Il sentimento patrio

Quella certa idea di Russia

Chissà, forse, la grigia cenere del Soviet, non è riuscita a soffocare in quel popolo, ieri, spirito e sentimento, né vi sta riuscendo la quotidiana eroina

di Marika Guerrini

Quella certa idea di Russia

.. sarà forse per quello spirito russo amato tra le pagine di Dostoevskij da ancor prima dell'adolescenza, sarà per il melanconico candore delle pagine di Pasternak e del suo Zivago, sarà per quel "maestro e Margherita" di Mickail Bulgakov, o forse per quei cosacchi che hanno popolato le nostre fantasie di libertà, ma, oltre la coltre di nubi che offusca quest'attualità tesa sulla corda del confine europeo d'oriente, ci pare d'udire echeggiare lo spirito russo di vecchia memoria. Quello indomito, antico e futuro al contempo. Echeggiare come fosse improbabile campanello d'allarme per un'Europa pavida d'esser tale. Di divenire. E vediamo venirci incontro un sentimento patrio ormai in disuso tra noi, se non che in forma di retorica espressione, in forma vuota di senso come quella mostrataci dall'estremo occidente.

Chissà, forse, la grigia cenere del Soviet, non è riuscita a soffocare in quel popolo, ieri, spirito e sentimento, né vi sta riuscendo la quotidiana eroina "infiltrata" copiosa oggi dall'occidente. In realtà medesimo attacco solo in apparenza diverso: distruzione dell'animo per la distruzione del pensiero per la distruzione dell'uomo, per il controllo dei popoli.

Ma noi lo intravediamo quell'antico futuro spirito russo, comunque, ne intravediamo il bagliore, tenue sì, ma vivo. E questo va oltre i fatti, gli interessi, le menzogne, le verità, oltre le genti che soffrono e quelle che gioiscono, quelle che temono e quelle che sperano. Va oltre questo vis-a-vis oriente occidente. Va oltre noi stessi, la nostra volontà. Va e scorge quest'oriente oltre l'uscio di casa, sottovalutato dall'arroganza di quest'occidente d'oltreoceano. Dall'ignoranza di chi non ha avuto un Dostoevskij se non per via d'emigrazione. 

Ma l'immagine sta svanendo, noi, riprendiamo lo sguardo sul farsi di questa storia di popoli, di questa vita attuale, in fondo, sempre "oggetto della storia è la vita dei popoli e dell'umanità" per dirla con Tolstoj.

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da piccolo da Chioggia r.a s. il 21/03/2014 15:12:19

    i gentili Giangastoni lettori della nostra Totalità siano pazienti e sorridano con indulgenza per le mie piccole manie puerili. che scorrono lentamente come le acque del canal Vena riprodotto nella mia fototessera. ora è cominciata quella del samosviero. vedo samosvieri ovunque. vorrei far mettere ai veneziani al posto di quel povero leone già alato e ora spiumato e imbottito di vino mezzo aceto un bel samosviero alato. farebbe più bella figura. venezia costruttivista.

  • Inserito da piccolo da Chioggia ridotto a samosviero il 21/03/2014 15:04:02

    senza accampare fumisterie da squinternato "Hellseher" mi pare si possa, al lume dello scritto di Marika Guerrini, complementare la nota considerazione di Julius Evola quando scrisse: non è il fascismo ad aver rovinato l'Italia, son gl'italiani ad aver rovinato il fascismo. complementare così: il bolscevismo non è riuscito a squinternare la vecchia Russia,e i russi hanno piuttosto russificato e alla fine reso prettamente nazionale il bolscevismo. arrischio qualche supposizione: credo abbiano giuocato due fattori: il primo è che in Russia l'immenso spazio col suo quasi interminato forza ed annienta ogni utopia che crede di portare in auge la "civiltà del tempo". il secondo è che il freddo intorpida certo, ma forza anche ostinazione a resistere. anch'io quando c'è tanto freddo mi rimpiatto come una tartaruga-samosviero.

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