Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Oliviero con la moglie Maria Teresa
Ci sono notizie che non vorremmo mai dover scrivere e commentare. Ci sono notizie che non dovrebbero esserci in un paese che si ritiene civile.
Lui si chiamava Oliviero Biancato, aveva 53 anni e faceva il metalmeccanico a Mestre. Aveva una moglie, Maria Teresa, e un figlio di 24 anni, operaio. Aveva un hobby, Oliviero, era istruttore subacqueo. Un giorno di luglio del 2012, nel canale che costeggia porto Marghera, vide una macchina affiorare dall’acqua e poco più il là il corpo di una donna semi-sommerso.
Non ci pensò due volte, Oliviero, si tuffo, con poche bracciate raggiunse la donna e la portò in salvo. Lei confessò che aveva tentato il suicidio dopo aver perso tutto. Lui, Oliviero, sapeva di stare per perdere tutto, lui stava per perdere la vita, e lo sapeva.
Già, perché quello che non vi abbiamo detto è che Olivero era malato di cancro. Aveva battuto il male nel 2005 quando si era presentato per la prima volta. Poi, il maledetto tumore, era tornato e lui già in quei giorni di luglio era di nuovo sotto terapia chemioterapica, ma non se la era sentita di lasciare morire una donna.
Evidentemente Oliviero era una persona generosa, altruista. Evidentemente Oliviero era un uomo vero, con una dignità, dei valori.
Ma nel nostro mondo tutto questo vale poco, anzi niente. Il 29 aprile del 2013 Oliviero viene licenziato. Ha fatto troppe assenze. Si è assentato dal lavoro più dei 274 giorni previsti in tre anni dal contratto nazionale. E se il contratto nazionale non considera che purtroppo esistono malattie terribili come il cancro che costringono le persone a molte assenze… be’ si applica la norma e si licenza il poveretto.
Tutto lecito, tutto nella regola, niente da contestare.
Peccato che Oliviero dopo questo ultimo affronto impostogli dalla vita, abbia ceduto le armi, abbia smesso di combattere, sia sprofondato in una devastante ed esiziale depressione risultato di un combinato disposto (dal caso cinico e dagli uomini ancora più cinici) di malattia e licenziamento.
Ora Oliviero è morto. È morto da disoccupato, è morto di cancro e di disperazione. Ma tutto secondo le regole.
I liberisti ortodossi diranno che chi non può lavorare non può pretendere uno stipendio, che non si può invocare l’assistenzialismo oneroso che ha messo in ginocchio il nostro paese. Diranno che meglio dare quel posto di lavoro ad un giovane disoccupato anche lui disperato per non poter mantenere o formarsi una famiglia.
Tutto vero, tutto formalmente giusto. Ma a noi questa disumanità non piace, anche se in regola con le norme di legge.
A noi questa supremazia economica sulla pietas ci fa orrore.
Ci diranno, e ce lo hanno detto, che siamo dei reazionari, statalisti, magari anche un po’ veterocomunisti, o neofascisti incapaci di comprendere la luminosa legge del mercato che solo tira avanti il mondo.
Pensatela come volete. Sicuramente avete ragione voi, ma noi continuiamo a preferire una società dove la pietà non si immoli sull’altare del profitto, e al diavolo l’Europa e tutto il liberismo disumano.
Addio Oliviero.
Inserito da ghorio il 21/11/2013 19:45:48
Grande Simonetta Bartolini. Sottoscrivo e applaudo un articolo che è una lezione ai peroratori del "mercato"(minuscolo), che ignora le norme del vivere civile, oltre che la pietà. Tra l'altro questo mercato che si riempe la bocca nel predicare di liberalismo poi si guarda bene di fare in modo che il liberalismo, a parole, dei governi venga applicato nella vita reale, vedi lacci e lacciuoli delle libere professioni, la burocrazia,etc come avviene in quest'Italia disastrata.
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