Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
ramontato il sogno del “partito unico dei moderati”, diventato un circo equestre di falchi e di colombe, di pitoni e pitonesse, di corvi e di lupi, l’ultima spiaggia per chi voglia tentare di ricucire, da destra, un minimo di discorso politico è quella di ripartire dalla realtà, la realtà di un’Italia “orfana” e confusa, ma sempre alla ricerca di una “via d’uscita” dalla crisi che la soffoca da anni. Una crisi che sarebbe riduttivo circoscrivere al solo ambito economico, punta d’iceberg, in realtà, di un malessere più ampio e diffuso, il quale tocca la politica, la società, la stessa tenuta civile del nostro Paese.
Il quadro è noto. Netta la fotografia di un’Italia in cui l’immobilismo sociale (e quindi la perdita di certezze che parevano acquisite), il venire meno delle aspettative (per i giovani, ma non solo per essi), la sfiducia politica, la rassegnazione (soprattutto rispetto ai nostri vizi nazionali) non aiutano ad individuare/delineare l’auspicata “via d’uscita”.
Un primo, essenziale passo è la presa di coscienza rispetto alle ragioni di questa crisi, alle tante, irrisolte domande di fondo, che l’hanno provocata. Dato essenziale è certamente la debolezza della classe dirigente, politica e non. Come ha scritto, con lucida determinazione, Carlo Vivaldi-Forti, in una nota apparsa sull’ultimo numero de “il Sestante” (il bollettino del CESI) «Se vogliamo davvero arrestare il declino dobbiamo comprendere i meccanismi che hanno condotto all'applicazione della Legge di Parkinson, cioè alla formazione di una gerarchia invertita, ad ogni livello, per cui i peggiori comandano e i migliori sono emarginati. Non è vero, per nostra fortuna, che l'Italia sia composta soltanto di cretini e delinquenti, ma è vero, per nostra disgrazia, che questi ultimi siedono nella stanza dei bottoni. Il problema è come cacciarli. Al punto in cui siamo, le piccole e limitate riforme non bastano. L’attuale crisi non è di governo, ma di sistema. Soltanto ricostruendo l'intera architettura dello Stato, possiamo tornare a guardare al futuro. Il solo cambiamento istituzionale in grado di ristabilire la giusta gerarchia della competenza e del merito è una riforma partecipativa a tutto campo, sia nel settore pubblico che in quello privato. Altre strade non esistono».
C’è, al fondo di questa domanda di cambiamento, la necessità di ritrovare/ricostruire il senso dello Stato, uno Stato finalmente autorevole, fondato su una rinnovata democrazia, su un sistema rappresentativo in grado di garantire il massimo della partecipazione insieme ad una salda governabilità, un’autentica legittimazione popolare unita ad una ritrovata efficienza “di sistema”.
E’ così difficile arrivarci? Al di là degli auspici e dei buoni propositi, l’unica strada è quella di un’Assemblea Costituente, eletta con il sistema proporzionale, attraverso la quale richiamare i partiti alle loro responsabilità e fissare nuove regole e nuovi obiettivi per un’ Italia da troppo tempo in balia dell’emergenza, mascherata da “larghe intese”, della precarietà, nascosta dietro gli impegni europei, della non-politica, giustificata dalla crisi.
In questo vortice siamo stati tutti risucchiati e soffocati. Gente comune e ceti dirigenti, giovani e non, nord e sud del Paese. E’ così da anni. Forse è tempo di dire basta per tornare a respirare. Per tornare a credere che, per quanto paia difficile, un’altra Italia è veramente possibile.
Inserito da ghorio il 08/10/2013 13:42:25
Questo editoriale di Mario Bozzi Sentieri è il sogno di ogni italiano orgoglioso di esserlo. Una cosa , però, va detta: dall'avvento delle delusioni della cosiddetta seconda Repubblica si parla di una nuova Assemblea Costituente. Poi tutto finisce lì, anche per colpa del mondo dell'informazione, troppo conformista che si adegua alle maggioranze che spopolano. I direttori dei cosiddetti grandi giornali dovrebbero criticare ogni giorno l'attuale classe politica di destra, di centro e di sinistra , invece non lo fanno perché ci sono sempre di mezzo vari interessi. La speranza è che vengano dati potere al popolo, magari con i referendum propositivi, sperando che cessi il proclama che la " la nostra Costituzione è la più bella del mondo", cosa per niente vera.
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