Editoriale

Caro Pigi (Battista), questa volta, sulla destra e la sua voglia di dittatori, ti sbagli

Una semplificazione ingenerosa e non corretta che riunisce sotto la definizione di destra una moltitudine di idee e posizioni che non sono quelle descritte dal giornalista del Corriere

Giuseppe del Ninno

di Giuseppe del Ninno

ierluigi “Pigi” Battista può essere definito un amico della destra, almeno nel senso che non si è mai assoggettato ai tanti pregiudizi fuorvianti di coloro che, in diversa misura, militano da altre parti dello schieramento politico-culturale. Faccio questa premessa al momento di rispondere ad un suo pezzo sul Corriere della Sera di lunedì 10 Marzo, intitolato “Il debole della destra per i dittatori”.

La polemica, a dire il vero, riguarda soprattutto Giuliano Ferrara e il Foglio, ma non risparmia “i Limonov de noantri” del Giornale e di Libero, alfieri, a suo dire – di Battista, cioè – delle cause dei più disparati dittatori, da Gheddafi a Putin (quest’ultimo, causa scatenante della polemica in parola). Ora, sarebbe ingeneroso da parte mia tacciare Battista di superficialità e di incompletezza: non si può pretendere di esaurire in un articolo di giornale temi complessi come quelli  trattati da Battista; tuttavia, l’accusa è pesante, e merita qualche risposta e qualche commento.

Intanto, Battista sa bene quanto variegate siano le posizioni genericamente ascrivibili alla “destra”, e comunque non sono sicuro che Ferrara e molti colleghi del Foglio, del Giornale e di Libero gradirebbero quella collocazione. Certo, nella truppa di coloro che si oppongono alla sinistra (basta questo per proclamarsi o essere proclamati“ di destra?) vi sono certamente persone – pubblicisti e scrittori, ma anche militanti e perfino politici – tentate dalle soluzioni dittatoriali. D’altro canto, il rafforzamento del potere di chi dirige una Nazione, uno Stato o un sistema di Stati sembra essere un’esigenza largamente condivisa, che si militi a destra, a sinistra o al centro: non sono stati forse forzati spesso -  non solo nel mondo islamico, ma anche in Europa e perfino nella nostra Italia - i meccanismi e le regole della democrazia, nel nome della nettezza e rapidità di decisioni?

Di passata, vorremmo chiedere a Battista dove ha letto peana alla dittatura – lui che certo conosce questi Autori – nelle pagine di Veneziani e Malgieri, de Benoist e Solinas, per limitarci ad alcuni, pochissimi esempi di scrittori che hanno fornito importanti spunti di riflessione alla destra di questi anni? Si ricorda, Battista, del lavorio intellettuale realizzato, fin dalla fine degli anni 70 del 900, da quel manipolo di giovani pubblicisti e studiosi che andò sotto il nome di “Nuova Destra” e che contemplava, fra l’altro, il recepimento dei principi democratici nel difficile campo degli orfani del Fascismo e degli “esuli in patria”? Se oggi le nozioni di “democrazia governante e decidente”, di consenso condiviso, di riconoscimento e di tutela di tutte le diversità, di rispetto e di comprensione per le ragioni dell’Altro (ma anche di Repubblica Presidenziale e di riforme costituzionali, tanto per parlare di argomenti strettamente politici) sono diventate patrimonio comune degli Italiani, forse è anche merito di quel misconosciuto manipolo.

Mi si potrebbe replicare che il sostegno a Putin, oggi, o a Gheddafi, ieri (ma penso anche a Saddam Hussein e ad altri tiranni “minori”) viene manifestato principalmente sulle colonne di quei giornali; tuttavia, senza tirare in ballo firme autorevoli e “non sospette”, come quella di Sergio Romano - che proprio sul Corriere ha spiegato bene e in poche frasi, le ragioni di certo irredentismo filo-russo di una parte della popolazione ucraina - non vanno neppure dimenticate le esigenze e le ragioni della “realpolitik” (oltre a quella della storia dei singoli popoli): lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo con la Cina, come si potrebbe riservare un diverso trattamento alla Russia?

A meno che Battista non voglia considerare la Democrazia (con la maiuscola e senza aggettivi) alla stregua di un totem monolitico, giustificandone, ad esempio, l’esportazione e l’installazione nei contesti, nelle civiltà, fra i popoli più diversi del pianeta, col rischio di spargimenti di sangue, di spreco di risorse, e di stravolgimento degli equilibri e delle peculiarità di questa o quella parte del mondo: mi sembra che i risultati (negativi) raggiunti, su questa linea, in Irak e in Afganistan, in Libia e in Egitto siano sotto gli occhi di tutti.

Si tranquillizzi, infine, “Pigi Battista”: non possiamo davvero parlare per conto di Ferrara e di tutti i colleghi esplicitamente o implicitamente coinvolti in questa polemica, ma ci troverà – noi che non temiamo etichette - sempre pronti a difendere la libertà d’espressione, e tutto il serto delle altre concrete libertà, che costituiscono la sostanza della civile convivenza, anche in situazioni dove le regole della democrazia vengono violate senza muovere divisioni corazzate e minacciare chiusure di gasdotti, ma semplicemente facendo leva sui meccanismi finanziari.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 13/03/2014 11:24:37

    un bell'articolo, chiaro ed esauriente.

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