Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Un grande Alberto Sordi interprete del peggiore furbetto italiano
Evadere il lavoro è peggio che evadere il fisco, perchè così facendo si truffa chi ti paga lo stipendio, si rubano risorse e si scaricano i danni della propria disonesta inefficienza sulla comunità. Eppure nessuno fiata. Anzi, gli evasori di lavoro spesso tuonano contro gli evasori fiscali. E questo è ipocrita e insopportabile. Quando la politica è strabica, è un male. Quando poi si ammanta anche di moralismo peloso, è peggio. E’ peggio non solo perché è peggio. E’ peggio perché funge da paravento ai superfurbi che moraleggiano contro i furbi. E perché impedisce di distinguere il grano dalla lolla, spingendo a fare di ogni erba un fascio e, di conseguenza, un macello.
Ce l’ho con gli evasori.
Quelli fiscali?
No, con quelli ancora peggiori di loro: gli evasori del lavoro.
Una massa enorme, subdola, coesa, collusa, complice e trasversale. Tenuta assieme dal mastice del comune ma inconfessabile tornaconto.
Mi riferisco cioè a coloro che, lavorando poco, o male, o nulla, truffano il loro datore di lavoro pubblico o privato che sia, procurano un danno alle aziende e ai servizi pubblici, rallentano o ostacolano l’efficienza della macchina statale, insomma rubano tutto o gran parte dello stipendio.
Ma siccome su questo stipendio rubato ci pagano le tasse, pensano di potersi permettere di tuonare contro i presunti evasori, accusandoli di essere la rovina del paese, gli ammazzabubbù della repubblica, gli untori della finanza pubblica. E non si rendono conto (rectius: se ne rendono conto eccome, ma fanno i finti tonti) di essere peggio di loro. Più numerosi e più dannosi.
Ce l’hanno coi baristi, perché dicono che non fanno lo scontrino per il caffè. E lo sanno bene, visto che ne sono accaniti consumatori durante le multiple e prolungate pause cappuccino che si concedono a spese del contribuente, sotto l’occhio inspiegabilmente tollerante del capufficio (forse perchè poi lui fa come loro). Ce l’hanno coi ristoratori per gli stessi motivi. Ce l’hanno coi commercianti e a buona ragione: visto che vanno a fare la spesa in orario d’ufficio, tengono d’occhio il giro degli scontrini. Ce l’hanno coi professionisti, secondo loro evasori naturali, ma non si vergognano di fare (ovviamente al nero) il doppio e il triplo lavoro, talvolta perfino usando il tempo, il telefono, la scrivania, addirittura gli attrezzi dell’azienda che gli paga lo stipendio. E il cui titolare accusano a sua volta di essere evasore, ad esempio quando lo obbligano a pagare gli straordinari (resi necessari dalla loro inefficienza) in nero. Per non parlare delle false malattie certificate dai medici compiacenti (non a caso Brunetta manca poco lo strangolino quando ha provato ad arginare il vergognoso fenomeno).Qualcuno dirà: discorso vecchio, l’aveva già fatto Brunetta.Invece no.
Brunetta che l’aveva coi fannulloni, gli imboscati perenni.Io qui sto parlando di chi invece, al lavoro, evade un’ora, massimo due, oppure semplicemente se ne frega e produce la metà di quanto dovrebbe. Una stragrande maggioranza rispetto ai fannulloni puri, che sono un’eccezione.Il danno che quest’ameba silenziosa e divoratrice procura a tutti è immenso. Pratiche da mezz’ora che impiegano settimane ad essere evase. Telefonate che richiedono decine di tentativi prima che qualcuno si degni di rispondere. Ritardi che provocano altri ritardi, in un effetto domino catastrofico su tutto il sistema.
Ecco, allora mi chiedo: ma questi non sono evasori? Non sono persone che sottraggono allo stato e alla comunità, con le risorse che rubano e i danni che provocano, lo stesso carburante finanziario di chi evade il fisco?
Ma questo non si può dire. Lo statale non si tocca, sennò si offende. Si offendono pure i sindacati. Lo status di dipendente è un moloch, incarna il normotipo della vittima, della parte debole per default. I sindacalisti sembrano tarantolati se si osa insinuare che ci siano (eppure lo vedono tutti, lo sanno tutti, è davanti agli occhi di tutti) operai pelandroni, impiegati nullafacenti, funzionari irresponsabili, dipendenti disonesti, incapaci, truffatori. Truffatori che invece di tasse e denaro sottraggono lavoro.
Poi ci sono, e anche loro sono tanti, gli utili idioti. O, secondo i punti di vista, gli inutili intelligenti.
Sono quelli che invece lavorano, spesso anche per quelli che non lavorano. Sono onesti, coscienziosi, probi, puntuali, per bene. Ma invece di essere i primi, arrabbiatissimi accusatori (oltre che le principali vittime) dei colleghi fannulloni, li difendono. Si schierano dalla loro. Tollerano. Sopportano, mettendo a tacere la voce della propria coscienza e della propria onestà. Si aggrappano alla maniglia della solidarietà. Ben che vada, borbottano ma poi tacciono. Forse temendo ritorsioni, forse semplicemente amando il quieto vivere.
Sindrome di Stoccolma, dunque? Spirito di corpo, anzi corporativo? Semplice prudenza (oggi a me, domani a te)? Boh! Resta un mistero glorioso.
E così, mentre si fa un grande e isterico, scenografico strepitare contro gli evasori fiscali, si erigono gogne, si innalzano forche, si preparano manette, si indicono crociate contro chi non paga le tasse o sembra non pagarle o si ritiene non le paghi abbastanza – sempre gli altri, va da sè, e senza troppo distinguere da caso a caso, senza chiedersi nemmeno se poi magari il presunto reprobo è nel giusto, costruendo insomma una generica categoria di malfattori a priori – nulla si dice dell’altra piaga, complicemente sottaciuta e condivisa, capillarmente diffusa in ogni settore e livello. Incluse le redazioni dei giornali, le sedi di partito e gli inespugnabili bunker sindacali a prova di fisco e di statuto dei lavoratori.
Ecco: tutto questo mi provoca un’incontenibile rabbia. E mi pare strano che non la provochi anche negli altri.
Inserito da David il 10/01/2012 15:09:17
sottoscrivo con il sangue...
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EI FU. L'anniversario di un personaggio sicuramente controverso, ma le vestali del politically correct ....
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