Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
«Con Forza Italia profonda sintonia». Lo ha detto almeno quattro volte, Matteo Renzi, nella breve conferenza stampa dopo il colloquio di circa due ore e mezzo con Silvio Berlusconi, per parlare di riforme e in particolare di legge elettorale.
Sintonia generica e sintonia sui tre punti affrontati durante il colloquio: riforma del titolo V della Costituzione, del Senato da trasformare in Camera delle autonomie locali senza emolumenti per i partecipanti e ovviamente della legge elettorale nella direzione di un bipolarismo che non permetta ai partitini di dettare legge.
Poco meno di 48 ore per formalizzare quanto evidentemente già discusso nel merito e nel metodo da Verdini e D'Alimonte nei giorni scorsi, e alle 16 di lunedì presentazione del progetto alla segreteria del Pd.
In attesa di vedere cosa accadrà lunedì e soprattutto se e come quel che abbiamo ascoltato da Renzi (poi ribadito in una nota da Barlusconi), troverà veramente applicazione pratica, e come il segretario del Pd riuscirà a farlo diventare realtà in tempi brevi, bisogna ammettere che il sindaco di Firenze sta comportandosi bene.
Ripetiamo che siamo ancora nella fase dei buoni propositi, e la strada per cambiare in meglio questo sciagurato Paese è ancora lunga e prevedibilmente accidentata, però Renzi sta dimostrando di essere veramente il nuovo.
O meglio di saper dare valore e perspicuità politica al concetto di nuovo.
In genere con troppa semplicità interpretativa si pensa che il nuovo, in politica sia come nell'abbigliamento: si sotituisce il capo usurato con quello appena acquistato, appunto nuovo.
In politica non funziona così e la malinconica e scombiccherata parabola del M5S ce lo ha dimostrato plasticamente. I grillini erano il cappotto nuovo che doveva sostituire quello vecchio. Per loro il concetto di sostituzione previa eliminazione (della precedente classe politica) è stata applicata alla lettera, tanto da rifiutare, all'inizio, addirittura ogni contatto (fosse anche una stretta di mano) con chi stava in Parlamento prima di loro; poi rifiutando di interloquire costruttivamente con le altre forze politiche, a meno che queste ultime non si fossero piegate a sottoscrivere integralmente le loro proposte, che è quanto dire: dovete diventare tutti grillini.
Sciocco e impossibile, anche nel caso in cui M5S fosse portatore di una verità assoluta, sciocco, impossibile e impolitico, perché non bisogna dimenticare che sempre di politica stiamo parlando e non si può pretendere di giocare a tennis con le regole del calcio, anche se il calcio è lo sport più bello del mondo occorre giocare lo sport per il quale siamo scesi in campo. E qui si gioca nel campo della politica.
Renzi sta interpretando il concetto di nuovo in maniera che per ora appare apprezzabile e intelligente.
Partito con la discutibile rottamazione, generica e pericolosa nella foga distruttiva che la caratterizzava all'inizio, assai simile all'atteggiamento grillino, Renzi ha piano piano ammorbidito le intenzioni desertificati (di tipo generazionale) per giungere ad una più pragmatica interlocuzione con quanto di significativo si poteva e doveva mantenere del passato, pena lo stallo paralizzante.
Deciso (gli va riconosciuto) a seguire la sua strada senza lasciarsi condizionare da pregiudizi di sorta, e tanto meno ideologici, ha fatto quello che nel Pd difficilmente gli perdoneranno, ha capito che Berlusconi, piaccia o spiaccia, rappresenta il consenso di un terzo degli italiani, e un terzo degli italiani non può essere ignorato con tranquilla disinvoltura. Soprattutto Renzi si è fatto una ragione del fatto che quel terzo di italiani che ancora seguono Berlusconi non rappresenta la parte "ignobile" del paese, come piace pensare all'antiberlusconismo in servizio permanete effettivo.
Renzi ha capito una semplice regola della democrazia, ovvero che non si vince senza consenso, e il consenso non si allarga se non si imprime un rinnovamento che significa cercare di acquisire a sé quanto di buono e condivisibile può esserci nella parte avversa.
Renzi ha capito che il manicheismo è la rappresentazione dell'impoliticità: il bene e il male non stanno integralmente da una parte o dall'altra, e l'intelligenza politica si misura nella capacità di mediazione che non significa "inciucio", sciocca volgarizzazione di giornalisti privi di duttilità.
La mediazione può certamente significare tradimento degli ideali, ma anche sapiente intelligenza delle ragioni dell'avversario che rappresentando una parte cospicua di elettorato, evidentemente dà voce ad esigenze non trascurabili né ignorabili soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando.
Lo abbiamo scritto qualche giorno fa, Renzi non è il nuovo come vogliono intendere il termine i renziani sciocchi (categoria peraltro assai simile ai berlusconiani sciocchi), ma è il nuovo che sa interloquire con quel nuovo che è comunque stato Berlusconi.
Perciò se i veri "vecchi", cioè i veri reazionari conservatori, in senso etimologico, della situazione, ovvero tutti coloro che vogliono contemplare la politica come il luogo ove ancora si combatte il nemico, si oppone il diritto di veto in nome della supposta impresentabilità (secondo i propri criteri) dell'altro, se queste vere cariatidi della politica non riusciranno a sabotare Renzi, allora, forse, potremo vedere cambiare il paese.
Ps. Si parva licet vorremmo indirizzare a Berlusconi e Renzi un modesto consiglio: liberatevi dei dilettanti (Renzi) col bel faccino, e la graziosa inesperienza; e dai servi sciocchi (Berlusconi) che servono (nel senso che obbediscono, qualche volta) ma sono deleteri e alla fine tradiscono.
L'intelligenza, per quanto extravagante, è sempre di gran lunga preferibile, per quanto faticosa da gestire.
Inserito da Crispino il 20/01/2014 00:07:41
La soddisfazione del Direttore per la scelta di Renzi di accordarsi preventivamente con Berlusconi potrebbe essere, a mio sommesso parere, un po' affrettata. Non si puo' sposare il giubilo di Forza Italia per il solo fatto che Berlusconi e' stato formalmente riaccettato nel gioco politico. Occorre considerare almeno due aspetti: il metodo usato da Renzi nel ricerca della soluzione ed i contenuti della soluzione stessa. Sul metodo e' indubbio che Renzi abbia agito con spregiudicatezza assoluto, strattonando con arroganza il governo e mettendone in forse l'esistenza.E' giusto ? Il governo Letta non ha fatto granche' ma chi reclama a gran voce nuove elezioni cercare semplicemente nuove opportunita' egoistiche con poche o nulle valide proposte per fronteggiare la drammatica involuzione della societa' e dell'economia italiane. Si fa presto a chiedere meno tasse ma dove andrebbero allocate le minore spese pubbliche? Ed inoltre chi chiede nuove elezioni sembra ignorare che tutti i sondaggi confermano la suddivisione tripolare dell'elettorato con il rischio estremamente concreto che l'eventuale nuovo parlamento sia altrettanto frammentato di quello attuale , anche se eletto con una nuova legge elettorale. Quanto ai contenuti dell'accordo raggiunto (?) con Berlusconi, il sindaco sembra rinunciare con esso all'aspirazione perseguita per anni , quella di adottare il sistema del Sindaco d'Italia sperimentato e conosciuto dalla gente e preferito tra l'altro da Fratelli d'Italia e Nuovo Centro Destra. Il sistema cosiddetto spagnolo, imposto da Berlusconi, e' invece un'incognita per l'iItalia e favorisce solo i partiti grandi (Grillo incluso) a scapito delle cosiddette coalizioni. Per ultimo la riforma de Senato concordata affrettatamente e acriticamente da Renzi e Berlusconi, incentrata essenzialmente su un'elezione di secondo grado di rappresentanti delle regioni , istituzioni largamente in crisi. Come autorevolmente sostenuto dal Prof.Massarenti sul Sole 24 ore e dal Prof . Rasi del CESI , molto sensato sarebbe cogliere l'occasione per costituire una autentica Camera Alta delle competenze e della cultura per offrire alla politica l'apporto delle conoscenze avanzate. I risparmi, indispensabili, andrebbero ricercati in una severa riduzione dei membri delle due camere, con la Camera dei Deputati unica competente per l'iter legislativo e la fiducia al governo.
Inserito da ghorio il 19/01/2014 13:14:53
Condivido nella sostanza le argomentazioni del direttore Simonetta Bartolini. Non mi sono scandalizzato né mi scandalizzo dell'incontro Renzi- Berlusconi. Le mie perplessità nascono dal fatto che c'è un governo in carica con una coalizione e di questo bisogna tenere conto. Pertanto, poiché l'arte della politica è la mediazione, bisogna trovare soluzioni condivise sulla riforma elettorale. Non si tratta di arrivare alle solite soluzioni all'italiana ma bisogna fare in modo che la scelta, anche degli eletti, debba essere del popolo. Visto che in Italia si suole cambiare spesso le leggi elettorali, abbiano una certa ritrosìa per i sistemi collaudati ma non ho mai capito perché sinora si sia operato ,a uso e consumo, della maggioranza in carica. Berlusconi enfatizza la "riforma" fatta nel 2005 ma dimentica la"devolution", dimentica che la riduzione dei parlamentari era di poche unità, con l'entrata in funzione addirittura nel 2016, se non ricordo male,fermo restando che al referendum il governo di centrodestra in carica non è che abbia entusiasmato le folle ad andare a votare. Un'altra cosa: se c'è "profonda sintonia" lo vedremo presto appunto con la riforma del titolo V della Costituzione, la cancellazione della parola "provincia" dalla stessa Costituzione e la riforma del Senato, oltre che la riduzione drastica dei parlamentari. In attesa poi che si continui, magari dopo le elezioni con la nuova legge, per fare dell'Italia uno Stato moderno, dove la politica non sia considerata un mestiere ma come qualcosa di nobile per cercare di risolvere i problemi dei cittadini.
Inserito da pallavicini il 19/01/2014 05:20:09
Le cose son due:1) renzi ha violato un patto elettorale, avendo promesso tempo fa "mai inciuci", e di fatto tradendo il voto degli elettori pd, 2) gli elettori pd sono anche loro convertiti al macchiavellismo renziano e vogliono manovre di questo tipo. D'accordo che è necessario superare i simboli politici del passato per avviare un'altra fase, ma mai violando un patto elettorale: in democrazia mi sembra un requisito che precede anche l'efficacia
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