Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Morire di carcere
«Illustrissimo signor Presidente, faccio appello a Lei perché oramai sono allo stremo delle forze, sia fisiche sia mentali e, se solo potessi, sceglierei la pena di morte.
Egregio Signor Presidente, mi indichi Lei quale di queste due strade debbo intraprendere: quella di una siringa letale endovena o quella di essere inviato in qualche clinica svizzera ad effettuare l’eutanasia?»
Questa, una parte, dello straziante appello di Vincenzo Di Sarno, detenuto nel carcere di Poggioreale, malato di tumore al midollo osseo, rivolto al Capo dello Stato.
La solitudine, l’angoscia e la malattia fisica sono un composto micidiale che ti divora il fisico e la mente ora dopo ora e dal quale non puoi sottarti un solo attimo e che ti fa dimenticare il valore della parola speranza.
Una missiva che gocciola sofferenza e disagio da ogni sua riga, scritta da chi vede solo nella nera signora l’unica via di salvezza; mentre certuni giovinastri del PD giocano a fare le anime belle con le vite che nemmeno immaginano da quanto sofferenza e ingiustizia possono essere segnate.
La gioventù è una bella cosa, ma non consente la conoscenza vera della sopraffazione e così eccoli lì a dettar regoline che non sanno e non possono tener conto della realtà dolorosa di chi è in carcere.
Oggi parliamo di Vincenzo, 34 anni, entrato in carcere pesando 115 kg mentre al momento la sua bilancia ne segna 54, ma potremmo soffermarci su una marea di questi casi, lasciati opportunamente nel dimenticatoio dalla nostra primitiva e insensibile società.
Ad ottobre ebbe a scrivere la suddetta lettera a Giorgio Napolitano, con la preghiera di ottenere la grazia, così da potersi recare in una clinica in Svizzera per porre fine alla sua sofferenza.
Il caso, unitamente a quello di Angelo Rosciano, carcerato in dialisi, con un arto amputato, sulla sedia a rotelle e semicieco, è al centro di una durissima lotta dei Radicali.
Adesso però, ponete attenzione e rendetevi conto che: dopo qualche anno fanno uscire dal carcere dei pericolosi assassini che hanno massacrato fidanzate, mogli o amiche, danno permessi premio a infidi serial killer che ne approfittano per scappare, scarcerano stupratori, assolvono giudici pedofili, ma tengono in carcere chi è affetto da sclerosi multipla sino alla morte, come accaduto a Angelo Rizzoli; non liberano detenuti quasi ridotti alla cecità e privi di arti; non concedono nemmeno gli arresti domiciliari a chi, ormai colpito da tumore, è giunto allo stato terminale.
Qual è la parola adatta a riassumere quanto sopra?
Tortura!!
L’ Italia, culla del diritto, utilizza ancora metodi di coercizione fisica e psicologica continuata anche verso chi ormai non possiede più le forze fisiche e psichiche ed è in prossimità della morte.
In ambito strettamente penale preclassico tali misure venivano considerate quasi più un modo per estorcere una confessione o prova che una vera e propria punizione.
Oggi, lo si fa perché c’è il gusto orrorifico di causare il male a persone nelle condizioni di non
difendersi: più soffrono, più questa pena è gioiosamente celebrata da chi l’ha
inflitta e da chi non ha motivo di annullarla.
E i giovani renziani si divertono a
giocare con la giustizia…
Come finirà il tutto? Che Vincenzo Di Sarno morirà tra atroci dolori, nell’indifferenza totale.
Il caso Rizzoli insegna.
Inserito da Crispino il 15/01/2014 19:42:22
Il ripetersi di casi come questo di Napoli e la più generale pesante situazione delle carceri italiane sono certamente causa di vergogna più che di imbarazzo per gli italiani tutti. E non serve la Corte europea per ricordarcelo. Ma è appena accettabile che certi partiti o gruppi politici (i radicali innanzitutto ma anche certi circoli cattolici "progressisti" e varie formazioni di sinistra) riconducano sistematicamente il problema al sovraffollamento delle stesse carceri ed altrettanto sistematicamente da decenni, a scadenze ripetitive (ogni sette o otto anni), ripropongano amnistie e condoni svuotacarceri ? Valutano appena codesti signori l'offesa che ne deriva alla sicurezza dei cittadini, alle vittime dei delitti, alla sempre celebrata certezza della pena, alla mera credibilità dello Stato italiano ? Se vogliono essere degni di attenzione si adoperino per adeguare la capacità delle carceri italiane almeno alla media europea e nel frattempo agiscano per migliorare le condizioni dei detenuti anche attraverso maggiori opportunità di lavoro o chiedendo a stati formalmente amici come Albania e Romania di collaborare nella detenzione dei tanti reclusi oriundi. Ma per decenza ed anche per non sfidare la pazienza dei cittadini, nessuno approfitti delle precarie condizioni dei detenuti per invocare l'ennesima invereconda amnistia.
Inserito da bea il 15/01/2014 17:28:17
Mi sembra una storia d'orror ma è la realtà d'orrore. Importantissimo riportare al pubblico - ovunque - questi destini dei detenuti malatti, che sia un grido di protesta non solo scritto nei giornali. Grazie a voi e alla lotta dei Radicali. Il Presidente sembra sordo-muto... non ha risposto alla lettera di Vincenzo de Sarno? Ne sapete qc? Sono terrificata di queste vicende dei detenuti, dei disgraziati, che non avranno la minima chance di sopravvivere in queste condizioni. Sì, giusto, è tortura, esiste la pena di morte nel Bel Paese. Povera giustizia italiana, povera politica italiana disgustosa, miserevolissima, inumana. VERGOGNA.
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