Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
a sì occupiamoci del Grillo "parlante" con Mentana venerdì sera a Bersaglio mobile de La7. Il giorno successivo alla prima intervista concessa dal leader del M5S i commenti sono univoci: tutti contro.
Grillo non è fatto per attirarsi le simpatie degli intellettuali, tanto meno quelle degli opinionisti che spesso si sentono più intellettuali degli altri e quindi sono snob, figuriamoci quelle dei politici contro i quali il comico va conducendo da anni la sua crociata diventata da personale globale.
Grillo appunto è un comico, abituato a intrattenere andando dritto alla cosiddetta "pancia" della gente, e in tempi in cui gran parte degli italiani ha la "pancia" vuota o rischia di non riempirla come prima o come sarebbe giusto, la parlantina furiosa del mattatore genovese va a bersaglio. Colpisce, convince, seduce.
Lo spettatore più aduso al linguaggio tradizionale della politica, quello che si lascia convincere che raffinato coincide con vero e dunque giusto, insomma colui che in tutti questi anni si è fatto convintamente turlupinare dalle belle parole forbite della politica che ora mostra tutta la pochezza del proprio agire, continuerà a snobbare il comico prestato alla causa civile.
In effetti si fa una certa fatica a concedere a Grillo la credibilità che chiede. Troppo spesso semplicistiche le sue formule, qualche contraddizione che traspare qua e là, e alcune incertezze nell'argomentazione provocano in chi lo ascolta il disagio intellettuale che mette in allarme, che ti fa chiedere: ma sarà vero quel che dice o spara i tipici "cazzotti in cielo".
Lasciamo perdere la cattiva stampa che lo circonda e che ce lo presenta, da destra come da sinistra, alla strega del giullare mattoide capace solo di insulti e parolacce.
Intendiamoci, non è colpa solo dei media, Grillo in questi anni ci ha messo potentemente del suo, come si suol dire, i vaffaday ne sono l'esempio lampante.
Ma se facciamo lo sforzo di superare questa difficoltà di credibilità risultante da una alchimia di fattori vari, il merito di quel che ha detto a Mentana il Leader del M5S deve essere valutato con più serietà di quanto sia stato fatto.
Il problema del debito che ci opprime, dell'Europa che ci costringe ad una austerità che ci sta uccidendo (non perché stiamo ancora sperperando, ma perché dobbiamo ripianare quel debito che in qualche misura siamo stati costretti a contrarre in altri tempi e con altri sistemi finanziari) non può essere liquidato come una delle solite provocazioni di Grillo.
Siamo di fronte ad un bivio: vogliamo una politica bon ton, che discute (e prende regolarmente eleganti ma sode legnate) con i cosiddetti partner europei, si mostra desiderosa di compiacerli, di rispettare le regole che ci sono state imposte come a suo tempo le sanzioni che portarono alla famigerata autarchia? E di conseguenza vogliamo svenderci al peggior offerente (tanto non abbiamo margini di trattativa) in cambio di una ciotola di lenticchie, ovvero sempre più povertà, sempre meno sovranità nazionale, fino alla sudditanza in tutti i sensi anche economici anzi soprattutto economica?
Oppure vogliamo rivendicare il nostro diritto ad essere quello che siamo, con i nostri difetti (certo da emendare) ma anche con i nostri pregi?
Vogliamo accettare che chi specula su di noi ci riduca letteralmente in ginocchio, in nome del pareggio di bilancio, e della odiosa frase "c'è lo chiede l'Europa"?
Vogliamo che i nostri pensionati sempre più poveri e trascurati da ogni governo finiscano tutti negli ospizi di carità che peraltro non sono neppure abbastanza per tutti, vogliamo vedere i nostri nonni rovistare nei cassonetti per cercare di che sopravvivere?
Vogliamo noi stessi essere destinati ad un futuro di miseria che i nostri figli non potranno alleviare perché il loro lavoro (quando c'è) è pagato sempre meno?
Non si tratta di essere euroscettici, termine diventato denigratorio nel sistema del pensiero unico euroaccondiscendente, si tratta di pensare al nostro futuro immediato, e non farci incantare dalle parole ben dette e rotonde della politica tradizionale, o farci respingere da quelle un po' abborracciate del Movimento.
Si tratta di tenere d'occhio la sostanza, e ...alla larga dall'Europa!
Inserito da ghorio il 22/03/2014 19:47:23
Sull'Europa come salvatrice, sui vari trattati, iniziando da quello di Maastricht negli ultimi 20 anni ci sono state grandi enfasi sulla stampa italica. Da noi abbiamo avuto le "prediche" dei vari presidenti del consiglio, economisti di grido che ci hanno sempre detto che l'introduzione dell'euro ci ha salvato dalle fluttuazioni delle valute. Quello che è certo è che quest'Europa , così come concepita, non va bene e lo stesso Parlamento europeo non ha mai, di fatto, messo nero su bianco per la soluzione dei problemi. La commissione Ue , eletta per guidare l'Europa sembra sempre più inadatta a trovare soluzioni, oltre che le prediche sulle riforme strutturali. Non mi pare che con la crisi che dura dal 2008, ma forse meglio dal 2001, ci siano stati provvedimenti per il rilancio dell'economia, a parte la Bce che ha messo sul mercato quantità di moneta, per sopperire alla situazione e venire incontro alle banche. Da destra si scrive spesso che bisogna fare le scelte dell'Islanda, dell'Irlanda, ma poi tutto finisce lì. Sarebbe ora e tempo che questa Europa cambi e ritorni allo spirito degli anni 50, quando doveva essere l'alternativa alle potenze economiche Usa, Urss, come si chiamava allora, allo stesso Giappone, anche se adesso è arrivata la Cina. Le elezioni del Parlamento europeo potrebbero essere l'occasione per cambiare, ma la sensazione è che i parlamentari europei, tra l'altro quelli italiani strapagati, che verranno eletti difficilmente cambieranno le cose. Devono essere i vari Stati a chiedere il cambio di comportamento e far capire alla Germania e magari a qualche nazione nordica, che l'Ue non deve fare gli interessi solo della Germania. Sarà la vota buona?
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