La seggiola più cara del mondo

Giudice cade dalla sedia e noi paghiamo 139mila Euro

Buon consiglio per tutti gli impiegati statali o solo privilegio dei magistrati?

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Giudice cade dalla sedia e noi paghiamo 139mila Euro

Una seggiola rotta, una caduta non poi così disastrosa, gli accertamenti medici che evidenziano un’ernia, e dulcis in fundo 139mila Euro di risarcimento.

No, non è accaduto ad un operaio durante l’ora di pausa, ad un avvocato mentre si stava tranquillamente sedendo durante un dibattimento o ad un famoso attore teatrale.

L’incidente è accaduto il 23 marzo 2007 al giudice Francesco Schettino, non a bordo di una nave da crociera, ma nel palazzo di Giustizia di Napoli, una struttura nuova di pacca che evidentemente conserva vecchie magagne come un arredamento forse portato dalla vecchia costruzione. A parte questo il giudice Schettino cade malamente per le terre, tra lo sbigottimento generale e qualche sguardo un tantino sarcastico; le persone lo soccorrono mentre dal suo volto emergono smorfie di dolore, ma assolutamente niente di grave.

Fatto sta, però, che da quel momento il magistrato partenopeo non si farà più vedere in tribunale a causa di una serie di visite che gli diagnosticheranno un’ernia.

In primis si mette da buon impiegato statale in congedo, poi prende la dovuta aspettativa fino a quando l’Inail lo attesta guarito ma con postumi, rilevando un’invalidità del 30%.

Nel 2009 il Ministero della Giustizia dichiara che il magistrato soffre di una patologia dovuta a causa di servizio, riassumendo così la questione: “Esiti di trauma distorsivo del rachide lombare produttivo di ernia discale con impegno radicolare e rigidità del tratto dorso-lombare”.

Nel 2010, Schettino se ne va in pensione anticipatamente così da potersi tranquillamente studiare le carte e farsi appoggiare dai colleghi del tribunale amministrativo napoletano per arrivare a un risarcimento.

Nel 2012 il giudice produce tutte le personali motivazioni che in soldoni equivalgono a un rimborso vicino ai 200mila Euro.

Poi, il 12 febbraio 2014, dopo sette anni, i magistrati della prima sezione del Tar decidono che Francesco Schettino ha diritto al suo risarcimento, riconoscendo al magistrato le ferite a livello biologico, ma non quelle a livello psicologico, sì perché il buon Schettino deve aver avuto un trauma così devastante a cadere da una sedia da chiedere anche i danni esistenziali.

L’importo sancito dai giudici però non sarà di 200mila €, ma di 139mila, con infinite scuse per la seggiola rotta che a noi cittadini è costata 139mila euro.

Una storia questa che fa capire in quale Paese viviamo.

L’ex giudice, se non altro, ha dato un buon consiglio a tutti i funzionari dello Stato per farsi un gruzzoletto ai danni della comunità: cadere dalla sedia durante l’orario di lavoro… a meno che, non sia un privilegio solo dei magistrati, come al solito.

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da Andros il 18/07/2015 16:45:07

    Mia madre perse in un incidente,avambraccio sx.Non le e stata riconosciuta nessuna invalidita.A parte questo, credo sia vergognoso quanto letto su,e che ,quando si dice che on una casta,non si sbaglia.

  • Inserito da ghorio il 01/03/2014 13:02:49

    Il problema è sempre quello: l'Italia non solo patria di eroi, santi, navigatori, etc ma di privilegiati. Con i privilegi che si perpetuano sino alla morte per chi ne beneficia. Siamo sempre ai magistrati: sono quarant'anni che sento parlare di questi privilegi ma il risultato è sotto gli occhi di tutti. Una volta si parlava della solitudine dei giudici, poi è arrivata la stagione della grande visibilità, con interviste, pareri e così via, anche quando niente hanno a che fare con la giustizia o la legge. Fatto è che dalle vicende berlusconiane si è sempre detto e scritto che bisogna riformare la giustizia, ma sinora niente di tutto questo. Naturalmente i privilegiati non sono solo i magistrati ma tutta quella schiera di dirigenti, alti funzionari dello Stato , delle società controllate e delle grandi società a controllo pubblico, compresi Enel e Eni. Ma poi tutto rimane come prima.

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