Rachmaninov, Debussy e Cajkowskij

Maggio Musicale:passioni e colori di Francia e Russia. Replica stasera Teatro Comunale ore 20;30

Emozioni e affetti. Questo è stato senz’altro il leitmotive delle opere in programma

di Domenico Del Nero

Maggio Musicale:passioni e colori di Francia e Russia. Replica stasera Teatro Comunale ore 20;30

Il maestro Juraj Valcuha

Un concerto davvero emozionante, quello che ieri sera ha riscaldato  il pubblico del Maggio Musicale Fiorentino: Rachmaninov, Debussy e Cajkowskij  si sono rivelati un trittico veramente ben assortito per tematiche e scelta dei brani. E ancora una volta il coro e l’orchestra del Maggio hanno funzionato al meglio grazie anche alla brillante bacchetta del  direttore Juraj Valčuha (classe 1976), originario di Bratislava, dal 2009 direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e con un notevole curriculum sul … podio. Purtroppo però, una dolente nota, non certo imputabile a lui o alle masse orchestrali e corali: un pubblico latitante, con diversi vuoti in platea e galleria e a tratti anche distratto e rumoroso, anche se poi si lasciato conquistare e trascinare dallo stupendo vortice di emozioni. Un vero peccato, sia per il livello dello spettacolo che per lo sforzo che il teatro sta facendo di mantenere una qualità elevata  malgrado il momento non certo felice.  Si spera che la replica di stasera (Teatro Comunale ore 20,30)  possa dare agli interpreti la soddisfazione non solo di applausi calorosi, che non sono certo mancati, ma anche di un sala senza vuoti e senza sinfonie per carte di caramella o altri strumenti cacofonici.

Emozioni e affetti. Questo è stato senz’altro il leitmotive delle opere in programma. Si comincia con Rachmaninov, con i Tre Canti Popolari Russi op. 41: per certi aspetti vero e proprio canto malinconico di un esule che ripercorre tradizioni e emozioni sonore di una patria perduta per sempre. I primi due brani sono dominati da tristezza e rammarico provocati da un allontanamento, mentre il terzo è dominato da un’agitazione per un ritorno non particolarmente desiderato.  Con chi resterò io a passare l’inverno, con chi passerò le notti buie, Vanka? Ah!   - si conclude il testo del secondo brano, in una rievocazione in cui la musica vibra di un sentimento profondo. Ma se i primi due brani vibrano di una profonda malinconia, accompagnata da qualche guizzo pittorico come quello, nel primo, che evoca l’anatra in fuga, il terzo, che evoca il timore di una donna per il ritorno dello sposo geloso, procede al ritmo marcatissimo di danza paesana, con una coloratura vivace che ricorda Rimskij-Korsakov. Ottima prova, sia del coro che dell’orchestra.

E a proposito di “colori sonori”, non c’è dubbio che Claude Debussy sia un vero e proprio maestro di effetti sinestetici.   L’ispirazione per il trittico sinfonico La mer anche se il compositore la diceva scaturita dalla sua antica passione per il mare, nasce probabilmente da figure o paesi immaginari. Comunque sia gli schizzi sinfonici, dal titolo dall’Alba a mezzogiorno sul mare, Giochi d’onde e Dialogo del vento e del mare, rappresentano forse il traguardo massimo raggiunto dal maestro francese in fatto di ricchezza e varietà di colori; ma l’effetto di questa luminosità timbrica non è certo meramente descrittivo ma evocativo,  dando luogo a vere e proprie sinestesie: così ad esempio  nel dialogo del vento e del mare la ricchezza dell’orchestrazione si fonde con il vorticoso avvicendarsi delle immagini. E questo gioco suggestivo ed evocativo di suoni e colori è stato stupendamente evocato da Valcuha che è riuscito a trasformare l’orchestra del Maggio in una vera e propria tavolozza scintillante.

E le emozioni non sono certo mancate, anzi sono balzate alla ribalta fortissime nell’esecuzione dell’ultimo, celebre capolavoro di Cajkovskij, la sinfonia n. 6 Patetica. Un’opera dove l’idea della morte , che colpirà in effetti il compositore pochi giorni dopo la prima esecuzione dell’opera ( con modalità ancora non del tutto chiarite e per certi aspetti inquietanti) è senz’altro il motivo dominante,  anche se è difficile e forse persino improbabile stabilire uno stretto legame tra  la Patetica e gli ultimi eventi della vita del maestro;  anche perché, in realtà, essa costituisce il naturale coronamento della sua carriera di compositore tormentato  e profondamente inquieto.  E i vuoti, le impennate, gli scatti alternati a momenti lirici e drammatici che caratterizzano questo come quasi tutti i lavori del compositore si sono alternati in una scansione lucida e appassionata, fine alle ultime cupe note finali che si spengono in un silenzio sepolcrale. Un finale cupo ma coronato da una meritatissima esplosione di applausi. 

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