Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
ara Marika, mandandomi la tua riflessione su queste ultime notizie riguardanti il caso dei nostri marò, ti sei detta convinta che non avrei pubblicato il tuo pezzo.
Convinzione che ti derivava dal sapere che io la penso in maniera diametralmente opposta alla tua sul caso dei nostri soldati in attesa di giudizio in India.
Ma Totalità coincide solo in parte con me e con le mie convinzioni, Totalità fino dal primo numero si è presentata ai lettori come libero laboratorio aperto a tutti, e quindi a tutte le idee e opinioni, purchè espresse con rispetto e entro i confini della legge nonché del buon senso. Tradirei dunque la "nostra" rivista se non pubblicassi il tuo articolo, e sopratutto tradirei me stessa e quello in cui credo: la libertà di esprimere le proprie opinioni senza lacci e lacciuoli ideologici, senza pregiudizi.
È una libertà che invoco per me, e che mi ha spinto a fondare questo giornale, ma che garantisco ad ogni collaboratore proprio perché credo nella "libertà" come valore assoluto, e soprattutto credo in quella libertà un po'anarchica che non si assoggetta a nessun padrone, neppure se si tratta di idee e/o ideologie.
Ciò detto esercito il diritto di dirti che non sono d'accordo con te, né con Pistelli e tantomeno con il ministro Bonino.
Pistelli e Bonino in quanto politici (una addirittura ministro degli esteri) sono i rappresentanti del popolo italiano e in quanto tali dovrebbero, in un paese normale, quale tu giustamente invochi, tutelare presso gli altri paesi il popolo italiano non solo come collettività, ma anche per ogni suo singolo membro.
Francamente non so se i due marò Girone e Latorre abbiano sparato o meno (c'è, come ben sai anche l'ipotesi,che siano stati altri a sparare e loro si siano assunti la responsabilità), non so quindi se abbiano ucciso loro quei pescatori. Non so se il tutto sia avvenuto seguendo le regole di ingaggio come era stato loro ordinato di fare.
Pare però sicuro che il tutto sia avvenuto in acque internazionali, che se non cambia la gravità del gesto e i suoi risultati, cambia l'applicazione del diritto.
Nello stesso modo sappiamo che i due marò, per una serie di stupidaggini,dilettantesche fino ad esser criminali (dal punto di vista politico e diplomatico), sono stati riporati sul territorio indiano e per esser consegnati a quelle autorità.
So per certo, infine, e non sono la sola a saperlo, tutto il mondo ne è a conoscenza, che i paesi normali, credibili, dignitosi ecc ecc tutelano i loro cittadini all'estero, che non significa garantire loro l'impunità quando si siano macchiati di un reato, ma significa garantire loro un processo secondo le procedure del loro paese. Questo vale tanto di più quando sia in discussione il luogo dove il delitto si è consumato (acque internazionali?) e quando a essere accusati siano dei militari che rispondono a regole in questo caso assai diverse da un comune delitto di sangue commesso da qualcuno che volontariamente o colposamente se ne renda responsabile.
Non citerò come esempio gli americani che tutelano i loro uomini a prescindere, non citerò il caso del Cermis non voglio citarlo, non voglio ricordare che dei deficienti per gioco, e non per una interpretazione magari errata delle regole di ingaggio, hanno fatto precipitare una funivia con diverse decine di persone a bordo provocando una strage. Non voglio ricordare che quei militari non hanno fatto un solo giorno di galera in Italia e che a casa loro sono stati praticamente assolti!
Non voglio farlo perché l'America non è un mio modello, ma lo è per tutto il resto del mondo e anche per i nostri politici che sono così arrendevoli con il governo indiano, che invece non ritiene di concedere anche all'Italia il diritto che hanno gli altri paesi.
Il problema cara Marika è che gli altri paesi, quelli che noi definiamo civili, educati, dignitosi, normali, non avrebbero mai lasciato i loro uomini nelle mani straniere. Un paese civile, si assume l'onere e la responsabilità di processare e se è il caso punire i propri militari che abbiano sbagliato.
È una questione di dignità , di onore e di credibilità. Tutte cose ahimé ignote in questo sciagurato paese
Inserito da Marika Guerrini il 03/10/2013 12:41:43
Cara Simonetta, le nostre divergenze sul caso marò, in realtà divergono meno di quanto si pensi. Quel sentimento patrio che ti riscalda e ti fa, a ragione, accusare uno Stato incapace di tutelare i propri cittadini all'estero, Stato che ampliando e sintetizzandolo il concetto si può definire assente di Sovranità, in me si centuplica, si esaspera. Ritengo, infatti, che non si possa riconoscere uno Stato che non si comporti secondo Sovranità. Uno Stato non riconosciuto è uno Stato assente e, l'assenza di uno Stato, comporta automaticamente, in frangenti di necessità, la presenza di un altro Stato ma Sovrano. Tu rimproveri lo Stato e, in certo senso, rimproverando aneli ad un suo cambiamento, in me, il desiderio-delusione, moltiplicandosi, fa sì che quello Stato non esista. E ti dirò di più, nella sporca faccenda marò, l'assenza di tutela dello Stato nei confronti dei due militari, si è manifestata ancor prima che venissero lasciati ai ferri indiani. Pressapochismo, menzogna, arroganza, questa funesta triade che ha portato dove sappiamo, ha preso avvio nel momento in cui, segnalazioni della guardia costiera, della capitaneria di porto e della polizia del Kerala, sul grave episodio, sono giunte alla Lexie, da lì in Italia. La corale risposta italiana è stata una completa negazione del fatto pur nella sua evidenza. Che mi risultino, ci sono ben 5 dispacci iniziali inviati dalla nave alla nostra Marina Militare, che attestano il tutto. Si è mentito sul numero degli occupanti il peschereccio, sul fatto che fossero armati, sul fatto che avessero sparato per primi (non avevano armi) e fossero in procinto di arrembaggio, sul luogo, ovvero il numero di miglia di distanza dalla costa e le acque internazionali ( in vero neutre, zona-limbo che separa le nazionali dalle internazionali) ), sulla rotta dei pirati somali, sui tre colpi in aria dei nostri militari, tutto a non voler ammettere l'errore tanto meno assumersene responsabilità. Ma tu dici, giustamente, qualunque sia stato il fatto, rei o innocenti, dovevano portarli in patria e garantire loro "un processo secondo le procedure del loto paese", sì, non c'è dubbio. Ed è quel che l'India ha proposto nel primo momento al nostro ambasciatore, a incaricati governativi, all'Italia, quando Girone e Latorre erano ancora a bordo, proprio perché in acque neutre, dove ci si accorda sul chi debba procedere. La risposta italiana ha calcato di nuovo pirati sì, armi in possesso degli uccisi sì, niente arresti ai marò e neppure sospensione momentanea dell'incarico, in attesa, ma al termine regolare della missione, al rientro, si sarebbe valutato il tutto e il se. Arroganza in stile yankee la chiamo io. Sull'altra sponda, intanto, giacevano due morti ammazzati dalle armi italiane, morti disarmati, innocenti, ignari di segnalazioni militari eccetera. Errore che può accadere, ma anche paura, presunzione, arroganza, poi, assenza di lealtà, questo ha giocato. Dici che non sappiamo, in realtà, se i marò abbiano eseguito un ordine, dici "militari che rispondono a regole in questo caso assai diverse di un comune delitto", giusto, provenendo da una generazione di militari, so cosa significhi obbedienza, ma anche coraggio e lealtà. Per questo ritengo ancor più grave l'azione "bellica" in questo caso. Ma l'errore è a monte, Girone e Latorre sono solo emblemi di uno Stato in sfacelo morale ed etico, ed ecco che ritorna. Uno Stato che fa coprire ai suoi militari ruoli che in alcun modo dovrebbero competere loro, come il fare da "guardia" su mercantili civili ( allora ministro La Russa), che, ancor più oggi, non di rado, trasportano armi e droga e, in certi casi di certi Stati, elementi sovversivi. E questo i paesi dell'area lo vivono quotidianamente. Simonetta cara, i paesi "normali, credibili, dignitosi" a cui aneliamo, non addestrano i propri soldati nell'emulazione di Stati che non sono né normali, né credibili, né dignitosi, non li addestrano al "prima spara poi accertati", ma ora da noi è così ad eccezione dell'Arma. Ma vedrai che prima o poi distruggeranno anche quella. Ci stanno già provando. Sono con te, ma la mia visione è ancor più severa della tua, forse troppo drastica, ma, come ti dicevo, uno Stato assente alla sua Sovranità, chiama in causa la presenza di un altro Stato che sia Sovrano. E l'altro Stato, la sua Sovranità, se pur con rammarico patrio, bisogna riconoscerla, anche condividere. Quale siano i retroscena della condivisione, in un punto di non ritorno, non importa. Marika
Inserito da ines il 03/10/2013 11:16:18
Concordo con il nostro Direttore! Ines Doffini Frau
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