La Mala-Giustizia e il cittadino

Il carattere orribile del potere giudiziario -I Parte-

Dal garantismo, dunque, si passa in tutta fretta a una sorte perigliosa di populismo penale, partecipe in tutte le forme e rappresentate da una giustizia squilibrata

di Tuarum  investigationum gratiâ

Il carattere orribile del potere giudiziario  -I Parte-

I veri showman non sono tanto i Fiorello, i Fazio, i Santoro e via dicendo, i veri uomini di spettacolo sono i protagonisti del populismo giudiziario creato ad hoc dai PM, colpiti in questi ultimi anni da mania di protagonismo e dall’assoluta faziosità di certuni magistrati, sia durante i dibattimenti che politicamente parlando.

Dovrebbe esistere anche per loro un codice deontologico che richiama ai principi di controllo e discrezione.

Mi sono reso conto che c’è da avere molta paura quando il Pubblico Ministero tende a scorgere nella conferma in giudizio delle accuse una condizione in merito alla propria credibilità professionale.

Il tornare indietro su un’idea o avere dei dubbi su quanto investigato può causargli una sorta di inattendibilità, ove colui che giudica anziché essere, come l’etica vuole, un equidistante ricercatore della verità diviene, al contrario, il nemico numero uno del reo.

Da qui il carattere spaventoso del potere giudiziario, che mette in risalto il potere di un uomo su un altro uomo propenso, pur di non ritornare sui propri passi, a rovinare la vita a vari individui.

E molti titolari di questo devastante potere, come si vede giornalmente, non resistono alla tentazione di esibirlo, rendendo vieppiù meno credibile il diritto stesso.

Il principio d’imparzialità, praticamente, non esiste più, un obbligo questo che diventa fonte di convalida dello stesso potere giudiziario.

Dal garantismo, dunque, si passa in tutta fretta a una sorte perigliosa di populismo penale, partecipe in tutte le forme e rappresentate da una giustizia squilibrata.

E il problema sta tutto qui, nel disporre, cioè, di leggi indecifrabili perfino agli addetti ai lavori, mentre la limpidezza, la comprensibilità sono gli unici presupposti sia dei cittadini, attori in un processo, che degli stessi magistrati.

La colpa di quanto sopra è del Parlamento che dovrebbe far promulgare le leggi da chi è del mestiere, e farle scrive in maniera comprensibile, senza dare accesso a molteplici interpretazioni.

Interpretazioni che sono un’arma in più, talvolta letale, in mano ai giudici.

Prendiamo ad esempio il caso di un individuo accusato di tentata estorsione.

Per cause di forza maggiore il reo viene consigliato dal proprio avvocato di patteggiare una pena per non incorrere in una detenzione più lunga.

Si fissa la data del patteggiamento e si arriva a stabilire la pena, ma con la condizionale, tutta la condizionale, “consumata”.

Finisce la mezz’ora di negoziato e le parti si ritirano consapevoli che la causa è archiviata.

A distanza di un anno e mezzo l’individuo che aveva patteggiato si vede raggiungere da un’altra denuncia, estrapolata dallo stesso protocollo, ma con motivazioni diverse, ora si parla di falso e truffa aggravata. Non vi è alcuna aggiunta di accadimenti nuovi; si sposta il tutto su un’altra accusa.

Come mai detta imputazione non è stata evidenziata nel patteggiamento precedente? Eppure il nuovo rinvio a giudizio deriva dallo stesso identico caso, ma ora con l’imputato che non può più usufruire della condizionale.

Come può definirsi tale condotta da parte della Procura, se non persecuzione?

E come potrà mai venirne fuori il cittadino italiano stritolato da questo meccanismo ingannevole?

Solo avendo il coraggio di denunciare alle varie associazioni che si battono contro la mala giustizia i soprusi di una legge malata e terribile.

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