Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La scintilla di Franco Cardini e Sergio Valzania è un libro che sfata luoghi comuni; a breve distanza dal centenario dell’inizio della prima Guerra Mondiale spiega; in maniera inedita e originale la genesi del conflitto.
Gli autori affermano che sarebbe insensato voler trovare un capro espiatorio univoco. Quello che ha portato alla Prima Guerra Mondiale è un percorso molto complesso, nel quale l'Italia fece la sua parte per far precipitare la situazione.
Proprio l’Italia, o meglio la sua posizione viene riconsiderata; caricata di maggior importanza e dunque di maggior influenza.
La scintilla che avrebbe dato vigore all’incendio sarebbe dunque stata a strisce orizzontali verde, bianca e rossa ?
A causa dell’ingresso tardivo nella guerra (23 Maggio 1915) non si attribuiscono al nostro paese grandi responsabilità; forse erroneamente perché Cardini e Valzani aspiegano in maniera approfondita e dettagliata come i governi italiani da Crispi in poi, siano stati rilevanti nel provocare il conflitto. L’accento è posto sull’ interveto militare italiano in Libia: Gli Italiani aggredirono l'agonizzante Impero turco nelle sue province africane, bombardarono i forti dei Dardanelli e poi forzarono lo stretto dimostrando che “il grande malato d'Oriente” era allo stremo. Dopo di che, anche a causa della disfatta militare, i turchi non ebbero più la capacità di intervenire nell'area balcanica. Gli austriaci di cui sia gli italiani che i turchi eravamo alleati protestarono più volte ma non servì.
Una ricostruzione avvincente anche nello stile narrativo dimostra così come la guerra di Libia segnò il vero spartiacque nella storia del primo Novecento, in quanto negli anni precedenti il 1914 le diplomazie europee avevano affrontato e risolto senza ricorrere all’uso delle armi una lunga serie di conflitti di interessi e di difesa del prestigio sul piano internazionale sorti tra le maggiori potenze. Quello che interessa Giovanni Giolitti nel 1911 è pero semplicemente una vittoria “facile” che dia prestigio al suo governo; ma mancanza di una visione strategica da parte dello stato maggiore italiano fa sì che la guerra si trascini per più di un anno e questo induce gli Stati balcanici, Serbia, Bulgaria, Grecia e Montenegro, ad attaccare a loro volta l'impero ottomano …. E di lì sino a Sarajevo il passo fu tragicamente breve.
L’attacco italiano all’impero ottomano infatti innescò una reazione a
catena inducendo anche le piccole potenze balcaniche a pretendere, a danno del
«grande malato» come allora veniva chiamato l’impero euro-asiatico, incrementi
territoriali. Presto si mossero Bulgaria, Serbia, Montenegro, e anche la
Grecia. Dopo due «guerre balcaniche», nella seconda delle quali intervenne
anche la Romania, la Serbia ebbe quasi raddoppiato il suo territorio: era ormai
la più grande delle piccole potenze regionali, per adoperare un’antica formula
delle Lettere slave di Mazzini. Era insomma la principale spina nel fianco dell’Austria.
E la Grande guerra partirà appunto di lì: dallo scontro, enfatizzato al massimo
dalla corte di Vienna dopo l’attentato di Sarajevo, tra l’Austria e la Serbia
Stasera mercoledì 26 Febbraio, ore 18.00 presso la libreria IBS
Bookshop di Firenze (via de Cerretani) si terrà la presentazione del libro la
Scintilla: Introduce Domenico
del Nero, presenta Laerte Failli interviene Franco Cardini.
Qui verranno affrontati e discussi questi argomenti in maniera diversa da come
normalmente vengono presentati: al netto del ripudio di sinistra per questa
guerra ritenuta sporca e colonialista e del patriottico motto “di destra”: la
Patria è la Patria e ha sempre ragione.