Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Arbitri di calcio e Giudici di tribunale.
Queste due categorie si stanno dividendo, un tanto la settimana, l’odio e il rancore dei cittadini italiani per le loro parziali interpretazioni del diritto, sia sportivo sia ordinario.
Squadre come Fiorentina, Inter, Torino, Chievo, e via dicendo, così come molte persone che hanno avuto la sfortuna di incappare nella macchina in panne della giustizia, stanno recriminando per la totale mancanza di equità di dette categorie.
Numerose sentenze della Corte europea dei Diritti dell'uomo decretano l'esistenza di una violazione commessa impunemente dallo Stato italiano contro il diritto al giusto processo.
La politicizzazione della magistratura, fa emergere situazioni al limite del paradossale, del burlesco, con un miscuglio di totale impunità, sovraesposizione mediatica estrema, politicizzazione di cui godono i magistrati italici, senza eguali nel mondo occidentale.
Pertanto, a questo punto, non è più possibile parlare di Stato di diritto.
Nel mondo pedatorio, che prende esempio da quello ordinario, la legge non è messa meglio, con una categoria arbitrale al limite della decenza, che ogni Santa domenica perpetra danni colossali verso questa o quella squadra a vantaggio, quindi, di altre che ne approfittano immeritatamente.
Una democrazia nella quale il ruolo giudiziario svolge un programma eccessivamente esteso in un’area che sfiora i confini della politica non può non perdere la propria legittimità.
E così, si presenta anche la “magistratura sportiva”; hanno voglia a dirci che sono errori che possono capitare a tutti, mai come in questa caso vale il proverbio “ Errare humanum est perseverare autem diabolicum”.
A tal riguardo troviamo sul corriere fiorentino le parole di uno dei più stimati giuristi italiani, Paolo Caretti, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze. Si parla ovviamente del caso Cuadrado: “Da giurista non posso negare che sia uno degli errori più clamorosi a cui abbia mai assistito da quando seguo il calcio, e cioè da sempre. La giustizia sportiva limita ad alcuni tesserati – come ad esempio gli arbitri – di rilasciare dichiarazioni, in deroga dunque alla libertà di espressione, un aspetto del tutto incostituzionale. C’è una regola precisa alla quale nel caso di Cuadrado si fa riferimento e che è stata quella che ha reso inaccettabile il ricorso: la prova televisiva può essere utilizzata solo per punire la condotta violenta o il comportamento antisportivo. Fatto salvo lo scambio di persona, è uno strumento che sanziona, non che scagiona ed è questo che andrebbe rivisto. Non ha senso che funzioni solo a danno del calciatore, per penalizzarlo: se è uno strumento utilizzato per accertare quanto accaduto che magari è sfuggito all’arbitro, se ne faccia anche un uso favorevole al calciatore”.
Quindi, una giustizia sportiva creata ad personam per gli arbitri e tutta la categoria.
Mai come oggi serve una profonda revisione, una riforma veramente importante della giustizia, sia a livello ordinario che sportivo, partendo dalla sua denominazione: non più Potere Giudiziario ma Ordinamento Giudiziario, trasferendo nuovamente l’attribuzione del potere solo al popolo sovrano.
Nuova impostazione da dare al CSM, che non può continuare ad essere un’intoccabile corporazione, composta esclusivamente da persone che non devono mai rendere conto del loro operato ad alcuna autorità votata, e sottolineo espressa, dal cittadino.
A tal proposito, basta definire i magistrati amministratori di giustizia, essi dovrebbero essere chiamati “funzionari di giustizia”, con l’attuazione della separazione delle carriere tra PM e Giudici.
Se tutti, come recita la legge, devono essere uguali dinanzi ad essa, vanno eliminate le consuetudini che prevedono il cittadino come soggetto da “sottomettere” all’autorità ancora in sede processuale.
Perciò, essendo appunto “funzionari di stato”, pagati per svolgere una difficile attività, nell’eventualità di loro sbagli devono essere licenziati, scontare pene amministrative e condanne in sede penale, nel caso abbiano recato ingiustamente danno ad un cittadino.
Poi, cancellazione di tutti i processi indiziari.
Non deve, infatti, essere accolta dalla riforma alcuna sanzione penale se non verificata totalmente ed indiscutibilmente.
La giustizia non può essere più adoperata a seconda del capriccio del riccone di turno o come mero strumento politico o demagogico.
Ecco, solo così, attingendo da una riforma di simil fatta anche il diritto sportivo potrà un giorno dire “sì, quell’arbitro ha sbagliato, ma solo per una svista…”
Inserito da bea il 02/11/2013 12:57:39
Gridate, gridate... Ma dove sono i cittadini, perché non è nemeno in vista una rivolta? Tutti sanno, tutti conoscono la situazione dell'INGIUSTIZIA, leggono, guardano la TV... ma sono muti. E' questa una malattia all'Italiana? E da quanto tempo si parla di riforme "urgentissime"?
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