Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Le scene di guerra che puntualmente le televisioni mandano in onda da Kiev mostrano la mattanza senza fine dei due schieramenti contrapposti.
Scorre un mare di sangue, mentre l'Ucraina sprofonda nel baratro della guerra civile.
Un canovaccio temuto da giorni, ma che le dirigenze degli altri Paesi stentano ad arginare sullo sfondo di un confronto durissimo fra sostenitori di Mosca e occidentali.
La tregua annunciata ieri sera dal presidente Viktor Ianukovich, a dispetto del fumo e delle fiamme che ancora si levavano da Maidan (la Piazza dell'Indipendenza simbolo delle proteste antigovernative di questi mesi), non ha retto che poche ore, anzi forse non c’è mai stata.
La capitale ucraina fin dalla tarda serata di ieri è ripiombata nel caos e il fuoco incrociato delle armi ha causato almeno cento morti.
I feriti, invece, si calcolano in centinaia, molti dei quali poliziotti – stando alle notizie che dirama di ora in ora il ministero dell'Interno – e parecchi di loro sembrano essere ostaggi nelle mani degli insorti.
C’è un gran caos, infatti, non è assolutamente chiaro chi abbia dato fuoco alle polveri, chi abbia, in altre parole, iniziato la disputa.
I dimostranti accusano le forze di sicurezza di aver violato platealmente il cessate il fuoco tentando un nuovo assalto alle barricate di Maidan. E accusano gli agenti di essere i cecchini visti sparare dai tetti e dalle balconate circostanti.
Il governo confessa a sua volta l'uso di proiettili veri da parte dei soldati, ma parla di "legittima difesa" e criminalizza gli "estremisti" della piazza: in primis gli attivisti di estrema destra di 'Pravi Sektor', che fin da subito avevano rifiutato ogni tregua.
Il sindaco di Kiev però denuncia ad alta voce il "bagno di sangue" e abbandona il partito di Ianukovich.
L’unica cosa certa è che decine di persone sono state colpite da pallottole vere e non plastificate, con tiri spesso mirati a testa e gola, e non alle gambe come più volte detto dal Governo. Un esempio è il caso di Olesya Zhukovskaya, la giovane infermiera che dopo essere stata ferita ha twittato al mondo il suo: "Io muoio".
Ma altrettanto certo è il fatto che lo zoccolo duro della piazza è sembrato preparato alla battaglia: tanto da riprendere rapidamente il controllo di Maidan, fino a costringere una precipitosa evacuazione d'emergenza del palazzo del governo e della sede del parlamento.
Le altre Nazioni, come sempre, si stanno muovendo con la loro sconcertante inerzia e invocano il cessate il fuoco, minacciano sanzioni e dure prese di posizioni, ma poi pensano in realtà ai problemi di casa loro.
Intanto, però, il Paese si spezza e rischia di andare incontro a uno scenario di disgregazione balcanica.
Molti italiani, greci, spagnoli, nel frattempo si stanno domandando se davvero la parte avversa al governo stia facendo tutto questo per entrare in Europa.
Chissà se gli insorti di Kiev hanno capito come si sta male in Europa sotto un’apparenza di benessere. E se l’hanno capito significa che l’ Ucraina è davvero un vero inferno.
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