Editoriale

La maestra Angela e il bambino Mario, com'è ingiusto l'ossequio di Monti alla Merkel

Viaggio da incubo nell'inefficienza tedesca che pretende di darci lezioni

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

i abbiamo visti tutti: la maestra Angela e il bambino Mario. Lei lo guardava sorridente, compiaciuta, dopo quel discolo di Silvio finalmente un alunno modello deferente, silenzioso, sguardo basso come si conviene nel rapporto fra educatore e educando, sempre attento a non alzare i toni della voce, a moderare l’eloquio, e soprattutto a riconoscere l’autorità della maestra. Mario ha portato il quaderno dei compiti, Angela li ha riguardati, ha fatto qualche segnetto qua e là, e dall’alto della perfezione teutonica si è graziosamente complimentata con quel capoclasse spilungone che la faceva sentire un gigante facendosi piccolo e umile.

Li abbiamo visti così, il Primo Ministro Italiano e la tedesca Angela Merkel alla conferenza stampa dopo il doveroso atto di sudditanza compiuto da Monti.

E così un’altra volta ci siamo inchinati alla supposta superiorità tedesca. Abbiamo accettato di prendere lezioni.

Ma siamo sicuri che la Germania abbia qualcosa da insegnarci? A veder quel che accade ad un cliente della Deutsche Credit Card, Gruppo Deutsche Bank  diremmo proprio di no, anzi.

Ecco la storia, ometteremo nomi e numeri di conto e di carta di credito per ovvia tutela della privacy dell’interessato.

In data 20 dicembre 2011 viene spedita all’interessato una lettera di sollecito a saldare un pagamento della carta di credito rimasto in sospeso. La direzione di Deutsche Credit Card, dopo i salamelecchi di rito, chiede il saldo dei 243,66 €(comprensivi di mora maturata per il ritardo, tasse varie ecc) e indica le modalità di pagamento: vaglia postale, assegno bancario non trasferibile, bonifico, o pagamento diretto ad uno sportello di Deutsche Bank.

Poiché l’interessato abita in una città dove la banca tedesca non ha sportelli né uffici, incarica l’istituto di credito dal quale ha avuto la Visa di Deutsche, di fare il bonifico, che viene fatto entro il 29 di dicembre.

Lunedì 9 gennaio riceve però un’altra lettera, intimidatoria e minacciosa, ma anche un po’ delirante.

Intanto si fa riferimento ad una lettera di addebito del 19 dicembre (un giorno prima della data segnata nella lettera precedente (peccato minore, o dolo che porta ad anticipare di un giorno la scadenza?), quindi si aggiunge la seguente formula:

“Non avendo ad oggi ricevuto i pagamenti dovuti, la invitiamo ad astenersi dall’utilizzare la carta di credito disattivata in via cautelativa; in assenza preavvisiamo la revoca della stessa, di tutti i servizi, utenze, piani di rientro ad essa collegati, l’inserimento del nominativo in C.A.I. e nei sistemi d’informazione creditizia.”

La comunicazione, va da sé, è sgradevole; però prima di pensare male della banca tedesca, l’interessato si mette in contatto con il Credito Cooperativo di cui è cliente, ricevendo la conferma che il pagamento è stato fatto con un bonifico, così con le ricevute in mano si appresta a comunicare a Deutsche Bank di essere in regola.

E qui comincia l’incubo nell’idiozia teutonica, in quella che dovrebbe darci lezioni, che si permette di bacchettare noi e le nostre banche.

Sull’ultima lettera ricevuta è segnato un numero sotto l’indicazione “servizio clienti”: 0432.744.244.

Adesso l’interessato diventa un tapino al quale risponde una voce registrata che fa pronunciare numero di carta di credito, data di nascita, e poi dà il benvenuto al nominativo corrispondente. Quindi elenca  una serie di servizi  da scegliere in un menù di cinque voci a loro volta suddivise in sottomenù. Li ascolta tutti, ma nessuno corrisponde alla soluzione del suo problema, non resta che rimanere in attesa che la chiamata venga trasmessa ad un operatore che la indirizzi all’ufficio ad hoc.

Niente da fare l’operatore non arriva e la comunicazione si interrompe. Secondo tentativo, stesso risultato, prova allora a selezionare una delle voci e poi i sottomenù, niente da fare. Le chiamate si moltiplicano con identico risultato, niente da fare non è un call center, è un risponditore automatico, nessuna speranza di parlare con qualcuno.

Il tapino si rivolge nuovamente alla sua banca chiedendo lumi, come si fa ad avvertire questi signori che il debito è stato pagato da tempo?

A questo punto provano dalla banca, ma i numeri sono i soliti e solito ovviamente il risultato.

Una giornata è trascorsa inutilmente.

Secondo giorno. Il tentativo questa volta è sul sito della Deutsche. Effettivamente si trova una pagina con moduli per segnalare disguidi e errori, ma nessun modulo è adatto a segnalare l’avvenuto pagamento e l’errore compiuto dalla banca con la sospensione della carta di credito e la segnalazione alla centrale di rischi.

Nuovo tentativo con il telefono, questa volta con un numero di Milano corrispondente al Gruppo Deutsche Bank (02.40241), dopo 10 minuti di Inno alla gioia di Beethoven risponde un centralinista, finalmente!

Dopo vari infruttuosi tentativi e altrettante telefonate risponde la “Direzione di Deutsche Credit Card” con la voce di una signora o signorina, che messa al corrente del problema invita a chiamare il call centre. Quale call center? La donna ripete il numero già fatto ampiamente e corrispondente al risponditore automatico.

No, quello non è un call center è un risponditore, la signora si ostina seccata che si tratta di un call center.

Le viene spiegato qual è il problema, risponde che si può solo chiamare il numero di cui sopra.

A questo punto l’irritazione del tapino è alle stelle: -Voglio sapere come poter dimostrare che sono in regola avendo tutte le ricevute necessarie- ruggisce al telefono; fa notare che si tratta di un grave errore da parte della banca, la segnalazione alla centrale dei rischi lo può mettere in una ingiusta e ingiustificata situazione di imbarazzo... ecc. ecc.

Niente da fare, la signora non ne vuol sapere ripete di utilizzare il numero inutile, le viene chiesto allora di poter parlare con qualcuno che abbia una risposta diversa dalla sua, che dia un altro numero o l’indicazione di un altro ufficio. Il tono del tapino è profondamente irritato la tizia, lo mette in attesa e dopo un po’ di minuti il segnale di occupato fa capire che la linea è caduta.

Nuova telefonata, ma questa volta l’operatore del centralino non trova nessuno, prova forse su altri interni o forse sul solito, non è dato saperlo, ma il tapino torna sempre da lui. Seguono altre 4 0 5 telefonate. Inutile.

Ecco la meravigliosa efficienza tedesca, ecco come lavorano quelli che pretendono di darci lezioni.

Il bambino Monti è andato ad imparare questo dalla maestra Angela?

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