Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
ran brutto fine settimana quello che ci ha appena lasciato, due naufragi: quello nelle acque antistanti l’isola del Giglio di un condominio navigante della Costa Crociere, e quello di questa Europa economica-finanziaria nelle acque agitate di un sistema incomprensibile dove un’agenzia di rating, fatta da giornalisti specializzati, può affondare un paese o un intero continente con le sue pagelle.
È curioso come il naufragio marino sia una sorta di incredibile metafora di quello finanziario. Tutto sembra combaciare quasi fosse opera di un regista desideroso di creare similitudini evocative.
C’è la mastodontica, inutile, gradassa nave, più adatta agli oceani che alle nostre acque limitate da preziosi scenari che andrebbero goduti da una goletta e non da quella città navigante.
C’è un comandante che fa una “manovra” sconsiderata (ah coincidenza delle parole!) per salutare qualcuno sull’isoletta, e porta il suo carico di uomini donne e bambini a infrangersi sugli scogli.
E poi che fa quel comandante? se ne va veloce veloce per “dirigere le operazioni di salvataggio dalla riva”, così dicono.
Ci sono dei morti, dei dispersi, dei feriti. E poi ci sono quelli che vanno a raccontare in tv la loro esperienza e non si capisce se siano contenti di esser naufragati visto che a detta loro era tutto perfettamente in regola e le misure di sicurezza accuratamente osservate.
E allora ascoltando il flusso di disgrazie che arriva dai notiziari si rischia di confondersi e non spere se si sta parlando dell’Euro o della Concordia; dei naufraghi o dei politici soddisfatti della manovra; del comandante o di qualche governante italiano.
La confusione è tanta, la preoccupazione ancora di più.
Draghi dalla Bce fa sapere che la situazione è molto preoccupante! Si comincia a vociferare, sempre più insistentemente, di serie e realistiche simulazioni per il ritorno alle monete uniche, addirittura c’è anche chi si sbilancia con date, obbiettivamente un po’ inverosimili (?), come l’estate o l’autunno.
E la politica, cioè i politici, quelli esautorati da Napolitano e da Monti che fanno?
Il centro fa il suo mestiere, da buoni democristiani amano il governo transdemocristiano della finta sobrietà, dell’ipocrisia delle buone intenzioni, dei finti rimedi, dei veri poteri occulti.
Gli altri annaspano equamente distribuiti fra i due poli. Alternano appoggio critico, con quello soddisfatto, o viceversa polemizzano ma sostengono, dipende dai casi, da quello che immaginano i loro elettori vogliano sentirgli dire per non abbandonarli. Quel che conta è far sopravvivere l’immagine cercando di logorarla il meno possibile e, di tanto in tanto, darle una lucidatina ad un dibattito, da Vespa, o da Floris, alla 7 o su Sky.
Non una proposta, un’idea, un’alternativa credibile. Non un piano di alto profilo, lungimirante, e di ampio respiro. Aspettano. Aspettano che Monti tolga loro le castagne dl fuoco, anche se si tratta di prenderle carbonizzate.
Sembra che a nessuno interessi come usciremo da questo naufragio, quanti saranno i morti. Nessuno va alle scialuppe di salvataggio, né si preoccupa di immaginare come salvare più passeggeri possibile.
Il comandante della Concordia è già a riva, lo hanno arrestato. La sua vera colpa non è stata aver portato la nave sugli scogli, ma esser venuto meno ad un codice d’onore millenario: il comandante mette in salvo passeggeri e equipaggio e quindi, se c’è tempo, se stesso; altrimenti rimane sulla sua nave.
Resta da capire dove sia il comandate della nave Europa. Non c’è, ma non è andato a riva, non c’è mai stato. È questo il problema: la nave è stata condotta da un gruppo eterogeneo di vanitosi primi ufficiali che si sono arrogati diritti che non avevano esercitando competenze che non possedevano e ora si danno la colpa reciprocamente mentre l’acqua continua a salire.
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