4 novembre Festa delle Forze Armate

Gli Arditi e i Freikorps nascita e storia del combattentismo

Quasi coevi in Italia e Germania si strutturano diversamente seguendo analoghi percorsi

di Ivan Buttignon

Gli Arditi e i Freikorps nascita e storia del combattentismo

Gli arditi italiani e i corpi franchi tedeschi sono due istituzioni tra loro certamente differenti. Mentre gli arditi sono parte integrante dell’Esercito regolare, vale a dire un corpo d’assalto creato nella scuola di Sdricca di Manzano in Friuli, i Freikorps non sono affatto parte dell’Esercito tedesco, bensì rappresentano un’organizzazione paramilitare che a esso si affianca. C’è l’esigenza, infatti, dopo i limiti quantitativi all’arruolamento dei soldati imposti dal Trattato di Versailles nel dicembre del ’18, di coadiuvare le forze militari ufficiali con volontari armati, soprattutto per impiegarli in azioni di ordine pubblico.

Ancora, gli arditi rappresentano un corpo a sé stante, con una propria divisa e un proprio addestramento. Assaltano infatti le trincee nemiche armati di bombe (il famigerato petardo Thevenot) e pugnali. Durante la Grande Guerra gli arditi vivono da eroi. Sono le truppe scelte per gli assalti. Il giorno dell’azione, mentre il bombardamento sconvolge le linee del nemico, i camion li portano sotto le posizioni da conquistare. Lì attendono l’ora stabilita, facendo circolare le borracce di cognac e di grappa, fumando, facendo scongiuri. A un ordine escono dall’attacco con le bombe a mano e il pugnale. Lancio, scoppio, calore, polvere, lame che insaccano corpi agonizzanti. Tutto si sbriga in poco tempo. E’ la vittoria o la morte.

Dagli arditi italiani e dai corpi franchi tedeschi, nell’immediato primo dopoguerra si strutturano associazioni combattentistiche che sconvolgono la logica militare e la geografia politica dei rispettivi Paesi. Gli arditi si organizzano nel ’19 nell’”Associazione fra gli Arditi d’Italia”, fondata a Roma da Mario Carli. Nello stesso periodo i Freikorps, assieme a reduci del conflitto mondiale, si strutturano nell’associazione combattentistica “Stahlhelm. Federazione di soldati del fronte del ‘18”. Nel novero di questo sodalizio, i corpi franchi rappresentano sovente gli elementi più oltranzisti.

Nel primo dopoguerra, i punti in comune tra gli ormai ex arditi e i Freikorps sono parecchi.

Primo, le difficoltà e le sofferenze. Tornati dal fronte, stentano a trovare un posto nella vita civile.

Secondo, sono avvolti dagli stessi miti: governi disfattisti, guerra come causa eroica, generazione del fronte, etica del combattimento e della gerarchia.

Terzo, la visione politica, in cui convergono istanze tipicamente di destra come l’antiparlamentarismo e il nazionalismo, ma anche vertenze sociali avanzate, come la redistribuzione delle terre e delle ricchezze in genere. Diversi di questi si schiereranno infatti a sinistra, ma proprio dalla sinistra convenzionale e parlamentare saranno sconfessati. In Italia sorgono nel ’21 a Roma gli Arditi del Popolo, per proposito del Tenente Argo Secondari. In Germania, nel ’19, le frange armate del Partito Comunista Operaio di Germania (i comunisti nazionalisti) e nel ‘33 il “Sozialistische Front”, gruppo di ex combattenti di sinistra. È Josef Roemer a fondare prima i Freikorps e poi il “Sozialistische Front”.

L’”Associazione fra gli Arditi d’Italia” e lo “Stahlhelm” si attivano immediatamente in senso politico. Esigono far sentire la loro voce e contare nelle decisioni politiche. Il modus operandi rasenta l’ardore rivoluzionario e a volte ha il sapore del colpo di Stato. Sono spiriti inquieti.

La prima fa il suo ingresso nella vita politica grazie ai futuristi, al “Popolo d’Italia” e a D’Annunzio. Sul settimanale “Roma futurista”, infatti, Mario Carli lancia il 20 settembre 1918, anniversario della Breccia di Porta Pia, un Appello alle Fiamme Nere, una sorta di manifesto politico ardito. Il “Popolo d’Italia" coinvolge gli arditi nelle sue offensive contro i disfattisti. Il Poeta soldato, infine, raccoglie parecchi ex arditi nell’avventura fiumana e ne sposa l’estetica: si veste da ardito, chiama arditi i propri seguaci, lancia le grida ardite e ne canta le canzoni di guerra. Un importante contributo alla causa politica ardita è dato anche dalle riviste combattentistiche come “L’Ardito”, che inizia le pubblicazioni nel maggio del ’19, e “La Testa di Ferro”, che vede i natali nel febbraio del ’20 e che assume posizioni squisitamente nazionalbolsceviche.

Gli “Stahlhelm” invece si organizzano a colpi di pubblicistica e prodotti editoriali. Nella rivista combattentistica “Die Standarte”, diffusissima in Germania, il Combattente è eretto quale nuovo soggetto legittimato a detenere il potere. La stampa scandalistica fa un uso spregiudicato delle immagini ed evidenzia il contrasto tra l’epoca imperiale e la decadenza repubblicana. La rivista di Alfred Hugenberg, magnate della stampa nazionalista con la sua casa editrice “Casa Scherl”, “Nachtausgabe”, passa da una tiratura di 38.000 copie nel ’25 a 202.000 copie del ’30. Infine, la pubblicazione di memorie fa il resto. Diari, memoriali, ma soprattutto racconti romanzati delle gesta eroiche dei Freikorps sono il pane quotidiano di chi pretende un nuovo ordine in una Germania che considera governata dai traditori. Due esempi editoriali eccellenti che vale le pena ricordare sono “Die Dithmarscher” di Adolf Bartels, che nel ’28 vende 200.000 copie, e “I proscritti” di Ernst Von Salomon, cui protagonista indiscussa è la gioventù che ha sofferto durante la guerra e che ora pretende di vendicarsi contro i disfattisti.

Sia l’”Associazione fra gli Arditi d’Italia” che lo “Stahlhelm” romperanno con i rispettivi regimi dittatoriali, perché profondamente delusi dalla loro scarsa carica rivoluzionaria. Ma ormai i giochi sono fatti. I miti del combattentismo sono già confluiti in quelle ideologie che grazie a questi conquisteranno le masse. 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da piccolo il 05/11/2013 16:47:34

    questo anniversario è sempre più pallido e strampalato. si fa a fette da solo coi pugnali e le bombe degli arditi che saltavan di trincea in trincea per annettere due regioni a statuto ultraspeciale che ora vorrebbero con altre andar via... e Totalità mi pare abbia obliato il 4 di ottobre: Francesco di Assisi. per far un contrappunto a queste sviste allego questo ricordo d'un fatto eroico e pure comico che farà gioire lettrici e lettori... il dì fu luminoso e la mente mi divaga. ora sono accoccolato sul campanile che alberga l'orologio inesausto del Dondi nella mia Chioggia. miro il mare e i suoi lari che ad ali spiegate, bianco di piume su bianco di nubi, volano in stormi verso settentrione: quasi mi sembra d'intravedere sotto i vapori color panna della leggera foschia le pietre bianchissime di Venezia e dietro disegnarsi i picchi delle Dolomiti. voglio anch'io festeggiare stanotte ma non una zucca vuota col lumino. lontano cerco coll'occhio la torre di San Marco e credo di vederla. allora scorro leggermente a destra il mio ideale collimatore e intravedo i tetti plumbei del palazzo ducale colla sua chiostra di pinnacoli. sto per traboccare di entusiasmo: stanotte, quando si porterà in trionfo la zucca vuota (omen dello Zeitgeist) io da solo voglio esser sotto il colonnato e attendere che ai rintocchi della mezzanotte, dunque "tra'l fin d'ottobre e'l capo di novembre" come preannunziato dal verso dell'Orlando Furioso, il fantasma vivo come non mai del Casanova sollevi la pesante lastra del piombo di copertura e a tentoni si trascini a cercar una finestra in cui calarsi. Per poi, atteso il mattino, sortire con gaia "nonchalance" da palazzo e con quell'impiccio di caudatario necessario che fu il Balbi andar verso una gondola per farsi trasportare in quel di Mestre... la magistrale fuga dai Piombi, le lastre pesanti divelte e con loro le condanne dei pedanti sono, vogliono essere la mia festa. altro che zucche vuote con lumino, la fuga dai piombi è per me la vera festa di stanotte... le stelle si saranno tutte accese sopra il braccio di laguna davanti al San Giorgio di Palladio, e questa tenebra luminosa già mi rincuora... 31 ottobre 1 novembre 1756.

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