Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Se di botto vi facessi questo indovinello: porta un copricapo alquanto famoso, ha un gran bel naso, è da tempo immemore uno dei protagonisti della letteratura mondiale; anzi, in più aggiungo che è toscano, sapreste dirmi chi mai è costui?
Taluni, dall’umorismo facile, potrebbero, appunto scherzando, rispondere Pinocchio poiché, ad onor del vero, collima con la descrizione, ma indivise persone serie risponderebbero senz’attimo di esitazione Dante Alighieri.
Dante è molto popolare sia da noi che all’estero, ma in primis in un Paese come l’Italia che i suoi geni se li fa scappare in terra straniera, in quanto addirittura la Zecca di Stato ne glorifica il nome riproducendo il suo ossuto volto su moneta e banconota.
Il grande poeta si comincia a conoscerlo alle elementari, lo si studia ben benino alle medie, lo si perfeziona alle scuole superiori.
Dante è l’indiscusso padre-padrone della lingua italiana; è quell’omino con Virgilio che va all’Inferno, è quello imparato a memoria del “Nel mezzo del cammin di nostra vita…; Dante è quello di Beatrice, colui il quale fece sua l’invettiva “contro la serva Italia di dolori ostello” e del Conte Ugolino.
Via Dante Alighieri esiste a Firenze, a Bolzano, a Trapani, a Sesto Fiorentino, A Velletri, a Milano, a Pisa, in quel di Pistoia e Roma, a Arezzo e Brescia.
Scuole “Dante Alighieri” si trovano quasi ognove.
Che dire dopo quanto? Che Dante è un immenso personaggio, ma non solo: egli è
anche un’impronta, un quadro devozionale, una grande fetta della nostra anima popolare.
Un motivo, in parte secondario, per i grandi studiosi di letteratura, ma che poi si dimostra non così irrisorio quell’attecchire della sua figura nell’immaginario collettivo e che si evince nell’ essere sempre e assolutamente riconoscibile quando viene raffigurato.
Il suo abito e il copricapo rossi, la profetica corona d’alloro, il nasone: insomma, pochi tratti di lapis e viene fuori Dante.
Molti avvicinano la sua fama a quella di Leonardo da Vinci o William Shakespeare, niente di più sbagliato, egli non è paragonabile a nessun’altra autorità artistico letteraria seppur eminente.
Non bastano come segni contraddistinguibili la barba bianca di Leonardo, caratteristica questa da poter spartire con troppi: dal Creatore a Marx, da Babbo Natale a Mago Merlino, da Gandalf a Darwin; né la peculiarità dei baffi, barba e colletto di pizzo, di elisabettiano periodo, possono scalfire l’originalità del nostro, anche perché Shakespeare potrebbe essere tranquillamente scambiato in certi ritratti con Miguel de Cervantes.
Shakespeare e Cervantes= Gemelli?
C’è poco da blaterare, Dante unicum est, lo si identifica tra mille perché assolutamente inconfondibile e a tal guisa è piuttosto facile ricordarlo in ottiche svariate, in modo corretto o con inesattezza.
La Walt Diseny, tra la fine degli anni ’40 e inizio ’50, ebbe ad appropiarsi della mitica figura dantesca per trasformare Topolino in un virtuoso Dante cartoon.
E’ stato trasformato, addirittura, in videogioco per Playstation ed è diventato un marchio di un olio “che parla italiano” come da slogan aziendale dell’ olio Dante.
Tale strategia di marketing fu così azzeccata che ben presto gli spagnoli tirarono fuori l’olio Beatrice; l’ingegno spagnolo non ha proprio limiti!
Poi, cosa dei giorni nostri, diventa, poco signorilmente, uno spot pubblicitario televisivo della carta igienica, mitigato dal fatto che detto messaggio commerciale “assume” quale protagonista anche un certo Mozart.
Ma voi, pensate per un attimo alle cavolate proferite in
detta pubblicità quando il poeta, che da poco ha terminato… la Divina Commedia,
si sente dire dalla Beatrice della situazione, con fare demenziale “bella codesta commedia, Dante, l’è divina…
ma un sarà un tantino lunga?” e Dante, piuttosto sullo stravolto la tranquillizza
rispondendo: “per iscriverla gli è
bastato meno di un rotolo”.
Errata anche la data che appare, in quanto nel 1308 il Sommo non abitava più a Firenze
Ora, questo intervallo pubblicitario, si caratterizza per una serie di doppi sensi che vanno dall’opera finita del poeta – che potrebbe sottintendere di aver fatto finalmente la pupù-, al bella codesta commedia..sarà un tantino lunga?, che in molti ci hanno visto un bello e lungo cilindro solido di sterco-, alla risposta di Dante “per iscriverla gli è bastato meno di un rotolo” - ove se ne può evincere che poi tanto grosso e lungo non era.
Insomma, non proprio il messaggio commerciale ad hoc, per il più grande poeta italiano.
Non l’hanno nemmeno risparmiato i surgelati, quando la nonnina tutta presa a parlare il fiorentino dice al nipote “Bellino, Dante…te sì che tu ci sa’ fare con la penna…”
E Dante junior risponde “ Anche te, nonna, con la pasta”.
Spero che detta pubblicità non sia arrivata agli orecchi del Sommo, sennò altro che carta igienica per liberarsi dai conati di vomito.
Vogliamo parlare poi di Neri Marcorè-Dante che pubblicizza una nota compagnia telefonica?
C’è appunto il poeta, che assieme a Virgilio, si trova in una bolgia infernale modificata per esigenze di spettacolo in un’assordantissima discoteca, ove Dante invia sms a Beatrice, nel frastuono più infernale possibile.
Poi altre peripezie vedono i tre protagonisti, con un Dante così truzzo che quelli del Grande Fratello sembrano dei Lord Brummell.
L’unica verità che salta fuori da quanto sopra, è che l’indotta concessione promozionale, evidenzia che la figura di Dante è una presenza troppo d’impaccio, complicatissima da manipolare se non iper-sezionandola: vedi, infatti, la sempre presente toscanità, Beatrice, Virgilio, la rappresentazione della bolgia infernale, alcuni passi della sua immensa opera...
Il modus tentato dai pubblicitari di tradurre in una forma ridotta, semplificata per tutti, la figura del poeta, non è certo stata cosa semplice e ben riuscita, in quanto per avventurarsi in un campo così vasto come quello di Dante occorre conoscere molto bene la materia e non solo qualche battuta in lingua fiorentina o qualche verso della Divina Commedia; si rischia inevitabilmente di passare dall’ironico, al kitsch sino al trash più scolorito e tipicamente italiota.
Inserito da piccolo da Chioggia il 18/12/2013 18:58:42
quando la piena rompe gli argini le acque limacciose travolgono tutto. ora tocca all'immagine di Dante. ma, attenzione!, non vorrei passar per cassandro in trentaduesimo e, però, non era stato quel simpaticone di cardinale dell'istituzione vista puttaneggiare dal poeta stesso a cercar di disperderne le ossa? mi pare fosse il cardinale Dal Poggetto. evidentemente altro mezzo non aveva per scalare, lui appunto molto collinare, l'Himalaya del grande poeta se non caritatevolmente bruciandone le spoglie. allora, e in fondo, una rèclame anche se patetica e ingiuriosa innanzitutto per chi l'ha ideata è un nulla. è solo un alito fatto da culi a trombetta (tanto per tornare all'immortale poema) che devono vendere. in attesa di vendersi visti i tempi di nera crisi. tutto è possibile in fondo. ci conviene riderne e disprezzare. casomai tanto per addizionare allo sprezzo anche un piccolo danno, facciamo una controrèclame ed evitiamo di acquistare le cose così contraffatte... ma allora, per coerenza, si dovrà fare anche qualche controrèclame pure all'annosa istituzione puttaneggiante. ora non coi regi ma coi presidenti forse. insomma, vedete che mi tengo sulle generali. ma avete compreso più che bene.
Inserito da sabyda il 18/12/2013 13:31:02
Che cosa patetica e nauseabonda, rovinare tutto persino un'immagine come quella del Sommo. Che dire nel grigiore ci sta sempre la situazione che non è chiara, infatti non rappresentano certo il marchio ora di uno, ora dell'altro prodotto da vendere e da manipolare. Comunque non ci sono riusciti, perché siamo abituati a vedere i nostri Grandi con immagini serie e che inebriano tutti i nostri sensi, come l'olfatto per ritornare a tempi che sono trascorsi e che ora ma nemmeno nell'ombra del più alto albero ci sono.
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