’Ansa, ha dichiarato di essere “ contraria al valore legale del voto di maturità e di laurea. Sono contrarissima a dire che bisogna dare valore al voto, soprattutto se abbiamo commissioni che dipendono dalla soggettività” [1].

Ora che lei sia contraria al valore legale dei titoli di studio è una sua opinione personale e va bene, anche se, data la posizione che ricopre, si tratta (forse) di un tema un po’ delicato e complesso per essere liquidato con una dichiarazione “mediatica”.  Ma quello che sconcerta è la motivazione, che mette praticamente in dubbio l’obiettività e la competenza (non parliamo dell’onestà) dell’intero (o quasi)  corpo docente italiano. Ora, che tra i docenti liceali e universitari vi siano incompetenti e gente che valuta a seconda della luna (o di altre motivazioni ancora più ignobili) è purtroppo tragicamente vero, ma che questa sia ragione necessaria e sufficiente  per una dichiarazione per l’appunto alquanto “soggettiva”, generica e discutibile è quantomeno inaccettabile ….  E che cosa sottintende poi tutto questo, una ulteriore, futura beatificazione del l’INVALSI  e invece “beotificazione”  di chi ha accumulato anni di seria esperienza sul campo?  Non sarebbe invece meglio, invece di sparare come al solito alla cieca nel mazzo,  cominciare a valutare (è proprio il caso di dirlo) caso per caso l’opera di determinati docenti, soffermandosi con attenzione su casi eclatanti come, ad esempio, certi blasonati licei dove in occasione degli esami di stato piovono voti altissimi in Italiano anche a chi per tre anni più che scrivere e esprimersi decentemente è stato solo capace di ragliare? Per non parlare poi di quel che avviene in certe facoltà e in certi atenei …

Si dirà che in fondo quelle della ministra  solo  parole,  espressioni particolari usate in contesti particolari.  Proprio la scuola ci dovrebbe insegnare che l’uso errato o improprio di un termine può “costare caro” allo studente, purché trovi un docente degno di tal nome che non esiti a usare la matita blu. E al ministro della Pubblica Istruzione  (nonché docente universitario) allora? In un paese serio ci vorrebbe il “cartellino giallo” o meglio ancora quello rosso: a scanso d’equivoci, ministra, quello dell’espulsione!



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