Editoriale

L'Italia ha bisogno di politica, ma la politica si occupa solo di se stessa

Si discute e ci si accapiglia solo di spaccature all'interno dei partiti, di lotte per la conquista di un potere che non si sa a cosa servirà se andremo tutti a fondo

Giuseppe del Ninno

di Giuseppe del Ninno

eghittosa e meschina si snoda –o si aggroviglia ? - la cronaca politica italiana, dominata da tre argomenti principali: il tormentone della decadenza berlusconiana, con annesse minacce al governo e rischio di spaccatura del PDL, le lotte intestine in vista del congresso del Partito Democratico, le diatribe intorno alla Legge di Stabilità.

Sulla prima questione, troppo, se non tutto, è già stato detto. Il “lungo addio” dell’uomo che, nel bene delle aspettative e nel male delle delusioni, ha contrassegnato gli ultimi due decenni della vita italiana, in qualche modo compendia molti dei caratteri nazionali: l’individualismo nobilitato nella accezione guicciardiniana del particulare, le congiure di palazzo e i tradimenti, la corruzione – vera o presunta – in una diffusa aura di furberia, il culto del potere disgiunto da quello della Cosa Pubblica, il familismo che, ai vertici della scala sociale, assume aspetti dinastici, e così via.

 E’ mancato – o è stato in secondo piano e comunque ha avuto caratteri personalistici – l’ossequio alle potenze straniere: nella stessa vicenda della guerra di Libia – per limitarci a un solo esempio -  i fatti hanno mostrato a posteriori quanto fosse più rispondente agli interessi italiani la posizione di Berlusconi, peraltro sconfitto dalle diplomazie e dalle trame, in particolare di Francia e Stati Uniti; ma non è questo il momento - né la sede – per imbastire disamine di largo respiro. 

Qui, ancora una volta, si può rivelare la pochezza di una classe politica, quotidianamente impegnata a ordire o a sventare sotterfugi da azzeccagarbugli, imboscate in Parlamento e congiure di palazzo, nel chiacchiericcio di giornalisti “retroscenisti” in tutto degni di questi politici.

E a proposito di pochezza, non si sottraggono a una simile taccia i protagonisti della lotta per la Segreteria del PD, oggi, per la leadership di governo, domani. Va però riconosciuta una qualità, almeno ad alcuni dei contendenti: programmi come quelli annunciati da un Pittella o da un Cuperlo, lasciano intravedere una visione complessiva della società e dello Stato, quali dovrebbero essere in forza di grandi mutamenti legislativi o, se volete, di grandi sogni, che potranno non essere “nostri”, ma almeno hanno la dignità della politica con la maiuscola. Altrettanto non si può dire dell’astro non più nascente, ma già affermato, Matteo Renzi, in odore perfino di simpatie “centrodestriste”.

Al di là degli ondeggiamenti tattici fra popolo della sinistra e legioni di moderati silenziosi, dai tanti suoi interventi pubblici non è stato ancora possibile ricostruire il suo progetto per l’Italia: liberale? Solidarista? Laica? Sociale? Aperta alla modernizzazione ? legata da impacci ecologisti rétro? Vogliosa di sconfiggere la casta e comunque di svecchiare l’establishment o, di fatto, indulgente con quelli che si proclama di voler rottamare? L’impressione è che, per ora, il Sindaco di Firenze si ponga soprattutto l’obiettivo di conquistare il Partito, per poi muovere all’assalto del governo.

Quanto alla legge di stabilità, avviliscono il cittadino i commenti, le previsioni, gli arroccamenti quotidiani di questa o quella lobby. Fatto sta che l’unica preoccupazione di governo e parlamento pare essere quella di far quadrare i conti, in ossequio alla Burocrazia e alla Finanza dell’Unione Europea a guida tedesca, sotto pena di un ulteriore commissariamento.

Si spostano spiccioli dall’una all’altra voce di bilancio, schiacciati fra una cronica penuria di risorse, un coro di voci che pretendono e minacciano, l’impossibilità di nuovi giri di vite fiscale e l’incapacità di tagliare un maniera seria ed oculata le spese pubbliche. Nessun colpo d’ala, che potrebbe venire, ad esempio, proprio dal ridisegnare la macchina dello Stato e delle Amministrazioni locali, a partire da quelle modifiche alla Costituzione sempre più urgenti, spesso addirittura condivise, ma che nessuno ha il coraggio di avviare sulla base di un progetto organico. Altro che nuova legge elettorale! Si guarda alla pagliuzza e si ignora la trave! D’altra parte, non sarebbero certo nuove elezioni a mutare il panorama, in un quadro di tripolarismo zoppo, con uno dei tre pilastri riluttante a qualsivoglia collaborazione costruttiva, ma sempre pronto a dare anima e partecipazione al crescente astensionismo del corpo elettorale.

A volte, si ha l’impressione che soltanto uno choc potrebbe innescare un serio cambiamento generalizzato, nella direzione di un adeguamento del paese – istituzioni e cittadini – alle nuove problematiche planetarie. Uscita dall’euro? Dall’Unione europea? Fallimento dello Stato? Dal travaglio nascono le vite nuove; specialmente quando non si è in grado di affrontare le terapie amare ma necessarie.


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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da saldigua il 08/11/2013 10:22:43

    Ed allora cosa aspettiamo ? Agire ! AGIRE ! AGIRE !

  • Inserito da Cosma il 07/11/2013 16:10:31

    "modifiche alla Costituzione sempre più urgenti, spesso addirittura condivise, ma che nessuno ha il coraggio di avviare ..." Dr. del Ninno Lei sa benissimo che la costituzione assegna il potere ai partiti; l'unica riforma incisiva sarebbe quella presidenzialista, per ridare potere ai cittadini elettori. Tuttavia questa riforma i partiti non la faranno perchè, notoriamente, nessun tacchino anticipa il natale. La sola speranza di cambiamento che resta ai cittadini è, purtroppo, il crollo strutturale del sistema partitico. Fino a quel momento assiteremo solo ad una lunga, lenta agonia, durante la quale tutti continueranno a promettere riforme.

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