Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Sono le ore 9,02 a.m. del 6 marzo 1978, un giovedì che non si dimostrerà una giornata qualunque.
A Roma, in via Fani, un gruppo di guerriglieri delle Brigate rosse sequestra il presidente della DC Aldo Moro, e ammazza senza un attimo d’esitazione cinque uomini della sua scorta.
In seguito, durante i vari dibattimenti processuali si arriverà a confermare che in tutto, questi assassini, erano in 12; sì perché anche chi stava di guardia o solo come appoggio era da ritenersi un killer.
Di accadimenti simili ormai in Italia, in quel triste periodo, ne succedevano parecchi e tutti ammantati di inquietanti misteri; figuriamoci se poteva mancare l’enigma nella morte dell’Onorevole Moro.
Si parlò, e si parla oggi stesso, di certune presenze, alquanto strane delle quali, però, non è mai stata fatta chiarezza.
Una su tutte è quella del colonnello del Sismi (SERVIZI E SICUREZZA MILITARE) Camillo Guglielmi, sul luogo del delitto proprio nei momenti drammatici della strage, posizionato in via Stresa non distante da via Fani, e nei pressi la presenza di una moto blu, una Honda, con due persone in sella, chiamate dal brigatista Raimondo Etro, Peppo e Peppa.
L’ingegner Alessandro Marini, che stava transitando in zona con il suo motorino, testimonierà in seguito di essere stato bersaglio di colpi di fucili esplosi proprio da Peppo e Peppa.
A quasi 40anni di distanza dalla carneficina, le sopramenzionate vicende sembrano legarsi saldamente assieme.
Infatti, il poliziotto in pensione Enrico Rossi, ha detto all'Ansa che la persona seduta dietro l’Honda, ormai morta, altri non era che un uomo dei servizi segreti, guarda caso alle dipendenze del Col. Guglielmi.
Quest'uomo, sembrerebbe avere scritto una lettera nel 2009 ad un quotidiano, ove sosteneva di avere i giorni contati a causa di una malattia, ma prima di morire voleva che questa missiva fosse spedita.
Affermava di essere stato a bordo di una moto, su ordine del colonnello Guglielmi, guidata da un uomo di cui dava ampie indicazioni per rintracciarlo.
Poi scriveva che erano lì per proteggere l’azione dei brigatisti da ogni possibile interferenza.
Tornando all’ex poliziotto Rossi lo stesso sembra confermare che il motorino del Marini fu realmente colpito da una scarica di proiettili; che il col. del Sismi era indiscutibilmente in anticipo in merito all’orario di un presunto pranzo a cui era stato invitato da un amico in via Stresa.
Non dimentichiamoci poi le varie teorie dello studioso del caso Moro Vladimiro Satta, che dirà senza mezzi termini, su un suo libro, riguardo all’Honda blu «che è l'interrogativo più importante sul caso Moro, tra i pochi che rimangono aperti… e se venisse fuori che i due della moto Honda non erano brigatisti, bensì agenti di chissà chi».
Insomma, come succede molto spesso da noi ci sono dei passaggi, soprattutto in questa storia di sangue, che ancor oggi non hanno avuto le spiegazioni dovute.
La vicenda della moto Honda è una di esse.
Ognuno è libero di pensarla come vuole, l’importante è che il tutto non sia circondato da fantasie romanzesche che creano ancor più confusione e disagio, alimentando maggiormente la fame di coloro che vedono complotti ognove.
Noi non vogliamo dire che il poliziotto in pensione è un racconta storie, in quanto lo stesso ha detto di voler riferire solo in Parlamento e davanti ai giudici.
E questo è un gesto che apprezziamo, ma se il Rossi tenterà di rendere credibile la sua versione solo con la parola di un morto, non più verificabile, pensiamo, onestamente, che ciò che ha da proferire sia di ben poco aiuto per far limpidezza di tale mistero.
A questo punto, molto meglio sarebbe che il tutto, cioè il compito di chiarire queste fumose considerazioni, fosse opportunamente trattato da una nuova commissione bicamerale che indagasse una volta per tutte, e in maniera esemplare, sul caso Moro, così da poter finalmente atterrare su una superficie solida, formata da riscontri seri e testati, e alla quale fosse possibile attingere ai vari faldoni che da troppo tempo risultano inaccessibili.
Inserito da angela il 24/03/2014 14:41:54
si sa da tanto tempo che le br erano appoggiate dai servizi ma nessuno lo ammetterà pubblicamente . gli artefici sono quasi tutti troppo vivi
Inserito da ghorio il 24/03/2014 13:04:57
Non sono un esperto di servizi segreti, deviati o meno ma ho molti dubbi su quanto asserisce l'ex poliziotto Rossi, anche se beneficia dei "lanci" dell'Ansa e tutti i giornali riferiscono di una notizia o, meglio, a mio parere, non notizia. Le responsabilità del delitto Moro sono delle brigate rosse. Sulle strane presenze nella circostanza c'è troppa nebulosità è vero, ma la solita bicamerale non risolverà mai i misteri. Semmai bisognerebbe avere libero accesso ai documenti, sinora inaccessibili.
Il professore e la dignità della scuola; una battaglia da Don Chisciotte?
EI FU. L'anniversario di un personaggio sicuramente controverso, ma le vestali del politically correct ....
IL KULTURKAMPF DELLA SINISTRA AMERICANA: il mito del piagnisteo che non finisce mai.
GIULIO REGENI: tra verità nascoste e ragione di stato.
Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; la spada dell'arcangelo ci protegga dai moderni iconoclasti!
EI FU. L'anniversario di un personaggio sicuramente controverso, ma le vestali del politically correct ....
GIULIO REGENI: tra verità nascoste e ragione di stato.
Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; la spada dell'arcangelo ci protegga dai moderni iconoclasti!
Il Biopotere: complottismo o incubo prossimo venturo, anzi già in corso?
La Messa per Pasqua? Inutile, si può pregare anche in bagno!