Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Quante critiche, quanti sfottò, quanti appunti, dopo il discorso di Renzi da parte di parlamentari, giornalisti ed esperti in materia.
Hanno definito il suo esprimersi “poco alto”, “di basso spessore”, “da boy scout” e non gli hanno perdonato quella mano in tasca, quella mimica toscana che molti disturba, quel suo “parlare da sindaco”, assolutamente poco autorevole e molto terra terra.
Una ventina di anni fa le stesse critiche furono fatte a un imprenditore affabulatore e guascone, ma che in più prometteva: Renzi non ha promesso niente, ha solo affermato che se le cose non andranno a rimetterci la faccia sarà solo lui.
Insomma, un discorso populista e anti-istituzionalista che, in effetti, se andiamo a studiarlo passo per passo ci fa comprendere quanto giochi sul suo dir niente, rivolgendosi sempre al popolo e mai alla platea boccheggiante e ringrullita dal nulla di Matteino.
Eppure, questa volta, ha fatto bene a utilizzare il suo personale politichese azzeccagarbugliesco alla “Amici Miei”, poiché adoperato per non svelare ai tanti nemici che lo ascoltavano con la bava alla bocca dalla rabbia, i suoi veri piani: perché, cavolo, ne avrà di programmi da realizzare se ha più volte detto che se andrà male la colpa sarà solo sua.
Un modo il suo per tenere sul chi va là amici e nemici, così che tutti siano delusi ma allo stesso tempo non troppo, non avendo scoperto ancora le carte.
Il solito Matteino paraculo e furbo, che già da oggi dovrà passare dal nulla assoluto ai fatti.
In primis c’è questa benedetta legge elettorale da riformare così da permetterci di tornare a votare; c’è il caso marò da considerare seriamente sino alla sua risoluzione; c’è la giustizia e il problema delle carceri, l’Europa a maggio sarà lì con il dito puntato a chiederci se ne stiamo uscendo o se dovremo sobbarcarci una vagonata di milioni di multe da pagare; c’è il problema lavoro e povertà… Come abbiamo visto tutti, il Senato è stato solo l’opportunità per inviare messaggi ai cittadini, per iniziare la sua personale campagna elettorale e la decisione di andare a braccio è stato un gesto anti istituzionale, quasi rivoluzionario.
Ma, vi ricordate il discorso d’insediamento Monti, un groviglio di promesse e bla bla di cui, molto spesso perdeva il filo, senza ben capire cosa aveva detto.
E quelli di D’Alema, Fassino, Bersani all’interno del PD?
Due palle gigantesche che i presenti, annoiatissimi, erano obbligati ad ascoltare durante i congressi o alle Feste dell’Unità.
Matteino, con le mani in tasca, ha voluto discostarsi totalmente da questi personaggi, frantumando ogni cerimoniale liturgico già da Palazzo Madama, una camera di cui, da tempo, ne proclama l’assoluta inutilità.
Ora è tutto nelle sue mani; adesso sta a lui smentire i suoi detrattori uscendo dalle pastoie del “dir niente” per tuffarsi anima e corpo nelle insidiosissime prove che da buon Premier dovrà superare.
Buona Fortuna Renzi.
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