Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
enomenologia del renzismo, ovvero la nuova politica spiegata agli italiani. Se Matteo Renzi non fosse ormai oggetto delle analisi degli opinionisti di ogni ordine e grado, un petit pamphlet, scomodando la disciplina fondata da Husserl, sarebbe necessario.
Il sindaco di Firenze, divenuto – malgré soi, evidentemente, visto che aveva dichiarato con forza che non avrebbe mai partecipato alle primarie– segretario del Pd per rappresentare la nouvelle politique (i francesismi cercano di controbilanciare gli anglismi obamiani di Matteo), è sorprendentemente italiano e squisitamente fiorentino, nel senso che dell’itala stirpe incarna la sapiente vocazione ad un trasformismo istintivo, tempisticamente perfetto e apparentemente naturale, tanto da apparire ineluttabile e ovvio. Mentre dello spirito toscano mette in scena il gusto irrinunciabile della battuta.
Sì, irrinunciabile; solo un toscano sa quanto la necessità di una battuta sia connaturata per chi è nato «là dove il sì suona». Non esistono momenti drammatici o gioiosi che frenino la lingua di un toscano, esiste solo il ritmo logico del discorso che chiama una risposta arguta e tranchant. Perciò chi non sia toscano può fare una certa fatica a interloquire con un tassista o un fruttivendolo, con un oste o un tranviere, con un commerciante o un semplice popolano al quale chiedere un’indicazione stradale.
Ecco, il punto è questo la battuta, come ha giustamente argomentato Nardella (deputato renziano ex vicesindaco di Firenze) all’Aria che tira su La7, fa parte della toscanità di Renzi e non si vede perché dovrebbe rinunciarvi per diventare, come ha detto il sindaco di Firenze, un grigio burocrate.
Questa è una parte del nuovo che Renzi introduce in politica? Il rifiuto del grigiore in grisaglia del politico serioso? Una certa aria di simpatia goliardica che magari può offendere chi non la capisca, ma insomma...
Francamente ci sfugge la novità. Berlusconi si è attirato gli strali del benpensantismo italico proprio perché interpretava il suo ruolo in politica cercando di disinnescare i grigiori burocratici. Vi ricordate la scandalizzata reazione al cucù fatto alla Merkel? Orrore, orrore, orrore. Come si permetteva il premier di scherzare con una collega nelle pause di simposi internazionali? Come osava il cavaliere milanese trascinare l’Italia nel ludibrio mondiale, facendo il buffone quando gli altri erano seriosi e composti?
Abbiamo sentito rampogne di ogni genere pervenute da personaggi di ogni tipo, anche un ex partecipante al grande fratello (renziano, guarda caso!) si è sentito in diritto di giudicare severamente il Berlusconi e i suoi comportamenti sullo scenario internazionale.
Poi Renzi, in perfetto stile dalemiano quanto alla ricerca del risultato, liquida un avversario interno con una battuta al vetriolo che provoca le dimissioni di Fassina dal ministero dell’economia, e tutto viene fatto passare per un’arguzia mal interpretata dall’interessato, giudicato poco spiritoso e anche poco intelligente al punto da far prevalere la propria suscettibilità sulla necessità della nuova politica meno grigia e aperta alla battuta.
I politici non devono prendersi troppo sul serio altrimenti, questo il messaggio renziano del nuovo corso, perdono il contatto con la gente, e perso il contatto diventano autoreferenziali e autoprotettivi (cioè proteggono solo i loro interessi).
Tutto potenzialmente vero, ma ci sfugge perché la battuta libera, l’atteggiamento goliardico, il tentativo di ribaltare anche formalmente le regole del gioco della politica sia detestabile quando ne è protagonista Berlusconi e sia invece innovativo, simpatico, e rivoluzionario oltre che apprezzabile se lo fa Renzi.
In realtà hanno ragione quanti dicono che Renzi non è affatto come Berlusconi. È vero, è molto peggio.
Renzi, con le sue battute, indubbiamente divertenti, la sua bicicletta esibita a favore di telecamere e fotografi e prontamente abbandonata per l’auto quando spariscono i media, la sua aria da ragazzo che vuole “cambiare verso” a quella politica ormai tanto invisa agli italiani, quel Renzi che dice di volere il bene dell’Italia e non posti nel governo (e ci credo non vuol mica essere dichiaratamente complice del disastro che sta combinando Letta). Quel Renzi che si presenta come il disinteressato paladino degli interessi degli italiani, tanto che si è trovato costretto a correre per la segreteria del Pd, che veramente non era nei suoi progetti perché lui vuole solo fare il sindaco di Firenze (peccato che non sia mai in Giunta e tanto meno nella città gigliata se non ci sono inaugurazioni o occasioni pubbliche dove fare la sua brava passerella).
Ebbene, quel Renzi è in realtà un politico consumato (nella comunicazione e nella capacità di prendere per il naso l’elettore esausto e disposto a credere a chiunque si presenti con l’abito giusto), furbo e aduso ai vecchi trucchi di scuola democristiana. È un politico di vecchio stampo che, come sapevano fare quei marpioni della prima repubblica, sa indossare l’abito giusto (anche quello sbagliato se può servire come nel caso del Quirinale) al momento giusto, e fingere di innovare là dove applica riti antichi.
No Renzi non è il nuovo, putroppo!
Inserito da Fabio S. P. Iacono il 09/01/2014 19:11:32
Continuano i primi chiari segni del rigor mortis in atto del governo Letta. Questa coalizione forzatamente centrista è male assortita ed è inoltre la pessima fotocopia in carta carbone della coalizione al governo d'oltralpe in Germania. occorre andare infatti alle urne unitamente alle elezioni europee subito dopo la Santa Pasqua, entro il mese di maggio 2014, con la nuova legge elettorale: meglio il Sindaco d'Italia od il Semipresidenzialismo francese ... terza ed ultima scelta il Cancellierato tedesco. Le sirene di Angelino Alfano sono già state allertate.
Inserito da ghorio il 08/01/2014 19:39:20
Che Renzi non sia il nuovo è risaputo e bene ha fatto il direttore Simonetta Bartolini a sottolinearlo. Ma sul "fenomeno" Renzi chi ci fa una magra figura sono i cosiddetti giornaloni. Infatti, basta che Renzi apra bocca e tutti sono pronti a riferire le sue parole, come se arrivassero dall'oracolo di Delfi, come avveniva nell'antica Grecia. Sembra di assistere ad una specie di rubrica tipo "Renzi dixit". Questo comportamento fa rivoltare nella tomba i commentatori di politica interna del passato, cito Enrico Mattei per tutti. Non solo: per quanto mi riguarda, mi sono avvicinato alla carta stampata agli inizi degli anni 60, ancora con i calzoni corti, non ricordo che ai segretari di partito, prendiamo quello maggiore, la Dc, venisse dedicato lo spazio immenso che oggi i giornali, il web e la tv, che di solito copiazza i giornali, dedicano al segretario del Pd. E' tutto collegato alla decadenza della politica, che, purtroppo, ha come conseguenza la situazione politica attuale. Quanto a Berlusconi poteva sicuramente fare a meno del cucù alla Merkel dando una freccia in meno ai suoi avversari. Quest'ultimi infatti, parlo dei giornalisti che vanno per la maggiore, a suo tempo gli hanno dedicato pagine e pagine come grande comunicatore additandolo a noi italica stirpe come esempio da imitare, salvo poi, una volta caduto in disgrazia, bombardarlo di critiche per qualsiasi suo atteggiamento.
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