Furbetti italiani

Giovani frodatori specchio dei tempi, autocertificavano falsi redditi per non pagare le tasse universitarie

A Roma i finti poveri provenivano da famiglie con macchine di lusso e studi professionali ben avviati, e non si tratta di casi isolati

di Simonetta  Bartolini

Giovani frodatori specchio dei tempi, autocertificavano falsi redditi per non pagare le tasse universitarie

Avranno pagato le tasse universitarie dovute?

In questo paese e in questi tempi il concetto di diritto allo studio ha un sapore piuttosto paradossale.

Lasciamo stare il fatto che il “diritto allo studio” non si è mai trasformato in “dovere” di studiare, una volta che si sia compiuta la scelta di prendere una laurea o un diploma, ma sia rimasto come sinonimo di diritto a avere un diploma o una laurea al netto dall’impegno per conseguirli.

Lasciamo stare anche il fatto che se andate a vedere le schede compilate dagli studenti universitari, a proposito della qualità dell’ateneo nel quale sono iscriti, troverete che la voce di lagnanza più diffusa riguarda l’eccessivo carico di studio!

Lasciamo anche stare il fatto che ormai le università sono ridotte ad aziende, e quindi come tali obbligate a guardare al profitto invece che alla qualità, superflua in un sistema dove il titolo di studio ha valore legale e quindi quel che conta è ottenerlo e non come, dove e il prestigio di chi te lo dà.

(Piccola parentesi l’università azienda ha un senso quando non c’è valore legale del titolo di studio e dunque si istaura una legittima competizione fra atenei a chi offre il servizio, cioè la preparazione, migliore che renda il laureato appetibile sul mercato del lavoro. In regime di eguaglianza qualitativa fra atenei - nel senso che il titolo di studio fornito ha lo stesso valore se emesso da un’ università di eccellenza o da una scalcinata– ovviamente quel che rende competitiva una università dal punto di vista dell’utenza, già ormai gli studenti si chiamano così, è la facilità e la rapidità ad ottenere il titolo di studio desiderato, onde la disposizione a alla trasformazione degli atenei in esamifici)

Lasciando da parte tutto ciò, che pure è fondamentale, ora si viene a sapere che a Roma, nel 2012, su 848 controlli effettuati su altrettanti studenti che avevano chiesto e ottenuto esenzione parziale o totale dalle tasse universitarie tramite l’autocertificazione dei redditi famigliari, ben 521 casi sono risultati truffaldini, nel senso che gli studenti risultavano provenire da famiglie povere , o comunque indigenti, in ogni caso incapaci di provvedere al pagamento della tassa universitaria, mentre in realtà i medesimi appartenevano a famiglie benestanti, chi con la Ferrari, chi con uno studio di avvocato ben avviato e via dicendo. Nel 2013 gli studenti che hanno dichiarato il falso sono saliti al 62%, un dato impressionante.

Inutile scendere in particolari, è una storia che ben conosciamo. Fingersi poveri per non pagare le tasse, o per ottenere una borsa di studio come in questo caso.

È la solita vecchia storia: il furbetto frega il sistema per ottenere un vantaggio economico cui non ha diritto e lo toglie a quello che invece se lo meriterebbe.

Sarebbe interessante verificare il cursus studiorum di questi studenti truffatori. Il sospetto è che non sia brillante, e quindi che la truffa non sia stata compiuta per desiderio insopprimibile di studiare, per amore all’addottoramento.

Poiché si tratta di un’autocertificazione compiuta da studenti maggiorenni, e dunque responsabili delle proprie azioni, bisogna immaginare che niente di ciò sapessero le famiglie.

Bisogna immaginare che i truffatorelli abbiano trovato il modo di fare la cresta al dovuto per le tasse scolastiche dichiarando in famiglia la cifra intera, ottenendo tramite autocertificazione, la riduzione, e di conseguenza intascando la differenza.

Ma si potrebbe anche pensare che la truffa sia stata compiuta in accordo con la famiglia, in ogni caso chi è stato “beccato” dovrà restituire il maltolto.

Già, a quanto pare solo questo. In alcuni casi potranno scattare delle sanzioni per aver dichiarato il falso, sanzioni contro le quali gli studenti romani stanno protestando!

Che schifo, cari amici lettori, sia che già a 20 anni (e nella percentuale che vi abbiamo detto quindi non si tratta di casi isolati) e provenendo da una famiglia benestante,  si inizi a frodare la comunità; sia che la famiglia sia complice della frode, ci troviamo di fronte all’ennesima dimostrazione che siamo in un paese perduto.

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 29/11/2013 15:05:57

    battuta ex tempore: a questi bravi studenti una laurea "summa cum fraude"...

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 29/11/2013 14:30:21

    è uno strano ribaltamento di visione filosofica: una volta ci si fingeva nobile e poi anche un po' ricco, per simulare con pochi mezzi un po' di stile, avvicinare belle fanciulle, intrattenersi con gente distinta e di spirito etc. ciò poteva avvenire in qualche località di turismo ove non fosse necessario dar troppe informazioni e non vi passassero se no per malauguratissimo caso dei conoscenti. era peraltro assoluta necessità esercitarsi ad una certa istruzione e ad una sicura e travolgente eleganza di modi che facesse pensare ad un signore o signora in (molto) incognito.. oggi, pur disdegnando, e come una peste, la francescana povertà ci si finge poveri a questo modo che ci racconta la nostra Simonetta-Maria Luisa. per rubacchiare. con animo molto meschino in fondo. in privato, naturalmente, ritornano invece le scale di misura usuali per la considerazione: titolo di laurea, auto possente, restaurant, abiti ultima moda e griffati, accompagnatrice fascinosa etc. insomma un panorama che è tutto un programma. resta da vedere se alla lunga questi nemmeno geniali impostori che credono di allontanarsi in avanti per un effetto ottico non siano invece quelli che si allontanano ma indietro. un po' come uno che addormentatosi su di una riva del fiume vede l'altro su di un altra riva che si allontana e va verso le cascate. in realtà non era l'altro che stava muovendo verso la grande schiuma che inghiotte. era il primo che non si era accorto d'esser su di un'isola galleggiante e in balìa della corrente...

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