Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Potremmo far partire lo sguardo di ricognizione sul
nuovo Great Game che si sta svolgendo nel nostro vicino oriente quasi europeo,
da vari episodi e situazioni, ad esempio il colpo di Stato contro Viktor
Yanukovic che nel bene o nel male era legittimo presidente per via d'elezione,
o dalla Crimea con la sua maggioranza russofona che all'avanzare qualche ora
fa, senza sparare un colpo, dei soldati russi, non ha opposto alcuna resistenza
anzi, o potremmo partire dal fatto che, da recente indagine governativa
americana (Usaid), solo il 40% degli ucraini vuole l'annessione all'Europa, o
dal fatto che noi, democrazie europee, plaudiamo alla scarcerazione d'un
colpevole fino a prova contraria e alla nomina a presidente ad interim della
sua persona di fiducia infischiandocene del potere legislativo di un paese
altro, o anche dai 40mila kilometri di gasdotti che coprono l'Ucraina e da cui
incassa 3miliardi di dollari l'anno grazie alle tasse di transito
Russia-Europa. Si potrebbe andare avanti e dimostrare anche per piazza Maidan,
come in passato per piazza Tahrir ed altre, che i ribelli siano stati
sobillati, ma siamo noi ora ad infischiarcene di tutte queste cose e cosucce
venute a noia, quindi ci limitiamo ad evidenziare due o tre fatti trascurati e
lo facciamo a cominciare da una carta geografica, quella del Mar Glaciale
Artico. Su questa carta focalizziamo gli attori, i rispettivi spazi, le
distanze, mentre teniamo presente l'Unione Sovietica, il suo tempo, in
esso l'importanza strategica, a dir poco fondamentale, dello scenario artico da
cui l'ingresso all'Atlantico.
Era sull'Artico che si attuavano in volo i corsi programmati dei bombardieri
strategici, dei missili intercontinentali. Era sull'Artico la Flotta del Nord,
la base dei sottomarini missilistici. E le azioni della Flotta, non di rado
ritenute attacchi alla Nato durante la Guerra Fredda, erano sull'Artico. E la
ventilata, più d'una volta, guerra nucleare aveva lo stesso scenario artico.
Poi, riguardanti anche l'Artico, si sono avuti dei cambiamenti con il nuovo
assetto internazionale: l'OSK (comandi strategici unificati), il West
(distretto militare occidentale) e ovviamente la fine dell'URSS per giungere,
distanti dall'Artico ma solo geograficamente, ai recenti teatri di guerra, con
i motivi che sappiamo falsi, con le occasioni che sappiamo costruite, con le
alleanze più o meno confessate, le simpatie più o meno dichiarate, eccetera
eccetera.
Tenendo presente tutto questo, portiamo ora lo sguardo alla Russia odierna, lì
troviamo un interessante progetto, il progetto di un nuovo USC ( Comando
Strategico Unito) basato sulla Flotta del Nord: ricreare una protezione russa
nell'Artico. Vale a dire ripristinare le infrastrutture militari quindi
rafforzare la Marina Militare nella sua flotta e l'Aeronautica Militare, ovvero
fare dell'Artico, come in passato, un efficace organo di controllo che assolva
ai compiti militari di allerta, copertura, protezione di basi navali, missilistiche
etc., contemporaneamente stando a difesa di eventuali attacchi terroristici
contro le infrastrutture petrolifere. Sottintendendo così anche un ruolo di
controllo e difesa dell'economia russa nella regione e su chi l'attraversa.
Questo progetto, ora nell'intenzione in quanto privo di corpo formale ovvero
non ancora fissato su di un documento ufficiale, risulta però assolutamente
determinato per una sua imminente attuazione.
Poi lo sguardo viene attratto dall'India, da Nuova Delhi, sede lo scorso
febbraio di Defexpo-2014, la fiera degli armamenti di Terra, armamenti Navali
militari e dei Sistemi di Sicurezza bellica del territorio. Lì risultano due
ambiziosi progetti russo-indiani, uno prevede la costruzione di un FGFA, un
caccia della quinta generazione e l'altro la costruzione di un MTA, aereo da
trasporto multiruolo. L'interessante è nell'essere i due progetti,
assolutamente congiunti sia nella costruzione come nell'effettuarsi della
fabbricazione che interesserebbero sia la Russia che l'India e congiunte
sarebbero persino le azioni dell'azienda al 50%, con quartier generale a Nuova
Delhi. La realizzazione dei progetti avanzerebbe di gran lunga l'Aeronautica
Militare dell'India e alzerebbe di gran lunga il livello tecnologico della
Russia nonché la competenza dei suoi progettisti. Questo preoccupa chi,
nel nostro emisfero, è malato di espansionismo, per di più ipocrita,
infatti non sono tanto i progetti in sé a preoccupare, quanto lo stretto
accordo, quindi rapporto, quindi possibile futura alleanza, che da tempo sta
silenziosamente conformandosi, tra due potenze che singolarmente sono
militarmente gestibili e unite non lo sarebbero. Chi segue le nostre pagine sa
che più d'una volta abbiamo accennato, conoscendo quei popoli, ad un probabile
possibile non lontano asse orientale.
Tra l'altro, Vladimir Putin, poco tempo fa ha annunciato la formazione di
un'unione doganale con Kazakistan e Bielorussia, due repubbliche ex Unione
Sovietica. Questo da attuarsi entro il 2015. A questo va aggiunto che lo scorso
novembre, al vertice di Vilnius, l'Ucraina come l'Armenia, aveva deciso di non
entrare nell'orbita europea bensì aderire anch'essa all'unione doganale russa,
del resto la fornitura di gas russo a prezzi scontati del 30% era già in atto
da tempo e lo scorso dicembre, Putin, oltre allo sconto sul gas, aveva
sostenuto l'economia ucraina con 15miliardi di dollari in aiuti finanziari. E
non dimentichiamo che la Nato ha fatto sua forza di accerchiamento, ché questo
è, proprio le ex repubbliche sovietiche indebolite dal passato regime, per
questo ancor più sensibili al vecchio bluff del "sogno americano" che
hanno così permesso d'essere infestate da basi militari Usa. Non ne siamo forse
stracolmi anche noi non ex sovietici?
E' ben strano che in un mondo fatto di economia, in un paese quale l'Ucraina,
non certo incorrotto, vedi la Tymoshenko, il popolo abbia rinunciato
spontaneamente a tutto questo per un'illusoria "libertà" europea
segnata da un'economia in miseria con un mercato in cui l'agricoltura e l'industria
ucraine sarebbero non competitive. Ma ora ci fermiamo qui, attendiamo come
tutti lo svolgersi delle azioni, vedremo se si tratterà di venti di guerra.
Solo, per non dimenticare, c'è chi invade, occupa distrugge rade al suolo
sottoscrive migliaia e migliaia di morti innocenti in nome della
"giustizia" della "libertà" del "rispetto dei diritti
umani" per non parlare poi della "democrazia" e chi occupa
dichiarando "lo faccio per difendere i miei interessi nazionali". E
con una chiusa di cui ringraziamo Franco Battiato, mentre ricomponiamo nella
mente la melodia, fermiamo le parole:
"...e il maestro m'insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro
l'imbrunire..."
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