Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Non è casuale la scelta del 10 ottobre per dare inizio alla V Edizione di “¡Flamenco!”, il Festival prodotto dalla Fondazione Musica per Roma, che si tiene ogni due anni all’Auditorium Parco della Musica, e che è dedicato all’arte millenaria andalusa: il Flamenco, dichiarato dall’Unesco nel 2010 “Patrimonio Immateriale dell’Umanità”.
Non è casuale neanche che il suo ideatore e direttore artistico, Juan Angel Vela del Campo, critico musicale del quotidiano “El Paìs”, abbia voluto, come primo spettacolo della rassegna una novità ispirata al melodramma “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi, a sua volta ispirato a “El Trovador” del drammaturgo spagnolo Antonio Garcìa Gutierrez, autore anche del dramma “Simon Boccanegra”.
L’unica “casualità” risiede nel fatto che i due autori, Garcìa Gutierrez e Verdi, erano nati duecento anni fa, nel 1813: il primo il 5 luglio a Chiclana, nella provincia di Cadice, e il secondo il 10 ottobre a Busseto, in quel di Parma.
Ebbene, per rendere omaggio a Giuseppe Verdi nell’anniversario della sua nascita, ma anche al drammaturgo andaluso che nel 1836, a soli 23 anni, scrisse la storia d’amore e morte della gitana Azucena, Leonora, Manrico e il Conte di Luna, la V Edizione di “¡Flamenco!”inizia, proprio il 10 ottobre, con uno spettacolo in anteprima mondiale, intitolato “Homenaje Flamenco a Verdi”.
L’arrangiatore musicale Jesús Cayuela ha adattato, alle particolari e “angeliche” caratteristiche vocali del celebre “cantaor” flamenco Arcángel, la tessitura da tenore di quattro arie del “Trovatore”: “Ah sì ben mio”, “Di quella pira”, “Deserto sulla terra” e “Mal reggendo all’aspro assalto”, tutte interpretate dal personaggio di Manrico.
L’iniziativa, del tutto sperimentale, come ha voluto sottolineare Juan Angel Vela del Campo, vuole essere un tributo affettuoso del Flamenco a Giuseppe Verdi, e in generale all’opera lirica italiana, che tante volte ha tratto ispirazione dalla Spagna.
Lo spettacolo che inaugura la rassegna, con le musiche dal vivo eseguite da un trio composto da chitarra, contrabbasso e percussioni, dà spazio anche alla giovane bailaora di Granada Patricia Guerrero, vincitrice del premio “Giraldillo” per i nuovi interpreti all’ultima Bienal de Flamenco di Siviglia, cui è gemellato il Festival romano che, anche quest’anno, propone un cartellone con nomi di assoluto prestigio.
E infatti, nelle tre serate seguenti, si alterneranno – l’11 - la cantante andalusa Carmen Linares, una delle maggiori interpreti del più autentico canto flamenco. La celebre “cantaora” propone un concerto in cui il suo “cante jondo”, forte e denso come l’olio che producono i secolari olivi della sua terra, Jaén, si fonde con il linguaggio del jazz interpretato dal trio formato da Jorge Pardo (sax), Carles Benavent (basso) e Tino Di Geraldo (battería).
Sabato 12 sarà la volta della “bailaora” Mercedes Ruiz con il suo “Baile de palabra”: uno spettacolo “da camera”, in cui la Ruiz esplora nuovi stili e sperimenta nuove coreografie che, “con me hanno viaggiato e con me sono cresciute”, ha dichiarato la danzatrice e coreografa andalusa.
In chiusura, domenica 13, una delle più affermate figure del flamenco contemporaneo, Eva Garrido, detta Yerbabuena, che nata nel 1970 a Francoforte, ritorna bambina alla terra natia dei suoi genitori, Granada, dove cominca presto a danzare. Nel 1998 forma la sua compagnia e collabora con la grande Pina Bausch e con Carolyn Carlson. Il suo flamenco, moderno, innovativo, ma di antiche radici, ha le caratteristiche del suo nome artistico “Yerbabuena”: la menta piperita, che allo stesso tempo dona intensità e freschezza.
Eva Yerbabuena, accompagnata da un eccellente ensemble di sei musicisti (chitarra, batteria, canto, violino), esplora le possibilità del nuovo flamenco in “¡Ay!”: uno spettacolo in cui la “bailaora” rivela doti inesplorate che lei sintetizza con queste parole: “Mi perderò... Un’ombra, un sogno... forse. L’incerta sensazione di aver vissuto l’attimo seguente senza quello presente...”.
Il Festival ospita anche la mostra “El Rocío”, dei fotografi Pablo Jiménez e Mikel Alonso: trentadue immagini del più celebre pellegrinaggio dell’Andalusia al Santuario della Madonna del Rocio (rugiada”), situato nel piccolo villaggio di Almonte, dove ogni anno, nella Pentecoste, arrivano centinaia di migliaia di pellegrini, indossando i costumi tipici, per rendere omaggio alla “Blanca Paloma”, il popolare appellativo dell’immagine ritrovata nelle maremme andaluse.
[“¡FLAMENCO!”, V Edizione, dal 10 al 13 ottobre, Auditorium Parco della Musica di Roma, www.auditorium.com]
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