Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Zubin Mehta
Un’orchestra e un coro in discreta forma, anche se forse non proprio al massimo delle loro potenzialità, hanno di fatto aperto mercoledì sera la stagione musicale autunnale del Maggio Musicale fiorentino, inaugurata il 21 settembre dallo spettacolo “educational” Don Chisciotte. Il programma “mitteleuropeo” era sicuramente di grande interesse, anche se forse la scelta del concerto per violino non è stata tra le più… intonate!
Zubin Mehta ha aperto la serata con la Ouverture delle Lustigen Weiber von Windsor ; opera di un musicista tedesco che però aveva vissuto a lungo a Vienna e che si mostra nelle sue composizioni molto più austriaco che “tedesco”: melodie languide e ballabili alternati a ritmi giocosi in una sapiente strumentazione che possono ricordare per certi aspetti la futura produzione di Johan Strauss jr. E questo alternarsi di momenti e di colori è stato perfettamente colto dalla direzione di Mehta, che ne ha dato una lettura ora languida ora brillante e travolgente; così come è stato magnificamente reso il clima elegiaco e sognante della pagina successiva, il coro alla luna del III atto, (sempre dell’opera di Nicolai) in una perfetta sintonia tra coro e orchestra.
Del tutto diverso il lied Il cavaliere del Fuoco musicato da Hugo Wolf su testo del poeta tedesco Eduard Mörike (1804-1875), una lirica dai toni spettrali e angosciosi perfettamente tradotta in musica dal compositore austriaco. La lettura di Mehta ha reso il clima notturno e cupo della vicenda, dal brontolio degli archi iniziale sino al galoppo fatale del cavaliere verso il suo destino. Buona anche la prestazione del coro.
Il concerto per violino e orchestra di Erich Korngold, autore che pure nel suo periodo “viennese” aveva avuto un discreto successo con lavori come l’opera Die Tote Stadt ( la città morta,1920) è apparso come un brano di interesse (e di valore) inferiore al resto del programma, tra l’altro poco “virtuosistico” nell’impostazione così da non consentire al pur abile e brillante violinista cinese Dan Zhu di mostrare pienamente il suo talento.
Da Korngold a Schönberg, il salto è sicuramente lungo, anche se i due musicisti sono contemporanei. La Kammersymphonie del 1906 è uno dei lavori forse più amati del compositore viennese, opera di svolta in cui, senza abbandonare del tutto la tradizione, sperimenta per la prima volta nuove soluzioni espressive, estendendo la sua attenzione a tutti gli elementi del comporre: l’ elaborazione tematica, il rapporto tra contrappunto e armonia, la configurazione formale e l'assetto strumentale. Un’opera sen’altro non facile che ha però trascinato ed entusiasmato il pubblico in una vera e propria ovazione a Mehta e ai 15 strumentisti che l’hanno eseguita.
E poi il gran finale, col il bellissimo Wiener blut, ( Sangue Viennese) di Strauss jr. Un valzer di grande dolcezza, non senza una punta di malinconia, ma soprattutto di grande elegante, che Mehta e gli orchestrali del Maggio hanno reso con grazia e leggiadria davvero tutta viennese.
Prossimo appuntamento sabato 28 e domenica 29 settembre, sempre al Teatro Comunale, con Leonidas Kavakos direttore d’orchestra e violino solista. In programma il Concerto in mi minore op. 64 per violino e orchestra di Mendelssohn, la quinta sinfonia di Schubert e il poema sinfonico Tod und Verklärung ( morte e trasfigurazione) di Richard Strauss.