Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
ochi giorni fa Matteo Renzi, in veste di Sindaco di Firenze, ha rilanciato un progetto cultura per la città che prevede, fra l’altro, la costituzione di un museo del ‘900 nell’area delle Leopoldine. Ci pare un bellissimo progetto, soprattutto se il ‘900 non sarà prevalentemente quello del secondo dopoguerra, e se, invece di un ennesimo museo di arte contemporanea come ce ne sono troppi e inutili in giro per l’Italia, sarà un luogo dove raccogliere quell’arte del XX secolo che in Toscana ebbe una perspicuità di scuola rilevante e ancora sommersa nell’oblio.
Voglio dire che oltre i Michelucci, i Marino Marini, i Soffici, i Rosai che certo fanno parte del pantheon delle eccellenze artistiche toscane c’è una schiera di personaggi di esemplare qualità che non hanno avuto fortuna di critica e quindi di mercato, ma che rappresentano una qualità talvolta straordinaria, penso ai pittori di scuola pistoiese come Bugiani, Nannini, Innocenti, Agostini, solo per citare alcuni di essi, che meriterebbero di ben figurare in un museo del ‘900 che veramente volesse essere un’occasione di compiere un’operazione culturale degna di questo nome.
Attendendo il museo del’900, che per ora è solo un progetto, il fiorentino, o comunque chi si rechi a Firenze con intenti culturali, deve scontrarsi con un’amara verità: la città del giglio – sede di un ateneo che, pur navigando in cattive acque economiche, è pur sempre prestigioso– non ha più una libreria degna di questo nome.
Scomparse le storiche Seeber, Marzocco, Porcellino, e la più recente Edison per non parlare della antiquaria Chiari, il povero lettore è orfano di ogni punto bibliografico degno di questo nome. Le librerie a Firenze non esistono più, esistono delle rivendite di libri (poche), per lo più inutili per lo studioso o anche per l’appassionato che non sia in cerca di un libro da edicola come l’ultimo best seller di Dan Brown o un divertente volumetto di Severgnini (che nella libreria Isb di via Cerretani abbiamo trovato niente meno che nel reparto dedicato alla critica letteraria!) o del giornalista di turno.
Le librerie sono diventate grandi rivendite di prodotti affini ai libri (e questo potrebbe anche essere interessante), ma non di libri che latitano paurosamente.
Il catalogo di questi mega o ministore del libro è solo un’estensione di quanto si trova nelle edicole della stazione per viaggiatori in cerca di una lettura da treno. Queste pseudo-librerie non hanno più magazzino, nel senso che i libri più vecchi che puoi trovare al massimo hanno due o tre anni. Un libro del 2000 viene considerato roba da antiquari! Non parliamo di quelli precedenti!
Ora si dà il caso che, se per i romanzi il turn over è comprensibile, vista anche la scarsa qualità della letteratura contemporanea sempre più di consumo e sempre meno di riuso, per la saggistica il problema diventa serio e grave.
Stiamo ovviamente parlando della saggistica seria, non la divulgazione del tipo Tutti i segreti di Voyager ragazzi, o la biografia di Mourinho, o della starlette di turno.
Un professore che faccia un corso su Tomasi di Lampedusa, per esempio, non potrà mettere in bibliografia un libro importante e significativo come L’intimità e la storiadi Francesco Orlando perché nessuno lo tiene più essendo del 1998. Eppure non si tratta di uno yougurt che scade, un libro continua ad essere fondamentale negli anni anche se altri hanno scritto di quello stesso argomento.
Esistono le biblioteche, direte voi. È vero, ma come fanno 50 studenti (ma in un corso all’università di Firenze magari ce ne sono 150) a studiare tutti sulle relativamente poche copie disponibili nelle biblioteche?
Morale della favola, il professore che faccia il corso sul Gattopardo di Tomasi di Lampedusa dovrà rinunciare a mettere nella bibliografia del corso quel testo.
Non casca il mondo se uno studente si laurea in lettere senza aver letto il libro di Francesco Orlando, non c’è dubbio, ma se è per questo il mondo rimarrebbe al suo posto anche se si smettesse di leggere Manzoni, o Leopardi o Pascoli.
Sarebbe però un mondo peggiore, sempre più prossimo a quello che ci aspetta nell’immediato futuro e assai vicino a quello che stiamo vivendo. Un mondo dove regnano la superficialità, la velocità senza spessore, il consumo rapido e immediato che cancellano, valori, approfondimenti, bellezza, ecc ccc.
Una città senza librerie, ma con un bello store di Eatitaly al posto della vecchia Marzocco forse farà circolare più soldi – soprattutto se ha uno sponsor come il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che la elegge a fornitore di spuntini nella riunione del direttivo del Pd– ma certo è una città più povera.
Che desolazione!
Caro Renzi, visto che ha intenzione di ricandidarsi a guidare Firenze, sarebbe così gentile da occuparsi del problema?
Inserito da Alessandro il 14/01/2014 12:52:27
Le librerie sono una ricchezza e qualunque amministratore deve fare tutto ciò che gli è consentito per garantirne la sopravvivenza, vieppiù se si tratta di luoghi legati alla storia della città. Però L'intimità e la storia la posso comprare a 12.39 € su un sacco di librerie on line......
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