Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
i fanno in queste ore sempre più insistenti le voci sulle possibili dimissioni di Letta a dicembre e sul conseguente voto in primavera. Tanto che l’incognita più grande, a tal punto, è come ci si arriva a questo benedetto mese di dicembre.
L’offensiva di Berlusconi e dei cosiddetti falchi del Pdl (per quanto strumentale e fortemente provocatoria) sulle dimissioni di massa, ovviamente, non è una iniziativa nata per partenogenesi, ma la risposta palese ad una decisione meno manifesta (non per questo poco evidente), compresa da pezzi importanti del Pd e dagli apparati dello Stato, che le Procure (quella di Napoli in particolare) hanno deciso di spiccare, a breve, un mandato di arresto nei confronti del leader del centro destra.
Il circo è partito, la decisione annunciata: De Gregorio trattato come un galantuomo in televisione e dai giornali, i messaggi in codice di Valter Lavitola (vedi Messaggero e Il Fatto Quotidiano della scorsa settimana) sono segni evidenti della strada intrapresa dalla Procura partenopea e, al solito, i soliti giornali e soliti esponenti politici seguono festanti.
L’uscita di scena per via giudiziaria e conseguente martirio di Berlusconi è oramai segnata. Non capisco, però, a chi davvero convenga. Non certo all’Italia.
Per alcuni versi - non scherzo - mi sento solidale con Enrico Letta: accompagnato dalla lobby dei cuochi, povero figlio, se ne stava in quel di New York a raccontare, per giunta in perfetto inglese, al mondo intero che il nostro Paese è “cool”, giovane e dinamico. Che la pacificazione politica era cosa fatta, che sull’Italia finalmente ci si poteva contare… e che gli fanno? Lo sputtanano! Ma Letta ha sbagliato prendendosela con il centro destra: “il Pdl ha umiliato l’Italia” ha detto. Ora, a parte la leggera ingenerosità - è il Pdl, anche il Pdl, che gli ha permesso di essere il presidente del Consiglio o no? - ha sbagliato a indirizzare i suoi strali verso questa forza politica perché è il suo partito (parte, al meno, del suo partito) che s’è incapricciato dinnanzi all’ipotesi di un Berlusconi in galera.
Io voglio bene davvero all’Italia e certe baggianate sull’italianità ascoltate ultimamente mi lasciano perplesso. Bisogna capire, infatti, se il bene più grande sia il risanamento economico o la bandiera (tra l’altro brandita anche da gente improbabile), se sia più grave vendere le aziende o il fatto che non se ne aprano più…
E’ vero che siamo in vendita tanto al pezzo, che sembra di stare, anzi, ai saldi di fine stagione, ma qui è politicamente che si rischia grosso, che si rischia tutto. La caduta di un governo è un fatto politicamente fisiologico se avviene per via democratica, se sono le questioni politiche a determinarlo. Non quelle giudiziarie. Non la resa dei conti, non l’odio. Vi immaginate la campagna elettorale che ne seguirebbe? Questo si, che non ce lo possiamo permettere.
Inserito da stebee il 30/09/2013 16:47:09
Il Governo cadrà solo perchè un delinquente condannato in via definitiva per aver truffato lo Stato, nel momento in cui lo serviva avendogli anche giurato fedeltà tra l'altro, vuole salvarsi dallo scontare la giusta punizione. Se ha il terrore che lo arrestino, è perchè lui sa benissimo quello che ha fatto. Semplice no? Nonostante l'avesse negato, fa cadere il governo perchè nessuno l'ha salvato (come poi?) da una condanna che anch'egli riteneva certa (sapendo quello che ha fatto). Tutto un paese in balia di un delinquente pregiudicato che ha il terrore di essere arrestato per le sue malefatte! Non la inorridisce questo? Non la spinge a vomitare sopra il Cavaliere (e lo è ricordo indegnamente perchè il titolo deve essere revocato secondo il regolamento).
Inserito da Crispino il 27/09/2013 22:26:14
Ma crede veramente, Caro Accolla, che se il governo cadrà ciò avverrà per effetto della "via giudiziaria" o non piuttosto per l'insopprimibile ansia di vendetta e di rivalsa di un ricco signore che attraverso un partito personale conduce a volte battaglie strettamente personali ? Io credo senz'altro che lei voglia davvero bene all'Italia e per questo ancor più mi rammarico per il valore assoluto che lei attribuisce alle tesi di Berlusconi. Ma le appare soltanto verosimile che collegi giudicanti diversissimi tra loro, distribuiti variamente lungo la penisola, partecipino compatti alla persecuzione "comunista" contro Berlusconi ? Posso dirle tra l'altro per notizia fondata che molti di quei giudici non risultano affatto di tendenze comuniste. Ho un vecchissimo amico che settant'anni fa, all'indomani dell'8 settembre, aderì alla Repubblica di Mussolini per vergogna della resa incondizionata e del tradimento di Badoglio. Una scelta che gli procurò prove durissime ma che mai rinnegò. Quell'amico oggi reagisce con veemenza verso chi sapendolo di destra gli attribuisce simpatie per Berlusconi. Sostiene che nella vita dei popoli si presentano a volte circostanze altamente drammatiche che impongono ai singoli scelte difficili e laceranti. La regola per contro, per i cittadini onesti che amano la Patria, è quella di rispettare e difendere le istituzioni del proprio paese. Magari criticandole per migliorarle ma non contrastarle e denigrarle, per mero interesse personale diverso da quello della Nazione . Le considerazioni del mio amico mi fanno riflettere.
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