La morte di Gerardo D’Ambrosio

Dei morti si deve parlar bene, ma di quando erano in vita si può dire la verità

Vadano all'uomo e ai familiari tutti le più sentite condoglianze, sebbene ritenga non sia un personaggio da ricordare con grande rammarico e nostalgia...

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Dei morti si deve parlar bene, ma di quando erano in vita si può dire la verità

Stamane mattina su quasi tutti i giornaloni c’è il sofferente saluto a Gerardo D'Ambrosio, resosi famoso come il raggio luminoso del pool Mani Pulite.

Alcuni anni prima della strage di Tangentopoli sembrò essere il Messia portatore di pace e speranza avendo identificato, affermava lui, il filone di matrice neofascista colpevole dell’eccidio presso la Banca dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano nel dicembre del 1969.

Poi, ahinoi, che gli credevamo, si alleò all’ondata oscurantista che tanti ostacoli creò alle indagini, non volendo assolutamente che la verità venisse a galla.

Infatti, pensate un po’, il processo fu spostato in quel di Calabria, dove altri magistrati pensarono bene di prendere strade diverse da quelle intraprese da D’Ambrosio.

Poi, forse scosso dal caso Piazza Fontana, si trasformerà in uno dei giudici più perseveranti e ostinati a rendere reato penale tra i più gravi, l'utilizzo e la pratica del finanziamento illecito dei partiti; un indebito procedimento questo, si badi bene, già esistente in Italia da più di 30anni e conosciuto da tutti, e sottolineo tutti.

Credo, personalmente, che grazie, o a causa sua, da allora comparirà il magistrato parziale che utilizzerà di volta in volta, mettendolo in pratica, il detto “usare due pesi e due misure”, non arrivando a comprendere, guarda caso, che anche il PCI attingeva a piene mani a quel congegno di sussidio e a ben altri sbocchi di sovvenzioni dall'estero.

Purtroppo, da parte sua, non c’è mai stata una sola parola di ravvedimento per tutte le morti procurate, per tutti quei suicidi che la macchina perversa della giustizia unitamente a quella dei media avevano procurato.

Vadano al magistrato D’Ambrosio e ai familiari tutti le più sentite condoglianze, sebbene ritenga non sia un personaggio da ricordare con grande rammarico e nostalgia, né tantomeno da attribuirgli una via o una statua alla memoria.

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    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da VITTORIO il 31/03/2014 13:03:14

    Perché come disse qualcuno... a pensare male spesso ci si azzecca... ed allora (forse) anche questo personaggio (sarei ipocrita se lo chiamassi diversamente) è andato a finire, come un suo compare, nel posto dove non c'e' mai stato bisogno di indagare in quanto rappresentavano la perfezione assoluta

  • Inserito da alessandro il 31/03/2014 13:00:29

    "Compagni di merende ". Fra Borelli, fu D'Ambrosio e Di Pietro. Personalmente di questo "nero" personaggio non interessa proprio nulla e , sicuramente, anche la Storia futura non lo ricorderà bene

  • Inserito da LINO il 31/03/2014 12:57:57

    Ossia,colui che,insieme a Di Pietro ha contribuito alla rovina dell'Italia!Lino.

  • Inserito da giuseppe il 31/03/2014 10:27:11

    Ma per quale strampalato motivo dovrei parlare bene di un individuo che ritengo esser stato un nemico dell'Italia, del quale ho sempre pensato malissimo e penso malissimo...è morto, grazie a Dio!

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